Binaghi: «Ora il tennis italiano è superpotenza. Puntiamo al quinto Slam»

Il presidente della FITP ripercorre oltre vent’anni di crescita strutturale, economica e sportiva. Dai successi di Sinner alla rivoluzione impiantistica, passando per SuperTennis e l’obiettivo quinto Slam.

Binaghi Intervista
Strategia e obiettivi
Image Credits: Nicolo Campo / Insidefoto

Di fronte all’ascesa inarrestabile del tennis italiano, è difficile non vedere la firma di Angelo Binaghi. Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP) dal 2001, Binaghi ha guidato una trasformazione sistemica che ha portato il movimento azzurro ai vertici mondiali, tanto sul piano sportivo quanto su quello economico e organizzativo.

Dalle parole raccolte dalla rivista Undici, emergono con chiarezza le direttrici del cambiamento: investimenti in strutture, potenziamento dei centri tecnici, attenzione alla formazione e una governance che ha saputo unire visione sportiva e solidità finanziaria.

«È un percorso iniziato vent’anni fa, – spiega Binaghi. – Non esisteva nulla e quello che c’era faceva acqua da tutte le parti. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo seminato per anni, abbiamo investito nei centri tecnici, nei maestri, nei tornei giovanili, nelle strutture e nell’intero sistema. Oggi raccogliamo i frutti di quel lavoro».

Un modello che genera risultati (anche economici)

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un tennis capace di produrre campioni come Sinner, Paolini, Musetti, Errani e una Coppa Davis riportata in Italia dopo quasi cinquant’anni. Ma anche un settore in salute, capace di generare ricavi in costante crescita grazie a partnership strategiche, ticketing, eventi internazionali e una struttura federale efficiente.

«Oggi il bilancio è solido con uno dei fatturati più importanti tra le realtà sportive italiane, – afferma il presidente della Federazione. – Avere più risorse significa poter investire di più sui giovani, sui tornei e sulle strutture, oltre ad offrire la possibilità di accesso al tennis, a centinaia di migliaia di ragazzi che, altrimenti, non potrebbero imparare questo meraviglioso sport. Stiamo crescendo grazie a un modello che funziona e che va ampliato».

La sfida della visibilità: «Il tennis in chiaro è un diritto»

Accanto all’ampliamento della base e allo sviluppo del talento, Binaghi insiste su un altro tema cruciale: la visibilità. «La televisione a pagamento è un danno sociale, – afferma con decisione. – Il tennis in chiaro non è un favore, ma un diritto».

Non a caso, tra le intuizioni vincenti della sua presidenza c’è SuperTennis, il canale federale lanciato nel 2008, che ha riportato il tennis in televisione in un momento in cui era pressoché scomparso dai palinsesti generalisti. 

L’obiettivo ora è ampliare l’accessibilità e garantire che le partite decisive, soprattutto con protagonisti italiani, siano visibili gratuitamente a tutti.

«Lavoreremo col Governo – promette – per introdurre norme chiare e garantire che le partite decisive, specialmente con i nostri campioni, siano visibili a tutti. Vogliamo che questo sport sia popolare anche in tv, non un privilegio dei pochi che in Italia possono permettersi un abbonamento».

Più strutture, più qualità

C’è però un fronte che, secondo il presidente, resta critico: l’impiantistica. «La domanda di tennis supera l’offerta, – sottolinea – e questo è inaccettabile». La carenza di campi coperti e strutture moderne – soprattutto nel Sud Italia e nei piccoli centri – è un freno alla crescita del movimento.

«Il tennis italiano è cresciuto più in fretta delle strutture – afferma nell’intervista. – Nei comuni medi e piccoli mancano ancora campi. È necessario aumentare il numero degli impianti, visto che le società hanno le liste d’attesa per i soci e le scuole di avviamento».

Binaghi non nasconde l’ambizione di rendere il tennis uno sport davvero per tutti. «Serve perseveranza, programmazione e servono risorse – dichiara; – non chiacchiere. Noi ci stiamo attrezzando per fornire il supporto necessario a ogni società e a ogni bambino che voglia iniziare».

Roma come quinto Slam?

E sul fronte internazionale, lo sguardo della FITP va ancora più in alto. «Vogliamo essere ambiziosi, – rivela Binaghi. – L’idea di un quinto Slam a Roma non è più un sogno, ma un obiettivo concreto. Siamo stufi dei monopoli che non aiutano il tennis a crescere».

Dopo il successo dell’edizione estesa degli Internazionali d’Italia e il grande ritorno delle ATP Finals a Torino, la candidatura della capitale a un torneo di peso Slam-like è la naturale prosecuzione di un progetto che non sembra conoscere flessioni.

Il blitz fallito per lo spazio in calendario di Madrid non fa certo sopire la battaglia intrapresa da Binaghi.

«Inseguirò questo progetto fino a che avrò forza, aveva dichiarato in un’intervista concessa a Tuttosport fino all’ultimo giorno in cui sarò Presidente della FITP. Non ci sono regole scritte, c’è da superare un monopolio di 110 anni che lascia ai 4 tornei top la possibilità di assegnare il doppio dei punti ATP, che fa di ognuno di quei 4 un torneo 5 volte più ricco di un torneo come Roma che ha un impatto economico sul territorio di 700-800 milioni di euro. Il salto sarebbe, per l’Italia, fino ai 4-5 miliardi di euro».

Una federazione da caso studio

Il caso della FITP si presta a essere studiato anche sotto il profilo manageriale. In un contesto in cui molte federazioni faticano a reggere le sfide del mercato e della digitalizzazione, il modello adottato da Binaghi combina strategia industriale e passione sportiva, con una governance attenta al rendimento ma anche all’inclusione.

E mentre il dibattito si anima – tra chi teme derive calcistiche nel tifo e chi rivendica un’identità popolare per il tennis – Binaghi ha le idee chiare.

«Abbiamo riportato la gente nei circoli, negli stadi e davanti alla TV, – afferma. – Se oggi il tennis fa numeri da record, è perché ha smesso di essere uno sport per pochi. Non dobbiamo aver paura dell’entusiasmo. Detto questo, serve rispetto per le regole; è nostro compito educare, ma senza escludere nessuno. Il tennis deve continuare a parlare a tutti».

Con una visione che tiene insieme elite e base, spettacolo e formazione, tradizione e innovazione, la FITP si conferma un modello virtuoso di sport system. E guarda al futuro con un obiettivo ben preciso: «Far innamorare del tennis ogni bambino che vi si avvicina. E farlo restare».

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