Colnago triplica il fatturato: «Bici premium per vincere nel mercato globale»

L’AD Rosin racconta la strategia vincente di Colnago: puntare sull’alta gamma, lasciando il mercato di massa per abbracciare lusso, competenza e internazionalizzazione. Il fatturato previsto per il 2025 è di 75 milioni di euro.

Colnago bici Pogacar
Industria ciclistica
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La storica azienda italiana Colnago corre veloce. Dopo i picchi e le frenate del mercato ciclistico post-pandemia, il brand di Cambiago riparte con una strategia chiara: specializzazione, alta gamma e posizionamento nel segmento lusso. Lo racconta a Moneta Nicola Rosin, 54 anni, padovano, amministratore delegato del marchio acquisito nel 2020 dal fondo arabo Aurora Vision Group.

«Sono ottimista – spiega Rosin. – Il mercato ha ritrovato stabilità e la bicicletta incarna perfettamente i nuovi valori legati a sostenibilità, benessere e mobilità dolce. Il futuro ci sorride».

E i numeri sembrano dargli ragione: il fatturato è passato dai 17 milioni del 2020 ai 61 del 2024, con una previsione di 75 milioni entro fine 2025.

Competenza, non quantità

Lontana dalla guerra dei prezzi e dalla corsa alla produzione in serie, Colnago ha scelto una via alternativa. «Abbiamo deciso di non produrre tutto per tutti – afferma l’AD. – Invece di inseguire il mercato di massa con city bike, MTB ed elettriche economiche, abbiamo puntato tutto sulla qualità: bici di fascia altissima, curate nei minimi dettagli, oggetti di lusso».

Una strategia costruita sulla heritage del marchio fondato da Ernesto Colnago e sulla capacità di innovare restando fedeli al proprio DNA. «Ci siamo affidati alla nostra storia, – afferma. – ma con una gestione manageriale nuova, solida e globale. E il brand ne ha tratto forza».

Il traino di Pogacar (e non solo)

Il successo commerciale è stato accompagnato anche da quello sportivo, grazie al legame con il fenomeno sloveno Tadej Pogacar. «Quando siamo arrivati, Tadej era un talento emergente, – racconta l’amministratore delegato. – Ha vinto il Tour nel 2020, anche grazie alla nostra bici. Oggi è un testimonial perfetto, un simbolo della nostra eccellenza tecnica».

Ma Colnago non vuole fermarsi alle due ruote. «Il nostro marchio ha un potenziale lifestyle – anticipa Rosin. – Stiamo esplorando il mondo dell’abbigliamento tecnico e del cicloturismo esclusivo. L’importante è restare fedeli al concetto di unicità e alta gamma».

I dazi? Impatto limitato, per ora

All’orizzonte, però, si affaccia l’incognita dazi. Negli Stati Uniti si discute di tariffe fino al 145% sull’import di bici asiatiche e componenti. «Un dazio al 30% avrebbe un impatto contenuto, perché vendiamo un prodotto di lusso. – Così dichiara Rosin, restando cauto. – Ma se si arrivasse a cifre proibitive, allora diventerebbe insostenibile anche per noi».

Colnago, intanto, continua a pedalare in controtendenza, dimostrando che anche nel mondo della mobilità leggera, non sempre vince chi produce di più, ma chi produce meglio.