Un marchio patrimonio d’Italia. Questa è la filosofia che vuole incarnare Colnago, storica azienda lombarda fondata nel 1954 e specializzata in bici da corsa, passata nel 2020 in mano emiratina.
Chimera Investments LLC, fondo di investimento con sede ad Abu Dhabi, dopo aver rilevato l’azienda ha affidato la guida a Nicola Rosin, ex direttore generale di Selle Royal Group, un’altra eccellenza della bike economy italiana.
Colnago risultati 2024: crescita sostenuta
Nel periodo al timone della società si sono visti forti risultati, che segnalano una crescita sostenuta in controtendenza con le dinamiche settoriali, con il comparto che ha sofferto negli ultimi due anni.
«Quest’anno abbiamo superato i 60 milioni di euro di fatturato, oltre il 9% rispetto all’esercizio precedente, con l’Ebitda al 26% – ha dichiarato Rosin a Il Corriere della Sera -. Colnago è un’azienda che ha scelto di fare una cosa sola ma farla molto bene. Siamo una piccola azienda totalmente dedicata alle bici da corsa. Anche se nell’ultimo biennio il mondo delle due ruote è in difficoltà, quella di alta gamma stanno andando ancora bene».
La volontà di occupare la fascia alta del settore è evidente se si guarda la quantità di unità immesse sul mercato, un numero che appare esiguo in confronto ai volumi di fatturato, a testimonianza di un valore unitario significativo.
«Circa 20 mila tra bici e telai, di cui oggi la bici completa vale più del 70%. E anche questa è una piccola rivoluzione perché prima la Colnago produceva solo telai. Abbiamo la Serie V che, come quasi tutte le bici da corsa fatte nel mondo, arriva dai Paesi asiatici (Cina e Taiwan). E non per questioni di prezzo ma perché lì hanno sviluppato competenze notevoli sul carbonio. Mentre la Linea C, che rappresenta più di 5.000 bici e telai l’anno, è orgogliosamente incollata nel nostro stabilimento a Cambiago».
Colnago risultati 2024: le sfide della transizione aziendale
L’avvento di un fondo ha portato significative opportunità economiche per lo sviluppo del marchio, ma allo stesso tempo ha portato a un notevole cambiamento nella cultura aziendale, fortemente legata alla figura del fondatore Ernesto Colnago.
«Ho sentito una forte responsabilità: ho raccolto l’eredità di un grande fondatore. Per un italiano Colnago rappresenta un valore, anche se non segue il ciclismo. Il fondo non ha chiesto solo di eseguire ma anche di dare una visione per marchio e azienda. Abbiamo creato un team con persone già presenti e rilanciate, più altre assunte, e fatto molta ricerca di mercato».
L’ambizione al gruppo dirigenziale messo in piedi dalla proprietà non manca certamente: «Abbiamo capito che c’era lo spazio per far diventare Colnago il brand cycling più desiderabile al mondo. Abbiamo rilanciato la Serie C, il cui telaio è ancora incollato in Italia, e che rappresenta i valori importanti dell’italianità, dello stile, del saper fare. Sul telaio c’è scritto “Realizzato a mano in Italia”».
Oltre che dalla lungimirante visione manageriale, a giocare un ruolo chiave nel trainare le performance è il campione sloveno Tadej Pogacar, che a soli 26 anni ha conquistato ben 3 Tour de France, un Giro, un mondiale, 4 Lombardia, 2 Liegi, un Fiandre e siede saldo in sella a una Colnago.
«Se usa la tua bici, sdogana il fatto che hai un mezzo performante. Ci sono paesi al mondo che non sono condizionati dalla vittoria, altri in cui il successo determina l’acquisto, come in Italia o nel sud-est asiatico. Ma il campione è un ingrediente del successo anche nello sviluppo del mezzo perché ti aiuta con i suoi feedback a migliorare».

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Colnago risultati 2024: i prezzi dei bolidi e il legame con l’Italia
L’azienda ne ha fatta di strada da quando la prima bicicletta fu venduta per 300 lire. Numeri che fanno impressione se si pensa che in occasione del Giro d’Italia 2023 è stata realizzata la limited edition «Gioiello» in foglia d’oro: la numero 1, con un diamante incastonato sul manubrio, è stata venduta dalla casa di aste di lusso Sotheby’s per 125 mila euro.
Pur trattandosi di un outlier rispetto ai prezzi medi, la spesa per assicurarsi un bolide targato Colnago rimane significativa: «Coerenti con desiderabilità e lusso, siamo fortissimi sopra i 10 mila euro. Ma siamo arrivati a 25 mila con delle edizioni speciali. Evidentemente in cinque anni ce l’abbiamo fatta a diventare molto desiderabili.».
L’attenzione alle opportunità che nascono nei mercati internazionali non può che coniugarsi con un legame speciale con l’Italia, che rappresenta la prima geografia in termini di fatturato per l’azienda.
«L’Italia oggi vale il 25% del nostro fatturato. Colnago è distribuita in più di 50 Paesi del mondo e abbiamo particolare successo soprattutto nell’Europa continentale e in tutto il Sud-Est asiatico, dove cresciamo più del mercato. Adesso c’è un focus particolare in Nord America, dove è in corso una riorganizzazione che ci porterà a grandissimi risultati. Stiamo spostando la sede da Chicago a San Diego: la California è la patria del ciclismo da corsa e c’è gente con più disponibilità economiche».
Le prospettive di crescita e la posizioni rispetto alle e-bike
Le prospettive per l’anno in corso sono rosee, con la crescita che dovrebbe addirittura accelerare significativamente rispetto a quella registrata nel 2024, passando dal 9% ad una cifra superiore al 20%.
«Abbiamo un budget di 72 milioni di euro di fatturato ma è realistico arrivare anche a 75 milioni, con una crescita del 25%. Ho una visibilità degli ordini già per il prossimo semestre, anche se cerchiamo di consegnare le bici in tre mesi».
Nell’ottica di un’impresa ben radicata sul territorio e sinonimo di elevata qualità, Colnago per ora si mantiene nel comparto tradizionale e non sta esplorando opportunità legate alle e-bike, pur non escludendo l’ipotesi per il futuro.
«Colnago ha una responsabilità, ogni volta che presenta un prodotto nuovo, deve essere il migliore. La bici elettrica da corsa può essere interessante, ma non abbiamo ancora progetti in corso. E se ancora non l’abbiamo, è meglio non fare niente».