Il trionfo di Scandicci al Mondiale per club femminile di San Paolo rappresenta l’ennesima dimostrazione della supremazia italiana nella pallavolo mondiale. Ma dietro la prestazione di Linda Nwakalor, autrice di cinque muri decisivi in finale, e delle sue compagne si nasconde un sistema economico-sportivo che vale oltre 150 milioni di euro e che sta attirando l’interesse dei fondi internazionali.
Un biennio da record
I numeri del movimento italiano sono impressionanti. In campo femminile la raccolta è stata totale: due Mondiali per club conquistati da Conegliano e Scandicci, due Champions League vinte dall’Imoco, due Coppe Cev portate a casa da Chieri e Novara, due Challenge Cup alzate da Novara e Roma.
A questi trofei si aggiungono i successi della Nazionale guidata da Velasco: Nations League 2024 e 2025, Olimpiadi 2024 e Mondiale 2025.
Gli uomini non sono da meno: due Champions League (Trento e Perugia), con Perugia che ora punta a emulare Scandicci nel Mondiale per club maschile.
La forza dei numeri
La pallavolo è il terzo sport più seguito in Italia con 14,5 milioni di appassionati, dietro solo a calcio (21,6 milioni) e tennis-padel (19,8 milioni), secondo i dati Nielsen. Dopo il crollo pandemico, che aveva fatto precipitare i tesserati Fipav nella stagione 2020-21, la ripresa è stata rapida e vigorosa: nell’ultima stagione si sono raggiunti 364.430 tesserati, superando i livelli pre-Covid. Di questi, 281.349 sono donne e 83.081 uomini.
«Possiamo contare su una larga base di praticanti perché in fondo il volley è sempre stato considerato lo sport di elezione per le ragazze, – spiega Mauro Fabris, presidente della Lega Pallavolo Serie A femminile, come riporta La Gazzetta dello Sport. – Ma nel tempo è stato costruito un sistema virtuoso, strutturato ed economicamente più solido rispetto al passato, che consente ai club di fare investimenti per aiutare le giovani a crescere».
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Investimenti sui giovani
Il cuore pulsante del sistema italiano è rappresentato dagli investimenti nel settore giovanile. Un club di Superlega spende mediamente 250-300mila euro all’anno per il vivaio. Nel femminile esiste l’unicità del Club Italia, che milita in Serie A2 e si affianca all’attività delle società in una rete di collaborazioni tra top club e associazioni territoriali.
Complessivamente, tra Federazione e società, vengono investiti circa 10 milioni all’anno per l’attività giovanile femminile.
Il caso di Linda Nwakalor, cresciuta nel Volleyrò di Roma e nel Club Italia prima di diventare protagonista mondiale, dimostra l’efficacia di questo percorso di formazione.
Il modello economico
I 12 club della Superlega maschile generano un fatturato aggregato di 90 milioni di euro, mentre quelli di Serie A1 e A2 femminile superano i 60 milioni, per un totale che oltrepassa i 150 milioni. Il pubblico segue: gli spettatori del torneo maschile sono cresciuti fino ai 494mila del 2024-25; quelli della Lega femminile a 567mila.
La solidità economica si basa su un doppio pilastro: da un lato il supporto di mecenati e sponsor locali (Scandicci e Conegliano sono esempi lampanti), dall’altro la passione del pubblico per campionati considerati i più belli e competitivi al mondo.
L’ingresso dei fondi
La qualità dei campionati italiani ha attirato l’attenzione della finanza internazionale. Nel 2024 è partito il contratto decennale con Volleyball World, piattaforma nata dalla partnership tra Fivb e il fondo CVC, che ha acquisito i diritti tv domestici ed esteri oltre al betting della Superlega.
«Dall’estero potrà arrivare la parte principale dei ricavi incrementali, che dovrebbe spingere il fatturato aggregato dei club a oltre 150 milioni in un orizzonte di medio periodo», osserva Massimo Righi, presidente della Lega Pallavolo Serie A maschile.
Sul fronte femminile, la Lega ha creato una newco compartecipata al 60% dalla Lega stessa e al 40% dal fondo Njf. La società gestirà diritti marketing e media con un minimo garantito pari al doppio del valore dei precedenti contratti (2,5 milioni annui). Rivoluzionario il progetto di trasmettere gratuitamente tutte le partite su ogni piattaforma disponibile, social compresi.
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Il caso Scandicci
Il trionfo mondiale di Scandicci rappresenta l’esempio perfetto di questo sistema. Come racconta La Repubblica, la società ha un budget annuale tra 7 e 10 milioni di euro ed è sostenuta dalla Savino Del Bene, multinazionale leader nelle spedizioni internazionali di Paolo Nocentini, presidente del club e mecenate del territorio. Il 23% delle quote appartiene al gruppo Msc di Gianluigi Aponte, storico partner dell’azienda.
La rosa è di livello mondiale: oltre ad Antropova, ci sono Caterina Bosetti (oro olimpico 2024), Linda Nwakalor (oro alla Volley Nations League 2025), l’americana Avery Skinner (argento olimpico a Parigi) e la serba Maja Ognjenovic (bronzo a Tokyo 2020).
La sfida turca
L’unica ombra sul futuro del movimento arriva dalla concorrenza turca. I club di Istanbul e Ankara, sostenuti da potentati economico-politici, sono disposti a investire cifre fuori mercato. L’Eczacibasi ha offerto tra 1,5 e 1,8 milioni di euro per strappare Antropova a Scandicci, dove percepisce 700mila euro. Anche altre stelle straniere come Gabi e Haak potrebbero lasciare l’Italia.
«Per mantenere la leadership è necessario che il comparto pubblico affianchi i privati, – avverte Fabris, come riportato dalla Gazzetta. – Chiediamo la defiscalizzazione delle sponsorizzazioni e una politica che favorisca la costruzione di impianti adeguati e più capienti».
La sfida è aperta: il sistema italiano ha dimostrato di saper vincere sul campo, ora deve consolidare la propria posizione anche fuori dal rettangolo di gioco.