Pancalli, verso le elezioni: “Ecco il CONI che ho in mente”

Luca Pancalli, candidato alla presidenza del CONI, punta a portare esperienza, inclusione e visione strategica ai vertici dello sport italiano. Una svolta che apre nuovi scenari per il futuro.

Pancalli Coni
Verso il CONI
Image Credits: CIP

«Lo sport italiano è un sistema che ha vinto». Continua, con una dichiarazione netta e orgogliosa, la corsa di Luca Pancalli come candidato alla presidenza del CONI. Dopo dodici anni di guida firmata Giovanni Malagò, il 26 giugno il Comitato Olimpico Nazionale Italiano volta pagina.

Le candidature sono aperte fino al 5 giugno e tra i nomi più autorevoli c’è quello del presidente del Comitato Italiano Paralimpico, pronto a rimettere la sua esperienza al servizio di un mondo che sente ancora profondamente suo.

Pancalli, candidato presidenza CONI: una vita nello sport e nelle istituzioni

Candidato alla presidenza del CONI, Luca Pancalli è un volto conosciuto e rispettato nello sport italiano. Ex atleta, portava il tricolore sul petto già ai tempi del pentathlon moderno, prima dell’incidente a cavallo che ne cambiò la traiettoria personale e professionale. Un uomo con tanta esperienza di palazzo, acquisita con otto anni da vicepresidente con Petrucci, poi commissario FIGC durante Calciopoli.

«Al CIP ritengo di aver concluso la mia missione, io interpreto sempre i miei ruoli in termini di servizio, avevo dei progetti, una visione strategica, un piano d’azione, – dichiara Pancalli in un’intervista rilasciata a Il Tempo, ripercorrendo le tappe che lo hanno portato a lasciare il CIP. – E tutto ciò che mi ero prefissato da Presidente del CIP, quindi rappresentante del mondo paralimpico l’ho realizzato insieme alla squadra. Per cui era conclusa la mia spinta propulsiva. Ora sento di dover restituire qualcosa allo sport italiano nella sua interezza». 

Alla guida del CIP ha segnato svolte epocali.

«Vado particolarmente fiero di due risultati, – dice il candidato alla presidenza del CONI. – L’ingresso degli atleti nei corpi militari e nei corpi dello Stato, non tanto perché la risposta in termini di dignità degli atleti paralimpici, ma per quello che significa per il Paese. Cioè sia pur soltanto per un numero ristretto di persone, ma è il segnale che se lo fa un pezzo di Stato si può dare opportunità. Poi la copertura della RAI in quel di Parigi: perché dedicare la rete RAI2 come rete paralimpica al pari della rete olimpica è un fatto che è stato straordinario, è servito e serve per cambiare il Paese». 

Malagò, l’eredità e il futuro

Se sul congedo di Malagò mantiene una posizione istituzionale, nonostante affermi di non amare il limite ai mandati, Pancalli non può fare a meno di riconoscere quanto fatto dal presidente uscente.

«Lo sport italiano negli ultimi quadrienni ha raggiunto risultati importantissimi, – ha dichiarato a Il Tempo. – I risultati hanno portato lo sport italiano probabilmente laddove ambivamo tutti, che poi si sono accompagnati anche con quelli paralimpici». 

Merito che va in primis agli atleti, alle associazioni sportive, ai corpi dello stato militare, alle federazioni e al CONI tutto. Un sistema vincente, di cui però riconosce alcuni limiti su cui basa la sua visione. Uno dei punti centrali riguarda proprio il rapporto tra CONI e Sport e Salute.

«La scissione con Sport e Salute ha avuto luci e ombre. Ma oggi siamo tutti in campo per lo sport italiano, come in una partita. CONI, con il suo focus sull’alto livello e la giustizia sportiva, e Sport e Salute, con altre competenze» ha commentato Pancalli in merito, spostando poi il focus su cosa si possa migliorare all’interno del Comitato Olimpico. «Bisogna riportare armonia, creare sinergie e mettere a sistema le risorse [CONI e Sport e Salute spendono entrambe denaro pubblico]. È una responsabilità verso lo sport e verso i cittadini».

Uno sguardo al CIP

Restando sul suo programma, non c’è margine per proiettare lo sport italiano verso una comunione d’intenti nel segno dell’inclusività. L’unificazione di CONI  e CIP è irrealizzabile.

«Non è nel mio programma, – ha aggiunto Pancalli -. Un conto sono le considerazioni di carattere generale, se volete culturale, filosofico e altro è poi l’azione che uno deve compiere. In questo caso non è proprio nel programma».

Come si evince, non punta quindi su promesse mirabolanti, ma guarda al metodo e all’atteggiamento. Nonostante magari i tempi siano dilungati, sotto la sua guida si giunge agli obiettivi prefissati. Confronto, ascolto e collaborazione con tutte le componenti del sistema sportivo sarebbero le fondamenta del suo operato.

Per questo rivolge uno sguardo alla successione al vertice CIP: «Personalmente, nel profondo dell’animo, spero che tutta questa competizione non abbia a dividere la famiglia per la quale ho operato. Spero sempre che si possano trovare delle forme armoniche di soluzioni per mantenere la famiglia unita, perché il mondo Paralimpico ha bisogno di essere unito». 

Il dado, intanto, è tratto. Il 26 giugno lo sport italiano tornerà alle urne: in gioco c’è la guida del CONI, ma soprattutto la visione di un futuro condiviso.

Con l’uscita di scena di Malagò, si apre una nuova fase.