Pancalli, ora è ufficiale la candidatura: «Verso un Coni vincente e inclusivo»

Presentata ufficialmente la candidatura alla presidenza del Coni di Luca Pancalli, ex numero uno del Cip, in vista delle elezioni del 26 giugno.

Pancalli CIP Coni
Verso il 26 giugno
Luca Pancalli, presidente CIP (Image credit: Ufficio Stampa The European House-Ambrosetti)

Ora è ufficiale. Luca Pancalli ha presentato la sua candidatura alla guida del Coni, in vista delle elezioni per il rinnovo dei vertici del Comitato Olimpico Nazionale del 26 giugno.
Dopo un quarto di secolo alla guida del Comitato Italiano Paralimpico, l’ormai ex presidente 61enne romano, con un passato da atleta e studi in giurisprudenza, aveva deciso di voltare pagina da tempo, maturando la decisione di concorrere come numero uno dello sport italiano, dopo «una lunga riflessione sul proprio percorso e sul futuro dello sport italiano».

«Ho maturato questa scelta più di un anno fa – ha affermato Pancalli dalle colonne de L’Avvenire -. Dopo i risultati straordinari della Paralimpiade di Parigi, ho realizzato che la mia esperienza potesse considerarsi conclusa. Avrei potuto continuare, ma ho scelto di tagliare il cordone ombelicale: il movimento è forte e può andare avanti senza di me».

Una decisione tutt’altro che semplice, dopo un percorso che ha portato il movimento paralimpico tricolore a livelli mai raggiunti prima: «Non nego che in questi mesi abbia dovuto elaborare un lutto. Mi rendevo conto di lasciare qualcosa di familiare, che avevo immaginato e contribuito a creare».

L’evoluzione del CIP: da costola del CONI a modello internazionale

Un lavoro evolutivo, a tratti pedagogico. Così descrive i suoi 24 anni all’interno del Comitato paralimpico. «È come se avessi accompagnato un bambino nella crescita, dall’infanzia all’adolescenza fino alla maggiore età. In ogni fase abbiamo raggiunto ciò che ci eravamo prefissati».

Obiettivi a dir poco raggiunti, considerando che nel lungo percorso con il Cip, l’ex pentatleta ha raggiunto delle vere e proprie milestone. «Penso al riconoscimento del CIP come ente pubblico, alla possibilità per i nostri atleti di entrare nei corpi militari dello Stato e nel gruppo sportivo paralimpico della Difesa, fino al lancio dei bandi per le settimane di avviamento allo sport, realizzate grazie alla collaborazione con i centri di riabilitazione sul territorio».

Un percorso che ha reso il CIP un modello studiato anche all’estero, fondato su un equilibrio tra risultati sportivi di alto livello, crescita del numero di praticanti, distribuzione territoriale della pratica e miglioramento dell’accessibilità alle infrastrutture. «Le quattro gambe del tavolo devono avere la stessa importanza – ha sottolineato -. Solo così si garantisce stabilità».

Pancalli candidatura Coni: Lo sport come leva sociale e sanitaria

Il successo del movimento paralimpico italiano è stato trainato, in larga parte, dagli atleti di vertice. «Senza le medaglie non si sarebbe attivato il circolo virtuoso. Sono stati i grandi risultati a farci conoscere nelle scuole, negli enti locali, nel mondo della comunicazione. Se la Rai ha deciso di trasmettere le Paralimpiadi sul secondo canale, non è stato per folgorazione sulla via di Damasco, ma per un percorso lungo e continuativo».

Di conseguenza, anche il coinvolgimento della società civile è cresciuto in modo esponenziale. «Basta guardare la lunghezza delle liste d’attesa per le settimane di avviamento: le famiglie hanno preso consapevolezza, e la crescita è stata traboccante».

E, come in un positivo effetto domino, anche sul fronte infrastrutturale i segnali sono incoraggianti. «Riceviamo richieste da comuni di tutta Italia per rendere accessibili palestre, piscine e campi sportivi. È un cambio di paradigma che si sta concretizzando».

Uno dei temi a lui più cari per il futuro è proprio l’integrazione tra sport e sanità: «Il mio sogno è che l’attività fisicomotoria per le persone con disabilità venga riconosciuta come fase della fisioterapia. Se lo sport entrasse a pieno titolo nel percorso riabilitativo, sarebbe una svolta per il Paese».

La visione per il CONI: un’istituzione più forte, più inclusiva

La scelta di puntare al Coni è stata accolta con entusiasmo dal mondo sportivo. «Quando ho comunicato la mia decisione, ho percepito immediatamente la vicinanza di rappresentanti del mondo olimpico e delle federazioni. Voglio ridare centralità agli organismi sportivi riconosciuti, dare valore al brand e rafforzare il supporto alle federazioni, alle discipline associate, alle società sportive e ai gruppi militari. Non credo al modello di un uomo solo al comando: serve una squadra».

Idee chiare e supporto dall’ecosistema sportivo sono fondamentali ma anche la compagine convinta va convinta. «La politica finanzia lo sport e va bene così, ma a patto che non lo occupi. Servono armonia e discontinuità al tempo stesso – ha ribadito Pancalli -. Nella mia storia ho dimostrato a più riprese di aver sempre cercato il confronto: mi spendo per costruire ponti, non muri».

Manca poco più di un mese dall’election day e gli equilibri iniziano a delinearsi. Pancalli ha esperienza, idee chiare e gode di stima internazionale. Non a caso è stata ampiamente caldeggiata la sua ricandidatura nel board dell’IPC alle elezioni di settembre a Seoul.  Elementi che potranno rivelarsi vincenti per vedere il suo nome alla guida dello sport italiano.