Riportare in Italia i Mondiali di Atletica leggera dopo 50 anni. Questo uno degli obiettivi di Stefano Mei, presidente della Fidal, che vorrebbe un grande evento nel Paese per sottolineare la stagione d’oro dell’atletica tricolore.
Dopo la delusione per la candidatura persa nel 2027 (con l’edizione che si terrà a Pechino), Roma punta ora a candidarsi per il 2029 o il 2031, candidatura per la quale il presidente della World Athletics, Sebastian Coe, ha già espresso il suo sostegno.
Un impegno che si inserisce nel momento d’oro che l’atletica italiana sta vivendo, con l’eredità positiva degli Europei casalinghi del 2024 che si sono conclusi con l’Italia prima nel medagliere, nonostante alcune polemiche sul fronte organizzativo.
«Stiamo vivendo un periodo straordinario. Se guardiamo ai risultati di Tokyo, dove siamo arrivati secondi nel medagliere dell’atletica, battendo paesi come Cina e Gran Bretagna, è un traguardo che testimonia i progressi fatti, soprattutto considerando la differenza in termini di bacini di utenza e risorse», ha spiegato il numero uno della Fidal in una lunga intervista rilasciata a Italia Oggi.
La ricetta Fidal: potenziare l’ecosistema dell’atletica
Mei ha aggiunto che uno degli aspetti cruciali di questo successo è l’aumento degli investimenti per la preparazione olimpica. «La Fidal riceve da Sport e Salute circa 12 milioni di euro all’anno, con 5,1 milioni destinati all’alto livello. Quest’anno, però, abbiamo deciso di aumentare gradualmente lo stanziamento, arrivando a 8,5 milioni. Non si tratta solo di fondi diretti agli atleti, ma di potenziare l’intero ecosistema che li supporta, dalla prevenzione alla formazione di tecnici e professionisti qualificati».
Il sistema di supporto alle società è stato recentemente riformato, con un focus sul merito, è stato infatti introdotto «un meccanismo che premia le performance – ha aggiunto il presidente -. 150 società sono premiate in base alla loro posizione in classifica, con la prima che riceve 40.000 euro, la centocinquantesima 1.500. È un sistema meritocratico, che non si basa su criteri arbitrari».
Mei ha poi sottolineato il crescente successo del movimento giovanile in Italia, con una particolare attenzione all’incremento delle seconde generazioni: «Lo spirito di emulazione è fondamentale. Quando hai campioni come quelli che abbiamo oggi, i ragazzi si avvicinano all’atletica con entusiasmo. Inoltre, durante la pandemia, l’atletica è stata una delle poche discipline praticabili all’aperto, e questo ha avuto un impatto positivo, portando molti genitori a far praticare questo sport ai propri figli».
Mei, Fidal «La generazione figlia di Tokyo è la squadra azzurra più forte di sempre»
Riguardo agli Europei di Roma del 2024, nonostante le difficoltà organizzative e le polemiche sul numero di spettatori, Mei ha valutato l’esperienza complessivamente positiva. «Nonostante le difficoltà legate al cambiamento dei governi e le risorse limitate per la promozione, l’entusiasmo intorno allo stadio e le ottime performance televisive ci permettono di considerare l’edizione come un successo».
Tornando sul tema dei ospitare i Mondiali, Mei ha ribadito: «Abbiamo perso l’opportunità per il 2027, ma ci riproveremo, che sia per il 2029 o il 2031. Sebastian Coe ha espresso il suo supporto per Roma, e sarebbe un peccato non sfruttare questa occasione, soprattutto dopo l’esperienza positiva degli Europei. Riportare i mondiali in Italia, dopo quasi 50 anni, sarebbe un sogno».
Eventi sportivi in Italia: resta il nodo degli impianti
Quando si parla di grandi eventi sportivi in Italia il tema è sempre lo stesso: l’annoso delle infrastrutture. «Il nostro problema principale sono gli impianti al coperto – ha osservato il presidente –. Se guardiamo alla Spagna, che un tempo era in una situazione simile alla nostra, ora ha almeno 10-12 impianti multisport, mentre noi ne abbiamo uno o due al massimo. Non solo, le dimensioni degli impianti spesso non rispettano gli standard, come nel caso delle piste troppo corte a Parma o Napoli. È un problema su cui stiamo lavorando con il Ministero e Sport e Salute».
Infine, riguardo al forte legame tra sport e forze armate in Italia, Mei ha commentato positivamente il sistema, ma ha sottolineato la necessità di alternative: «Il sistema è perfettibile, ma offre opportunità a molti atleti, che possono concentrarsi sullo sport senza preoccupazioni economiche – ha precisato il numero 1 di Fidal -. Stiamo lavorando attivamente con le università, le associazioni datoriali e i sindacati per creare programmi di carriera duale, che permettano agli atleti di conciliare sport, studio e lavoro. In Fidal investiamo anche 2 milioni di euro in contratti diretti per i nostri atleti, e il nostro obiettivo è aumentare il numero di tesserati. L’atletica ha un grande valore sociale: è uno sport accessibile, economico e benefico per la salute».