Le trattative sono ormai a uno stadio avanzato. Il primo ministro thailandese, Paetongtarn Shinawatra, ha incontrato lo scorso marzo il CEO della Formula 1, Stefano Domenicali, dando ufficialmente il via a uno studio di fattibilità per ospitare un GP nella capitale Bangkok. A rafforzare l’impegno, nuovi colloqui si sono svolti anche a margine del recente Gran Premio di Monaco.
Secondo le fonti governative, una proposta formale verrà presentata al governo il prossimo mercoledì, con l’obiettivo di ottenere l’approvazione ufficiale del progetto. Il portavoce Jirayu Houngsub ha parlato di un’iniziativa che potrebbe generare benefici economici per circa 600 milioni di dollari, sottolineando la volontà dell’esecutivo di organizzare un evento “sostenibile”, capace di portare vantaggi duraturi al Paese.
Investimento strategico per economia e immagine
Il governo thailandese considera l’operazione come un investimento strategico a tutto tondo: miglioramento delle infrastrutture urbane, attrazione di turismo internazionale di fascia alta, impulso all’occupazione e allo sviluppo tecnologico. Ma non solo: un evento di caratura globale come la Formula 1 rappresenterebbe anche un’opportunità per rilanciare l’immagine della Thailandia sulla scena internazionale, rafforzando la sua posizione economica e diplomatica nella regione del Sud-est asiatico.
La proposta prevede un circuito cittadino nel cuore di Bangkok, sulla scia di quanto già accade a Singapore, dove si corre una delle gare più affascinanti e impegnative del calendario, complice l’umidità estrema e le alte temperature.
Le parole di Domenicali e il ruolo dell’Asia
In un contesto di forte espansione globale – che tuttavia non prevede l’aumento del numero di gare oltre le attuali 24 – Stefano Domenicali ha chiarito che eventuali nuovi ingressi dovranno avvenire a fronte di uscite o rotazioni. Tra le aree considerate strategiche per il futuro della Formula 1 figurano l’Estremo Oriente, il Medio Oriente e l’Africa.
«Non andremo oltre le 24 gare – ha dichiarato Domenicali – ma vogliamo stabilità, opportunità durature e l’ingresso in nuovi mercati in maniera strutturata. Gli Stati Uniti non sono più una novità, ma il margine di crescita è ancora enorme. L’interesse in Asia e Africa sta crescendo, e dovremo cogliere il momento giusto per affermarci».

Domenicali: «La Formula 1 è ormai un linguaggio globale, ma il cuore resta la pista»
Il sostegno di Alex Albon
A sostenere l’iniziativa thailandese anche il pilota britannico-thailandese Alexander Albon, attualmente in forza alla Williams. Il driver ha confermato che il governo prende molto seriamente il progetto, rivelando che la Thailandia ha messo a punto piani dettagliati per il circuito e la logistica.
Attualmente, l’unica tappa del Sud-est asiatico presente in calendario è Singapore, – attualmente in scadenza nel 2028 – ma la spinta verso una seconda gara nella regione appare coerente con l’approccio di Liberty Media: valorizzare mercati ad alta densità di popolazione e forte potenziale economico. Con una popolazione di oltre 70 milioni di abitanti e una posizione strategica nel cuore dell’Asia, la Thailandia sembra avere tutte le carte in regola per accogliere il Circus.
Il 2028 potrebbe segnare così l’esordio della Thailandia nella storia della Formula 1, con Bangkok pronta a trasformarsi in una nuova capitale mondiale del motorsport.