Domenicali: «Dall’industria dei motori all’entertainment: il modello Ducati»

L’ad di Ducati Motor svela la ricetta che ha portato la scuderia a dominare le due ruote, competendo con colossi dalla dimensione economica significativamente superiore.

Domenicali Ducati
golden era della rossa
Claudio Domenicali (Credit image: Ducati Media House)

Un dominio incontrastato. Ducati nel corso degli ultimi anni si è affermata come la scuderia da battere, primeggiando nel mondo delle due ruote a partire dalla Motorbike, con 20 titoli su 37 campionati disputati, fino ad arrivare alla classe regina.

Sono tre anni consecutivi che una Desmosedici chiude in vetta alla classifica del motomondiale, e addirittura cinque se si guarda al titolo costruttori, conquistato ininterrottamente dal 2020 dalla scuderia di Borgo Panigale.

Domenicali Ducati: il dominio sui competitor

Il successo sportivo è ancora più significativo se lo si rapporta alla dimensione economica, dove la competizione è sulla carta iniqua con colossi del calibro di Honda, Suzuki e Yamaha, che fatturano decine di miliardi all’anno.

In confronto, Ducati ha superato il traguardo del miliardo di euro con 60mila moto prodotte solamente nel 2022, anno del primo trionfo targato Pecco Bagnaia, anche se la solidità del gruppo Audi consente sicuramente di avere le spalle coperte.

Il dominio della scuderia sita nella Motor Valley ha costretto gli organizzatori del campionato a prendere contromisure per livellare la competizione, con le nuove regole che entreranno in vigore nel 2027 che potrebbero sparigliare le carte.

«E la cosa ci ha moderatamente infastidito – ha commentato l’ad Claudio Domenicali a Il Sole 24 Ore -. Anche perchè in altri ambiti, come in Formula 1, non è accaduto che si aggiustassero le regole o ci fossero limitazioni rilevanti, come per noi quest’anno, su test, gomme e motori utilizzabili. Capiamo il fine ultimo, cioè rendere più rapido il recupero di chi ha accumulato un distacco, ma la nostra posizione ce la siamo conquistata con fatica e investimenti».

Domenicali Ducati: le basi del successo sportivo

Il dirigente rivendica l’impegno raggiunto per conseguire la posizione attuale di vantaggio competitivo, e rispedisce al mittente le accuse di un ostacolo alla competizione figlio delle regole attuali.

«In Superbike Toprak Razgatlioglu vincitore lo scorso anno su Bmw del mondiale si è lamentato quest’anno dicendo che è una “Coppa Ducati”. L’anno scorso loro, che non avevano mai vinto, potevano usufruire di Super Concessioni, usando un certo telaio, che adesso non hanno più. Siamo alla pari e vincono le Ducati».

Interpellato sulla ricetta del dominio, Domenicali attribuisce i risultati ottenuti ad una combinazione di fattori che hanno favorito l’apertura di un ciclo, dietro al quale c’è il grande lavoro di tutte le componenti della scuderia.

«Dico sempre che il nostro successo è una ricetta segreta. Nelle corse ci sono dei cicli che afferiscono a delle combinazioni positive. Abbiamo lavorato per crearle e dobbiamo farle durare, posto che il sistema agisce contro questa prospettiva. Abbiamo concentrato risorse su Ducati Corse e applicato un metodo scientifico, quasi galileiano, per sviluppare moto e prestazioni, senza scorciatoie»

Domenicali Ducati: dal metalmeccanico all’entertainment

Aldilà del reparto corse, gli investimenti messi in campo sfruttano sempre una logica sinergica, con benefici che sforano il perimetro delle competizioni motoristiche estendendosi a tutta la gamma produttiva.

«Ci atteniamo ai nostri tre valori chiave: style, sophistication e performance. Anche perché ogni investimento nelle gare per oltre la metà ci ritorna come elemento di conoscenza e si tramuta in brevetti che applichiamo sul prodotto di serie. Nella settima generazione della Panigale che è in produzione l’80% dei contenuti sono stati sviluppati in MotoGP». 

L’azienda ha dunque saputo costruire un paradigma unico, transizionando dal settore della metalmeccanica fino alla dimensione di entertainment company, grazie a un modello di business solido e diversificato.

«Investiamo più di quel che il nostro budget industriale consentirebbe, grazie alla capacità tutta italiana di Ducati Corse di incrementare gli introiti con sponsor pluriennali, ricavi commerciali, diritti tv e i team satelliti a cui diamo in leasing le nostre moto. Vittorie, ricerca, tecnologia, design raffinato e coinvolgimento dei clienti con prodotti sempre più unici sono i cardini del vostro piano di sviluppo. Questo per me significa essere una entertainment company prima ancora che un’industria metalmeccanica, coniugando risultati sportivi e industriali e aprendoci alle sfide»

Proprietà tedesca, radici italiane nella Motor Valley

Nonostante la proprietà tedesca, l’azienda ci tiene a rimarcare il legame idiosincratico con la comunità locale, che è un cardine della strategia e assume una rilevanza fondamentale anche nel contesto geopolitico globale.

«Ducati è dal 2012 di Audi, ma è sempre più emblema del made in Italy anche nella generazione di valore per il territorio. Siamo una realtà autonoma per quanto inserita in un gruppo globale. Sul fronte produzione intendiamo restare qui. Certo, vediamo come evolverà la questione dazi, posto che il 15% del nostro fatturato è legato agli Usa»

La formazione è un altro terreno di competizione cruciale per Ducati, che collabora con le istituzioni locali per consolidare il suo ruolo come realtà di primo piano e attingere ad una base di talenti ampia e qualificata.

«Siamo tra i fondatori del Muner, Motor Vehicle University e da 10 anni lavoriamo con l’Università di Bologna, dove abbiamo lanciato il corso in Ingegneria del motoveicolo. E con MotoStudent supportiamo una competizione internazionale riservata agli universitari che ogni due anni si devono cimentare nella costruzione di un prototipo di moto da corsa e portarla a gareggiare»

Infine, una chiosa sulle aspettative per la stagione motoristica appena iniziata, con Ducati che è partita come aveva concluso, con una vittoria di Marc Marquez che da seguito ai 19 trionfi su 20 Gran Premi disputati l’anno scorso, e lascia ben sperare per il prosieguo dell’annata,

«Abbiamo vinto tanto negli ultimi anni, ma siamo consapevoli di dover e poter ancora crescere. Su tante cose dobbiamo ancora imparare. E saremo soddisfatti se, oltre a confermarci, Marc Marquez e Pecco Bagnaia ci aiutassero ad aumentare la nostra conoscenza motoristica».

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