Domenicali sul dominio Ducati: «Siamo stupiti! Marc, un rischio calcolato»

L’ad di Ducati racconta la strategia vincente che ha portato a dominare la MotoGP: visione, investimenti sui giovani e la scelta di affiancare Marc Marquez a Bagnaia per continuare a crescere.

Ducati terzo trimestre 2024
Le chiavi del successo
Image Credits: Ducati Corse Media/Insidefoto

Nel mondo ipercompetitivo della MotoGP, Ducati ha costruito un dominio senza precedenti. Ventidue vittorie consecutive tra il 2024 e il 2025, cinque piloti in testa al campionato e un marchio che continua a crescere in prestigio e visibilità. Risultati che non arrivano per caso. Dietro ai numeri c’è una strategia manageriale solida, una visione di lungo termine e una capacità di innovare pur mantenendo il controllo. Parla anche di questo Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati, che in un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport riflette sul ciclo vincente della casa di Borgo Panigale.

Domenicali: «Dominio? Non ce l’aspettavamo»

Ne parla con stupore l’amministratore delegato di Ducati. Un dominio inaspettato per quello che la MotoGP aveva sempre mostrato.

«Siamo arrivati a quota 22 vittorie di fila, eguagliando la Honda tra il ’97 e il ’98. Non è poco, – racconta Domenicali. – In MotoGP nessuno aveva mai fatto tanto: prima di noi, il massimo erano dodici vittorie consecutive. Passato il dispiacere per non aver raggiunto la ventitreesima, resta la consapevolezza di un traguardo storico».

Ma come si costruisce un ciclo così dominante? «Tutto nasce dalla continuità e da un metodo solido che ci hanno portato ad avere un gruppo di lavoro molto competente che è andato crescendo, –  dice Domenicali, sottolineando come il successo non sia frutto di un colpo di fortuna. – Non tutti i nostri segreti possono essere svelati».

Il messaggio è chiaro: la crescita strutturale è il vero vantaggio competitivo.

Poi c’è l’aspetto sportivo. Uno degli elementi chiave è stata la rete dei team satellite, come Pramac o Gresini, che Ducati ha trasformato in laboratori di sviluppo condiviso

«Le squadre satellite che ci hanno aiutato a far crescere i giovani, Pecco Bagnaia, Jorge Martin, ora Fermin Aldeguer – racconta Domenicali. – Team con i quali abbiamo condiviso i dati, lavorando insieme, con il rischio di vedere quello che è accaduto un anno fa: una squadra satellite campione, non quella ufficiale».

Un approccio simile a un modello di outsourcing strategico, che consente al brand di ampliare la propria sfera di influenza, mantenendo però una regia centrale. Anche in questo caso, la chiave è la gestione della complessità e l’abilità di estrarre valore da collaborazioni strutturate.

L’arrivo di Marquez: un rischio calcolato

Il futuro passa anche da Marc Marquez, una delle operazioni più audaci del management Ducati. Prima nel team Gresini, poi promosso nella squadra ufficiale, l’otto volte campione del mondo ha portato con sé una miscela esplosiva di talento e carisma. Un rischio calcolato, ma un passaggio chiave nella strategia Ducati.

«Lo definimmo un rischio calcolato, e lo è stato. Ma in un certo senso è la nostra filosofia: i rischi vanno corsi. Bisogna farlo quando si pensa che correrli significa alzare l’asticella. Migliorarsi, – commenta Domenicali a La Gazzetta dello Sport.Marc ha portato grinta, determinazione e un’energia positiva che si è subito diffusa nel box». 

L’operazione ha avuto impatti diretti e indiretti: ha rafforzato l’appeal mediatico della squadra, ha stimolato la competitività interna e ha dimostrato che Ducati è disposta a mettere in discussione anche le proprie certezze (in primis Bagnaia) pur di crescere.

«Credevamo e crediamo che nel lungo periodo sia una scelta positiva e utile per tutti. Magari in certi momenti è più faticoso – dichiara l’amministratore delegato. – Ma il punto non è che abbiamo messo in discussione Pecco: il tema è, come dicevo, la voglia di generare crescita. Certo, bisogna essere molto bravi, tutti insieme, a gestire i momenti di difficoltà per diventare una squadra ancora migliore. E questo è un processo in cui noi crediamo fortemente». 

Parlando di Pecco Bagnaia, quindi, chiude dicendo: «Lui sa che noi siamo completamente dalla sua parte. Questa è la cosa importante».

Tra regolamento e spettacolarizzazione: arriva Liberty Media

Sul fronte regolamentare, Domenicali è lucido nell’analisi.

«Sarà molto più difficile tornare a inseguire il primato. Anzi ritengo sia quasi impossibile – dichiara. – Non dimentichiamo che non giochiamo tutti con le stesse regole. Chi è in svantaggio ha possibilità di sviluppo che noi non abbiamo: le prove con i piloti ufficiali, le wild card, più gomme a disposizione. È come fare una regata con le vele più piccole di quelle delle altre imbarcazioni. Il sistema è proprio organizzato per contrastare la possibilità di effettuare strisce come la nostra». 

Tutte applicazioni positive per lo spettacolo che introducono a un tema caldo nel paddock di MotoGP in chiave finanziaria: l’acquisizione della MotoGP da parte di Liberty Media.

«Siamo nella seconda fase della valutazione Antitrust, ma tutto procede bene – analizza Domenicali. – Se Liberty Media riuscirà a fare in MotoGP ciò che ha fatto in Formula 1, ne trarranno beneficio tutti: più visibilità, più fan, più valore». 

La MotoGP conferma comunque di essere una categoria in salute: Jerez e Le Mans hanno registrato il tutto esaurito. La prospettiva però è chiara: una MotoGP più globale, digitale e mediatica significa più sponsor, più audience e più valore per i team. In questo scenario, Ducati si presenta come uno degli asset sportivi più solidi e pronti a monetizzare.

Ora l’obiettivo è continuare a divertirsi. Domenicali ha realizzato un sogno con il ciclo vincente di Ducati. Cosa riserverà il futuro? «Dopo, vedremo. Sarebbe bello ripartire con tutti vicini, ma con noi ancora un passo avanti».

Sport

Moto GP