L’Italia al top nel tennis. Il movimento azzurro è il riferimento globale della disciplina, come testimoniano gli ultimi risultati al Roland Garros, con due trofei nel doppio – femminile e misto – oltre a due semifinalisti nel maschile singolare.
Dopo il grande successo degli Internazionali di Roma. la stagione su terra rossa si è chiusa con un’altra testimonianza della qualità dei tennisti italiani oltre che della profondità del movimento.
Binaghi Roland Garros: Sinner condottiero del movimento
Il condottiero non può che essere Jannik Sinner, che dal rientro a Roma dopo tre mesi di squalifica per il caso Clostebol ha raggiunto due prestigiose finali, arrendendosi in entrambi i casi a Carlos Alcaraz, il numero due al mondo.
«Metto in conto che ci saranno stagioni meno eccezionali, ma questa Federazione lavora indipendentemente dai risultati, che sono da intestare ai giocatori – ha dichiarato al Corriere della Sera Angelo Binaghi, presidente FITP -. Sinner e Alcaraz hanno messo in campo velocità, soluzioni e un ritmo mai visti prima. Aggiorniamoci l’anno prossimo, quando Jannik potrà giocare a Parigi senza gli impicci e lo stop di questi ultimi mesi».
Proprio l’altoatesino è il migliore spot per il tennis italiano, una figura conosciuta in tutto il mondo in grado di canalizzare l’entusiasmo dei tifosi e generare un effetto positivo sulla pratica sportiva.
«Jannik è un leader dello sport italiano che va oltre i leader del passato. Guida uno sport globale, conosciuto in tutto il mondo. Jannik è un valore straordinario per il nostro Paese: essendo dopo la Meloni l’italiano più famoso del pianeta, speriamo che non cambi mai. E come lui Jasmine, Musetti e gli altri. È lui che traccia la strada della nostra Federazione, non io».

Alcaraz sconfigge Sinner e resta campione a Parigi: quanto vale la vittoria
Binaghi Roland Garros: la rivoluzione nella federazione
Alla base del successo il coraggio di rivoluzionare una federazione che era ai margini a livello internazionale e che con un programma ambizioso e coraggioso ha saputo risalire la china.
«Quando eravamo i peggiori e i più poveri abbiamo avuto il coraggio di reimpostare un sistema diverso in tutto: nelle regole statutarie, di ingaggio tra dirigenti e atleti, di gioco. In nome del massimo rendimento possibile.
Il modello impostato da Binaghi prevede una proficua collaborazione tra pubblico e privato, che coesistono e in maniera efficace dialogano per raggiungere l’obiettivo comune di crescita del tennis.
«Da un decennio abbiamo impostato il decentramento e la valorizzazione dei club e dei circoli privati come parte di un sistema che vede il centro tecnico federale non stanziale, ma punto di interscambio tra pubblico e privato, con raduni periodici. I ragazzi vivono a casa loro ma vengono per stage in cui si confrontano con i nostri tecnici. All’inizio i risultati non ci premiavano ma siano rimasti fermi nella nostra idea».
Lo sviluppo infrastrutturale e la diffusione televisiva
Allo stesso tempo, anche per favorire la diffusione e lo sviluppo infrastrutturale sono state stipulate partnership ad-hoc con gli stakeholder del sistema, sempre in un’ottica di valorizzare il prodotto.
«Non abbiamo dato una concessione, un permesso, una deroga che non fossero giustificate dai meriti e dai risultati da centrare. La stessa cosa l’abbiamo fatta nelle joint venture: con la Rai per la tv, con Coni Servizi per gli Internazionali. Adesso sembra tutto normale ma io vedo altre realtà dello sport italiano non così virtuose».
Una battaglia storica del presidente è quella della trasmissione in chiaro dei match principali delle manifestazioni tennistiche, cosa che non è stata possibile con le due semifinali di Musetti e Sinner, mentre la partita conclusiva ha registrato il record di ascolti sulle reti Warner Bros Discovery con oltre 5 milioni di spettatotori.
«Ringrazio Eurosport, detto ciò, è un problema legislativo. Mi risulta che il ministero dello Sviluppo economico abbia chiesto che le partite di interesse nazionale debbano per legge andare in chiaro, adeguandosi al nuovo interesse per il tennis. Mi risulta anche che la Commissione europea abbia detto bene, ma dal 2029: inaccettabile. Scriverò ai ministri Urso e Abodi: non possiamo privare gli italiani di altri quattro anni di successi del tennis italiano».