A meno di due settimane dalle elezioni del 26 giugno che designeranno il successore di Giovanni Malagò alla guida del CONI, la corsa alla presidenza si stringe attorno a tre nomi forti: Luca Pancalli, Luciano Buonfiglio e Franco Carraro.
Ufficialmente sono otto i candidati in lizza, ma tra i corridoi romani il confronto sembra ormai delinearsi come una sfida a tre, tra visioni contrapposte, proposte programmatiche e delicate strategie interne.
Pancalli, il favorito della discontinuità
Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico da vent’anni ed ex atleta paralimpico, ha ufficializzato il suo programma venerdì 13 giugno nella sede romana di Comin & Partners, alla presenza – non casuale – del presidente uscente del CIO Thomas Bach e della sua successora Kirsty Coventry, in città per la World Cup di skateboard.
Pancalli punta a un Coni di tutti, meno personalizzato e più inclusivo, aperto al contributo dei presidenti federali e delle istituzioni. Il suo programma ruota attorno a quattro direttrici: cabina di regia nazionale dello sport, nuova rete di hub sportivi sul territorio, rafforzamento del ruolo del Consiglio Nazionale e della Giunta, e promozione attiva dei valori olimpici nelle scuole.
In rottura con lo stile Malagò – definito troppo accentratore – Pancalli propone un nuovo modello di governance. Il risultato è sempre frutto di una squadra, così prende le distanze dall’attuale gestione del CONI, nonostante i record ottenuti sotto la guida di Malagò.
Buonfiglio, l’uomo della continuità tecnica
Dalla parte opposta dello spettro si colloca Luciano Buonfiglio, presidente della Federcanoa, considerato il più in continuità con la linea Malagò, sia per visione sportiva sia per il rapporto solido con il segretario generale Carlo Mornati, che potrebbe essere confermato in caso di sua elezione.
Esperto di governance federale e forte di un radicamento trasversale tra gli 81 grandi elettori, Buonfiglio appare come l’alternativa tecnica a Pancalli, capace di proseguire il lavoro del triennio olimpico senza scossoni, ma con rinnovato slancio istituzionale.
Carraro, l’eterno ritorno della politica sportiva
Infine, l’85enne Franco Carraro – già presidente del CONI tra il 1978 e il 1987 e figura di spicco della politica sportiva italiana – torna a proporsi come garante di equilibrio ed esperienza. La sua candidatura, inizialmente contestata per questioni regolamentari, non è stata ostacolata.
Carraro ha garantito la continuità dell’attuale struttura organizzativa, e potrebbe attrarre consensi tra i fautori di un ritorno a un CONI più istituzionale e meno esposto ai mutamenti politici.
Le strategie e il fattore segretario generale
Secondo fonti interne, il ruolo del segretario generale sarà centrale nel determinare gli equilibri post-elettorali. Carraro e Buonfiglio sembrano orientati a confermare Mornati, mentre la posizione di Pancalli resta più sfumata.
Un eventuale cambio potrebbe segnare un punto di rottura definitivo con l’attuale gestione, ma anche rivelarsi un boomerang strategico.
Elezioni presidente CONI: un voto decisivo per lo sport italiano
I giochi si decideranno all’Acqua Acetosa, dove si riuniranno gli 81 grandi elettori del Comitato Olimpico. Oltre ai nomi di peso, completano la lista dei candidati Duccio Bartalucci, Mauro Checcoli, Pierluigi Giancamilli, Carlo Iannelli e Giuseppe Macchiarola, figure di profilo tecnico o simbolico, ma al momento lontane dai numeri necessari per impensierire il terzetto di testa.
Con i riflettori puntati sulla volata finale, è attesa una settimana densa di dichiarazioni, manovre dietro le quinte e colpi a effetto. Ma una certezza già emerge: comunque vada, il nuovo presidente dovrà gestire un passaggio delicato, tra l’eredità di un decennio di successi olimpici e la necessità di adattare il CONI alle nuove sfide dello sport italiano e internazionale, i Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026 su tutte.