La Formula 1 ha voltato pagina. Venerdì 12 dicembre, a Tashkent in Uzbekistan, è stato ufficialmente siglato il nono Patto della Concordia, l’accordo che regolamenterà gli aspetti commerciali e di governance del Mondiale fino al 2030.
Un documento atteso dopo mesi di negoziazioni che ridefinisce gli equilibri di potere tra FIA, Liberty Media e i team, proprio alla vigilia della rivoluzione tecnica del 2026.
Un accordo in due tempi
L’iter per arrivare alla firma completa è stato lungo, come sottolineato da La Gazzetta dello Sport. A marzo 2025 era stato sottoscritto il primo tassello, ovvero l’accordo commerciale tra le squadre, che includeva anche la neoarrivata Cadillac, pronta ad entrare nel Mondiale come undicesimo team dopo aver versato 450 milioni di dollari.
Nove mesi dopo, la parte relativa alla governance è stata completata durante le Assemblee Generali della FIA, coincise con la rielezione di Mohammed Ben Sulayem alla presidenza della Federazione fino al 2029.
«Questi accordi, validi fino al 2030, rappresentano un importante passo avanti nella professionalizzazione e nello sviluppo globale di questo sport», si legge nel comunicato ufficiale. Stefano Domenicali, presidente e CEO del Gruppo Formula 1, ha aggiunto: «Mentre celebriamo i 75 anni di questo incredibile sport, siamo orgogliosi di scrivere il prossimo capitolo della nostra lunga e straordinaria storia».
La FIA esce vincitrice: più soldi e più potere
Dalle ricostruzioni si può considerare che la grande vincitrice dell’accordo sia la Federazione. Ben Sulayem ha ottenuto un incremento sostanziale delle risorse destinate alla FIA attraverso una ristrutturazione delle quote d’iscrizione al campionato. Il sistema di calcolo non si baserà più sui punti conquistati, ma sulla posizione finale nel campionato costruttori.
Una riforma che dovrebbe generare circa 15 milioni di dollari in più all’anno per la Federazione, con i team di centro gruppo che vedranno aumentare significativamente la propria quota.
«Il nono Patto della Concordia garantisce il futuro a lungo termine del Campionato del Mondo», ha dichiarato Ben Sulayem, promettendo che i fondi verranno reinvestiti nella professionalizzazione della direzione gara, dei commissari sportivi e dell’expertise tecnico, settori su cui sono piovute critiche negli ultimi anni.
Tra le novità anche vincoli simbolici ma significativi. Dal 2026 ogni monoposto dovrà obbligatoriamente esporre il logo FIA, come specificato nell’articolo 2.3.4 della sezione A del regolamento sulle livree.
Una disposizione che testimonia la volontà della Federazione di aumentare la propria visibilità in un paddock sempre più dominato dall’immagine commerciale di Liberty Media.
Con maggiori risorse a disposizione, la FIA potrebbe inoltre dare il via libera all’espansione delle gare sprint, con l’obiettivo di superare le sei attualmente previste e raggiungere la doppia cifra già dalla stagione 2027.
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Cambia il sistema di voto: FIA e FOM più forti
La modifica più significativa riguarda il processo decisionale all’interno della F1 Commission, l’organismo che approva le modifiche regolamentari. Dal 2026, per raggiungere la maggioranza normale saranno sufficienti quattro voti dei team invece dei sei attuali, mentre per la super maggioranza ne basteranno sei anziché otto.
Un cambiamento apparentemente tecnico, ma in realtà una vera rivoluzione: FIA e FOM guadagnano peso specifico nel processo decisionale, rendendo più difficile per i team bloccare cambiamenti sgraditi.
Una mossa strategica che arriva proprio mentre il campionato si prepara alla più grande rivoluzione tecnica degli ultimi anni, con nuovi regolamenti per power unit e telaio che prevedono l’abolizione del DRS, l’introduzione dell’aerodinamica attiva e una componente elettrica del motore raddoppiata.
Un compromesso tra visioni diverse
L’accordo rappresenta un equilibrio faticoso tra visioni differenti del futuro della Formula 1. Liberty Media prosegue nell’espansione commerciale del brand, la FIA ottiene maggiore autorità e risorse per gestire un campionato sempre più complesso e globale, mentre i team cercano di mantenere la propria influenza in un sistema che tende a centralizzare il potere.
«Questo accordo garantisce alla Formula 1 la migliore posizione possibile per continuare a crescere in tutto il mondo», ha sottolineato Domenicali, ringraziando Ben Sulayem e tutti i team per la collaborazione.
Il risultato è un documento che garantisce cinque anni di stabilità, con tutti i protagonisti che hanno ottenuto qualcosa ma nessuno che ha vinto su tutta la linea. Un compromesso necessario per affrontare la transizione verso una nuova era, in un momento storico in cui la Formula 1 è sempre più un colosso commerciale e culturale, con un calendario che conta 24 gare e ascolti da record tra il pubblico giovane.