«Stiamo parlando con l’Africa che è l’ultimo continente che manca al Mondiale». Non più di qualche settimana fa erano queste le dichiarazioni di Stefano Domenicali, ceo di Formula One Group, in merito alla riorganizzazione del calendario di F1 per le prossime stagioni.
Una suggestione affascinante, quella di portare – o meglio riportare – l’Africa sullo scacchiere del Circus, l’ultima rappresentanza continentale del mondo a non avere espressione nel calendario, come ha puntualizzato il numero uno della F1.
Ma in un contesto in cui i rinnovi dei circuiti comportano trattative sempre più lunghe e tirate, come rilevato da Sport e Finanza, e non necessariamente l’offerta più alta o la più ampia presenza di pubblico si rivelano determinanti per garantirsi un posto nella regina del motorsport, l’ingresso di un tracciato africano rimaneva un’idea.
F1 Africa Ruanda: la Fia sceglie Kigali per l’Assemblea Generale
E invece il dialogo a cui faceva riferimento Domenicali è proseguito fino a portare il presidente del Ruanda, Paul Kagame, a sbilanciarsi ufficialmente: «Sono felice di annunciare ufficialmente che il Ruanda si sta proponendo di riportare il brivido delle corse automobilistiche in Africa, ospitando un Gran Premio di Formula 1», ha dichiarato il presidente del Paese africano ad Agence France-Presse, mettendo a disposizione la capitale, Kigali, come candidata ideale per la F1.
Non è un caso che, proprio a Kigali, si sia svolta l’Assemblea Generale della FIA, per presentare, tra gli altri punti, le nuove linee di governance per il nuovo regolamento che entrerà in vigore nel 2026.
Calendario F1 2025: ecco le scadenze contrattuali dei Gran Premi
Ospitare il momento di confronto più importante della Federazione Internazionale dell’Auto è indubbiamente un segnale di rilievo che il presidente ruandese ha letto come «un passo importante da parte dell’industria degli sport motoristici di connettersi direttamente con i fan e gli aspiranti piloti in Africa».
Gli oppositori interni vedono invece l’operazione come mero “sport-washing”, per migliorare la reputazione del presidente – che ha un passato da generale – e del Paese agli occhi della comunità internazionale.
Al di là delle considerazioni di merito, l’eventuale ingresso del Ruanda nel Circus non potrebbe avvenire, se tutto filasse liscio, prima della stagione 2029 o 2030.
Questo perché, anche se si liberasse prima un posto tra i 24 appuntamenti in calendario (molti contratti sono in scadenza già nel 2025 e non è sicuro il rinnovo), il Ruanda non ha un circuito a disposizione.
F1 Africa Ruanda: i pro e i contro di ospitare il Circus
Costruirne uno ex novo – anche sfruttando “materiale esistente” – come parte delle piste d’atterraggio dell’aeroporto della capitale ruandese, comporterebbe almeno due anni di lavoro senza considerare i tempi tecnici di approvazione e collaudo.
Inoltre, servirebbe una copertura economica non inferiore a 150 milioni di euro e, in un paese dove il reddito medio (circa 1.000 dollari pro capite) e pari al costo del biglietto di un posto in tribuna in qualsiasi GP occidentale, non gioverebbe all’immagine del presidente Kagame.
Per contro, facendo un balzo nel futuro, a tracciato ultimato e un impegno contrattuale non inferiore a 6 anni, si potrebbero stimare introiti – tra sponsorizzazioni e ticketing – non inferiori a 180 milioni di euro a stagione con un riflesso positivo sull’immagine del Paese e quindi anche su possibili nuovi flussi turistici.
Il risiko dei piloti per il 2025: la situazione tra conferme e new-entry
I nodi da sciogliere per il Ruanda non sono pochi e, pur essendo in pole position, come la stessa Formula 1 insegna, non vuol dire avere già la vittoria in tasca.
Domenicali ha parlato di “Africa” che è un continente sterminato e ha più frecce al proprio arco.
La F1 in Sudafrica e il boicottaggio per Apartheid
Una delle frecce più “appuntite” è una vecchia conoscenza del Circus, il Sudafrica, dove la Formula 1 ha corso in tante occasioni (23 valevoli per il mondiale) e rimanendo in calendario stabilmente per gli anni ’70 e buona parte degli ’80.
Il circuito designato, Kyalemi, non troppo distante da Johannesburg ha visto la sua ultima apparizione nel calendario F1 nel 1993, con vittoria di Alain Prost, dopo un periodo di boicottaggio da parte di alcuni team e piloti, durato dall’86 al ’91, a causa dell’apartheid.
Il Sudafrica di oggi non è più quello delle segregazioni razziali e delle battaglie di Nelson Mandela ma è comunque un Paese che attraversa problematiche economiche importanti e vive una sperequazione sociale ancora molto accentuata.
Come per il Ruanda quindi, anche se con connotati differenti, l’arrivo della Formula 1 può rappresentare sia un viatico di ripresa economica sia una mera ostentazione dallo sforzo finanziario fuori portata.