Mei, Fidal «La generazione figlia di Tokyo è la squadra azzurra più forte di sempre»

Il presidente della federazione di atletica leggera traccia il punto in vista degli Europei indoor di Apeldoorn, evidenziando la necessità di investimenti sull’impiantistica per sostenere il movimento.

Mei atletica
in partenza gli europei indoor
Stefano Mei (Photo by: Fama / FIDAL)

Un movimento in rampa di lancio. L’atletica leggera si sta sempre più consolidando come una realtà di primo piano nel panorama sportivo del Belpaese, con una nuova generazione che cresce alle spalle dei campioni di Tokyo 2020.

È con queste rosee premesse che la squadra azzurra si prepara per gli Europei indoor di Apeldoorn, puntando a un ulteriore step di crescita fondamentale in vista dei prossimi appuntamenti, con un occhio di riguardo ai Giochi Olimpici.

«Sarà una bella trasferta; non faccio pronostici numerici, tanto se ci azzecco è sempre merito di atleti e tecnici, come è vero, sennò è colpa mia – ha dichiarato Stefano Mei a Il Messaggero -. Ma è una bella squadra, 39 ragazzi, 20 uomini 19 donne, la parità è venuta naturalmente, e questo succede sempre più spesso, senza bisogno di “quote rosa”».

Mei atletica: la Generazione Tokyo

La pattuglia oltre ad essere nutrita in termini quantitativi vede dei nomi di primo piano, competitivi nelle rispettive specialità ai massimi livelli e soprattutto progetti di campioni con lo sguardo rivolto verso il futuro.

«La Doualla, la Castellani, la Valensin, Inzoli, Sioli e tanti, tantissimi altri. Per non dire poi dei giovani veterani, come Furlani o la Iapichino. Erano bei tempi quelli di Mennea e Simeoni: questa atletica mi pare ancora migliore, è più “sparpagliata” no?». 

La diffusione del talento così capillare e radicata è senza precedenti nel contesto italiano, ed è figlia della visibilità che ha conseguito l’atletica a Tokyo, allargando la base di praticanti in maniera sostanziale.

«A Tokyo abbiamo esagerato con 5 ori e 10 finalisti dopo il nulla da cui venivamo. C’è stato un impatto mediatico che nemmeno ai tempi di Mennea e Simeoni. E i ragazzini, che già per via del Covid potevano fare solo atletica, hanno molto allargato il reclutamento. Tutto quell’oro è stato come vincere al Superenalotto quanto a promozione, e i risultati si stanno vedendo con le prestazioni che ottengono questi che io chiamo la “Generazione Tokyo”».

Mei atletica: il tema dell’impiantistica e il successo degli Europei di Roma

I risultati sono straordinari specie se rapportati al contesto del Paese, che soffre ancora una carenza di educazione sportiva adeguata e soprattutto non dispone delle infrastrutture necessarie ad un’adeguata promozione dell’attività sportiva.

«Senza la scuola, senza la cultura sportiva che hanno gli anglosassoni, un miracolo, e, aggiungo io, senza impianti; a cominciare dalle palestre, la base. Ma l’impiantistica costa: capisco i politici, forse lo farei anche io. Qui si è costretti a navigare a vista, l’impiantistica chiede costi, programmazione. Ce ne occupiamo solo quando organizziamo grandi eventi, Roma ’60, Italia ’90».

Investire nell’impiantistica per l’atletica avrebbe ricadute positive anche per tutti gli altri sport, considerando la versatilità delle infrastrutture. Ne è la prova lo Stadio dei Marmi, dalla cui ristrutturazione si trarrà beneficio anche in vista degli Internazionali di Roma

 «Sia chiaro: è uno stadio di atletica, lo abbiamo appena ristrutturato, pista e luogo attraenti come abbiamo visto per gli Europei di Roma. L’atletica è la base; su un campo di atletica, si possono fare quasi tutti gli altri sport, anche il tennis. Siamo generosi: se hanno bisogno di spazio, ma dell’atletica resta.».

L’impianto era stato rinnovato proprio in vista degli Europei di Roma, un grande successo sia sul fronte organizzativo che dal lato sportivo, con forti risposte sia dal pubblico in loco ma anche sul fronte televisivo.

«Sa che gli Europei di Roma sono stati lo spettacolo più televisto dell’anno? Eppure una sessione dura 4 o 5 ore, ci sono tempi morti che sembrano il contrario della cultura di oggi, quella degli highlights che è tipica dei giovani, però l’atletica l’hanno guardata perché è bella e batte la cultura dello studio sul Bignami, della scorciatoia».

Lo sport più globale di tutti e il tema delle elezioni di CIO e CONI

Secondo il dirigente il valore dell’atletica risiede anche nel suo carattere globale, nella capacità di essere al passo con i tempi e rappresentare i mutamenti sociali in atto nel Paese e in generale nel globo.

«L’Italia multietnica. Noi non siamo razzisti, semmai c’è la paura della novità, che bella l’immagine che dà l’atletica di questa Italia che sta cambiando. E’ lo sport più globale di tutti: 37 Paesi a medaglia a Parigi, chi può vantarsi di questi numeri?». 

Infine, una chiosa sul tema della lettera a supporto di Malagò, condivisa da Mei: «Io l’ho firmata. Penso che se c’è una legge vada rispettata, ma che se pensi che sia sbagliata devi manifestarlo».

Una battuta anche sulle elezioni del CIO, che si terranno a fine marzo ad Atene, in cui emergerà il sostituto dell’attuale presidente Thomas Bach. La preferenza va per il presidente di World Athletics: «Tifo Sebastian Coe, ovvio».