Domenicali: «La Formula 1 è ormai un linguaggio globale, ma il cuore resta la pista»

Il ceo della Formula 1 racconta la sfida di trasformare il Circus in una piattaforma globale di intrattenimento, senza perdere il legame con la competizione pura. Dai social al cinema, passando per l’effetto Hamilton e i talenti del futuro.

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La ricetta del ceo
Stefano Domenicali, ceo Formula 1. Image credit: DPPI/Panoramic/Insidefoto

«Le corse sono ovviamente al centro di tutto ma oggi la F1 non è più solo sport, è a tutti gli effetti una piattaforma di intrattenimento a livello globale». Stefano Domenicali è indubbiamente l’artefice del nuovo – nonché crescente – successo della Formula 1 a livello mondiale.

Un qualcosa che gli statunitensi di Liberty Media, che l’hanno voluto e confermato fino al 2029, sanno molto bene ed è la ragione per la quale il dirigente italiano gode di massima fiducia e libertà d’azione.

D’altra parte, sotto la sua guida, i numeri della F1 sono arrivati a delle cifre mai raggiunte prima. Nel 2024 gli spettatori televisivi hanno toccato quota 1,5 miliardi (il doppio rispetto ai numeri del 2004) mentre le presenze nei circuiti hanno superato 6,5 milioni di appassionati (oltre 2 milioni in più rispetto al 2019, ultima stagione completa pre pandemia).

Ma il segreto del successo orchestrato da Domenicali non è frutto di una formula magica, bensì di un’idea molto precisa.

«Stiamo attenti a quanto succede nel mondo – ha affermato il manager nell’intervista concessa a La Stampa. Oggi una competizione sportiva non si confronta solo con le altre discipline: deve saper parlare linguaggi diversi, adattandosi ai pubblici e ai mercati locali».

Un pubblico sempre più trasversale, dagli appassionati storici alle nuove generazioni e attenzione ai tanti nuovi mercati che bussano alla porta del Circus.

Da Drive to Survive all’effetto Hamilton in Ferrari

«Mi fa piacere che la F1 sia riconosciuta anche come entertainment, ma per me le gare restano centrali. L’obiettivo è attrarre nuovo pubblico, e per farlo serve innovare nei contenuti e nei modi di comunicarli».
In questo senso, Netflix è stato solo l’inizio. «Drive to Survive ha avuto un impatto enorme – secondo Nielsen, un quarto dei nuovi fan arriva da lì – e ora attendiamo il film con Brad Pitt, che uscirà a giugno. Sarà uno strumento straordinario per parlare a chi ancora non conosce la F1», ha aggiunto Domenicali.

Ma anche le dinamiche interne allo stesso Circus, intese come “F1mercato” creano interesse crescente. Su tutte, il colpo di mercato che ha portato Lewis Hamilton in Ferrari ha acceso riflettori ancora più luminosi sul campionato. «Ha amplificato l’attenzione mediatica e dato valore alla stagione. Per la Ferrari è stato anche un’operazione di business. E poi c’è l’aspetto romantico: provare a vincere l’ottavo titolo mondiale con la Rossa è qualcosa di epico. Va poi apprezzato che, dal punto di vista del pilota, è una sfida nella sfida, considerando che cambiare squadra dopo tanti anni non è facile. Leclerc è molto veloce e Lewis si sta impegnando».

Da grande ex, Domenicali conosce bene le dinamiche di Maranello: «Non mi permetterei mai di dare consigli – dice l’ex team principal dell’ultimo titolo costruttori, nel 2008 – ma so cosa significa lavorare sotto pressione alla Ferrari. Mai come quest’anno i dettagli fanno la differenza. La Rossa ha le carte in regola per essere protagonista. Potrà vincere dei Gran Premi nel 2025. Per il Mondiale dipenderà anche dagli avversari, saranno in tanti a giocarselo. L’importante è reagire quando non si è davanti».

Un campionato più aperto del previsto

Il Mondiale 2025, anche se vede un predominio McLaren dal punto di vista tecnico, è tutt’altro che scontato e sta infatti registrando numeri record. «Abbiamo battuto ogni primato di ascolti e presenze. E anche se qualcuno parla di campionato già finito, la realtà è che nelle qualifiche in Bahrein c’erano 20 macchine in poco più di un secondo. Il livello è altissimo».

Sulla concorrenza, Domenicali non ha dubbi: «La McLaren ha fatto uno step importante, ma ricordiamo cosa è successo nella seconda parte del 2024. Lo stesso discorso vale per la Red Bull l’anno scorso, quando tutti li davano per imprendibili. Il campionato è lungo, ci sarà da divertirsi».

Tra Imola, Far East e Sudafrica: il calendario che cambia

Il futuro del calendario resta un tema centrale per la crescita della Formula 1. «Con Monza abbiamo un accordo fino al 2031, con un piano di ammodernamento fondamentale per non sembrare un Gp d’altri tempi. Quanto a Imola, è stata preziosa durante il Covid, ma oggi dobbiamo confrontarci con una richiesta globale: avere due gare nello stesso Paese, in Europa, è sempre più difficile. Non escludo nulla, ma servono compromessi».

Tra le nuove mete spiccano Ruanda, Sudafrica, Thailandia, ma la logica è chiara: «Non andremo oltre le 24 gare. I cambiamenti dovranno essere stabili, duraturi e offrire nuove opportunità. Gli Stati Uniti non sono più una novità, ma il margine di crescita è ancora enorme. E poi c’è l’interesse crescente in Estremo Oriente, Medio Oriente e Africa: dovremo scegliere il momento giusto per entrarci con forza».

Un altro dei successi della F1, secondo Domenicali, è stato quello di saper capitalizzare il nuovo modo di comunicare dei giovani. «Abbiamo cinque piloti giovanissimi con stili diversi, sono personalità che parlano bene ai nuovi fan e diventano modelli da emulare. È anche questo che sta tenendo vivo il ricambio generazionale».

Tra i nomi in rampa di lancio, spicca quello di Kimi Antonelli, che alla sua prima stagione in Mercedes è stato già capace di andare a punti in quattro gare su cinque. «Ha talento, ma ha solo 18 anni. Non mettiamogli troppa pressione. Lasciamolo crescere. È un ragazzo straordinario, viene da una famiglia speciale. Vederlo in Australia mano nella mano con la sorellina è stato un momento bellissimo».

Il potenziale di Antonelli, però, va ben oltre la pista: secondo quanto già anticipato da Sport e Finanza, un giovane talento italiano competitivo in Formula 1 rappresenta un valore strategico per l’intero sistema motorsport nazionale.