Gandini: «L’Nba arriverà in Europa, resta da capire quando e come»

Il vertice di Lega Basket affronta la tematica dell’ingresso della lega statunitense in Europa, analizzando le possibili modalità e le implicazioni sul panorama cestistico continentale

Gandini NBA Europa
attesi sviluppi a breve
Umberto Gandini (Credit image: Lega Basket A)

L’Nba piomberà nel panorama cestistico continentale. Ne è convito il presidente della Lega Basket Umberto Gandini, che, nel corso dell’intervista rilasciata a Tuttosport, ha analizzato le possibili implicazioni sul sistema europeo.

«Se ne parla tanto e succederà. Il punto è che non sappiamo come deciderà di entrare: se con una lega chiusa, creando franchigie, oppure appoggiandosi ai grandi club esistenti, ai grandi mercati e dove ci sono le strutture adatte. Sappiamo che lo farà con Fiba, la federazione internazionale».

Sbarco dell’Nba in Europa: attesi sviluppi a breve

I dialoghi sono già avviati da lungo tempo, come raccontato a più riprese da Sport e Finanza, con la regia della Fiba ai minimi termini con l’Eurolega. Tra gli interlocutori privilegiati spuntano le grandi polisportive.

«Sappiamo che non intendono snaturare il sistema europeo, che hanno incontrato alcune società di Eurolega e tra queste tutte quelle legate al calcio. Il Real è l’esempio, non a caso non ha ancora firmato la nuova licenza di Eurolega. Sappiamo che a marzo ci sarà l’incontro con le franchigie e avremo un quadro più preciso».

L’Nba in Europa e il bilanciamento con i campionati nazionali 

La priorità in tal senso è di tutelare il bilanciamento con le competizioni nazionali, potenzialmente minacciate dalle mire espansionistiche della lega statunitense, che potrebbe stravolgere i sottili e delicati equilibri del calendario.

«Il mio problema è difendere il sistema del weekend assegnato ai campionati nazionali, dunque alla Serie A. L’ho detto ad Adam Silver, ne ho parlato a lungo con Mark Tatum, il vice commissioner che ha la delega allo sviluppo internazionale, cui ho ribadito che in Europa c’è l’Uleb che è azionista di Eurolega e Champions League Fiba».

La sfida per i manager statunitensi è impiantare un modello che ha avuto forte e successo nel mercato domestico in un contesto socioeconomico e culturale profondamente diverso.

«Vorremmo essere coinvolti. Lo sport europeo ha caratteristiche precise che nemmeno l’Eurolega ha capito bene, del resto, perché non ha il merito sportivo e la solidarietà. Ovviamente al centro di tutto lo sviluppo c’è il calendario internazionale».

Gandini: verso la globalizzazione del prodotto sportivo

L’operazione di valorizzazione del campionato passa inevitabilmente da uno sguardo sempre più focalizzato ai mercati internazionali, con il prodotto sport che si sta inesorabilmente globalizzando.

«È sicuro che viviamo un momento di trasformazione radicale del prodotto sportivo, per la sua fruizione che è diventata internazionale. È un fatto ed è generazionale. Noi seguendo l’esempio della Nba, abbiamo cercato e stiamo cercando di avvicinare con i nostri contenuti ai giovani. Lo sport dal vivo sta crescendo, ma oramai si seguono di più i personaggi delle squadre, l’interesse è più slegato al risultato rispetto al passato».

La pressione competitiva su leghe e broadcaster

La conseguenza è l’inevitabile allargamento del perimetro competitivo, con i campionati egemoni a livello internazionale che potrebbero cannibalizzare le leghe con minori possibilità economiche.

«Ci sarà il mainstream e tutto quello che è nicchia lavorerà su quella nicchia. Ci sarà spazio per un proprio spazio verticale. Del resto, ci sono tanti interessi, tanti soldi intorno allo sport. E dovremmo prestare al nuovo contratto media della Nba, che è stata presa da Amazon. Motivo per cui, le tv come Sky in Europa avranno solo una parte del prodotto».  

E se la competizione aumenta a livello di campionati per via di un’ottica via via sempre più globale, dinamiche simili accadono anche nel mondo dei diritti televisivi, con l’ingresso di nuovi player che minacciano i media tradizionali.

«Si va in questa direzione, dividendo in pacchetti. Dal massimo a quello più economico. È successo nel merchandising sportivo, dove in Italia siamo ancora all’esclusiva tra società e produttore per quanto concerne la protezione, mentre negli States la protezione è per il consumatore e di conseguenza i prodotti di Lakers sono per ogni tipo di tasca, sempre originali».

L’Nba in Europa e la valorizzazione del prodotto basket

In questo senso, è cruciale la valorizzazione del prodotto basket italiano a tutti i livelli per reggere il peso della concorrenza ed emergere nel panorama continentale, che vede leghe che rispetto all’Italia sono avanti rispetto alle infrastrutture.

«Offrire in Italia il miglior basket possibile è la chiave. E direi che le società si stanno impegnando per migliorare di anno in anno. In questo momento credo che siamo tornati a essere il migliore campionato, il più competitivo, dopo la Spagna, in nessun altro Paese c’è una simile competizione».

Per indirizzare sempre di più questo percorso virtuoso, è necessario interagire con gli esponenti politici e portare in maniera compatta le istanze del sistema in modo che vengano messi in campo strumenti di stimolo alla crescita.

«Bisogna fare una battaglia sacrosanta per una tax credit che agevoli gli investimenti su settori giovanili e strutture. E ci vuole un cambio di mentalità nello sport di vertice. Non si può pensare che un presidente apra porte che soltanto una vera unità può aprire. La forza di un presidente è data dalle società unite».

Lo sbarco dell’Nba in Europa: l’equilibrio tra show e competizione

Gandini mette in guardia sulla piega che sta prendendo la lega statunitense, ormai diventata un vero e proprio show che sta tralasciando l’aspetto sportivo, con la conseguente perdita di pubblico, al contrario del football che tiene.

«L’NFL guadagna perché più legata all’America rurale e perché ha grandi star, è passata da Brady a Mahomes. La Nba gioca 82 partite per i ricavi, la parte sportiva passa in secondo piano. Il basket europeo è competizione pura, poi il livello qualitativo e atletico è cresciuto anche qui. E l’abbiamo visto alle Olimpiadi. Del resto, la Nba pesca a piene mani in Europa. I migliori del momento non sono statunitensi».

Il tema dei vivai: l’ostacolo normativo e la posizione della Fiba

Infine, spazio anche al tema dei vivai. La maggior diffusione del talento nel contesto europeo è ostacolata da strumenti normativi inadatti a tutelare gli investimenti nei settori giovanili.

«È preoccupante certo. Fiba sostiene di analizzare, studiare la situazione. Vedremo. Se posso svestirmi del mio ruolo, per le società non c’è tutela alla perdita del vincolo, non c’è ancora chiarezza sull’apprendistato sportivo. E per quanto riguarda la formazione si rischia con le offerte dei college, che per i migliori sono irrinunciabili e per gli altri importanti. D’altro canto, il college può offrire ai ragazzi una formazione più completa, coprire la fase che dall’uscita dalle giovanili offre poco nulla».

Il manager sportivo di lungo corso auspica un pronto intervento della Fiba per sanare questi squilibri, pur sottolineando l’impegno intrapreso nel contesto italiano a livello di iniziative per la formazione giovanile.

«È chiaro che bisogna creare dialogo ed è un tema per Fiba, perché le leghe nazionali non hanno la forza e nemmeno le singole federazioni. La Fip comunque ha avviato un progetto di settore tecnico giovanile interessante con Datome su indicazione di Petrucci. Alla fine, ciò che conta sono le risorse, date da mecenati, proprietari e consorzi».

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