Colnago sogna in grande. La visibilità acquisita dal brand dopo le vittorie di Tadej Pogačar al Giro d’Italia e al Tour de France, in sella al bolide firmato dal produttore dell’area meneghina è senza precedenti.
Il brand ideato nel 1954 da Ernesto Colnago è passato di mano nel 2020 al fondo arabo Chimera Investments, che lo sta proiettando in una nuova dimensione internazionale grazie alle risorse a disposizione.
«Vedere Pogačar sul podio con la nostra bici è stata un’emozione incredibile, una visibilità mondiale pazzesca – ha spiegato al Sole 24 Ore Nicola Rosin amministratore delegato di Colnago-. L’export vale oltre il 70% dei ricavi ed è brillante in più mercati. In questi anni abbiamo managerializzato l’azienda e inserito tanti giovani laureati».
Il marchio punta a consolidare nel 2024 i risultati conseguiti nell’anno precedente, con l’obiettivo di chiudere intorno ai 60 milioni di ricavi. Si guarda alla stabilità dopo un triennio di crescita vertiginosa, anche in ragione di un trend settoriale non particolarmente brillante.
Il piano a medio termine è comunque di riprendere vigorosamente il percorso di incremento del fatturato, soprattutto in seguito alla messa a terra dei progetti delineati dal top management aziendale, che ambisce ad un aumento sia dei volumi che della gamma di prodotti.
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Colnago Pogacar – La crescita dimensionale
Nell’ottica dell’ampliamento della scala dimensionale, la recente acquisizione di un sito produttivo di 8mila metri quadri adiacente alla sede attuale è un pilastro della direzione strategica.
«In 3-4 anni puntiamo ad arrivare a 100 milioni di ricavi; oggi il limite, più che il mercato, è la capacità produttiva– spiega Rosin -. Ci servono spazi e questa soluzione ci permetterà di crescere in modo ordinato migliorando anche il livello di servizio ai clienti. Investiamo in questo progetto dai 15 ai 20 milioni, con il pieno appoggio della proprietà, che ha confermato e rilanciato il presidio produttivo in Italia».
Colnago Pogacar – La nuova linea in programma
Oltre allo scopo di incrementare i livelli produttivi odierni, che attualmente si attestano nell’ordine delle 15-20 mila unità tra biciclette e telai, il marchio ha l’ambizione di esplorare nuovi segmenti, con le bici gravel in prima linea per ampliare l’offerta.
«Il manubrio da corsa per noi resta un “must” e non andremo a produrre Mtb – sottolinea Rosin – ma per arrivare dove vogliamo servirà un ampliamento della gamma verso questo settore. È una sfida importante, che riguarda un mercato con caratteristiche in parte diverse ma siamo attrezzati al meglio per poterla vincere. E il 2024 è l’anno in cui ci concentriamo anche su questi sviluppi»
La strategia di valore del brand italiano
Infine, il marchio ha puntato anche sul conferire una percezione di valore unico ai prodotti anche attraverso una politica di collezioni dedicate e modelli in edizione limitata.
In occasione della partenza del 111° Tour de France da Firenze sono stati messi in commercio 111 esemplari al prezzo di 23mila euro ciascuno, riscontrando il forte entusiasmo della clientela testimoniato dal sold-out in mezz’ora.
Pogačar è un vettore straordinario in questa direzione, con la bicicletta utilizzata dal corridore sloveno al Tour battuta all’asta per oltre 50mila euro su Sotheby’s.
Il brand ora punta a replicare questi successi commerciali, con i vertici aziendali che confermano che un’edizione limitata dedicata a celebrare Pogačar è un progetto in cantiere su cui sono già state effettuate le prime valutazioni.