Il mondo dello sport al fianco di Malagò.La maggioranza dei presidenti delle federazioni sportive avrebbe manifestato il proprio sostegno alla richiesta di modifica della legge attuale per permettere al presidente di candidarsi per un quarto mandato alla guida del Coni.
L’iniziativa, come riporta La Gazzetta dello Sport, è stata promossa da Sergio D’Antoni, presidente del Comitato regionale siciliano del Coni, che ha messo nero su bianco un appello al governo, anche se non è ancora chiaro il numero esatto di firmatari della lettera.
Appello Malagò: la reazione di Abodi
Nella lettera, diffusa nella tarda mattinata di ieri, vengono evidenziati i «risultati incredibili» ottenuti dall’Italia nello sport, con particolare riferimento ai Giochi Olimpici, attribuendone una parte importante al ruolo del Coni
I firmatari chiedono che «le regole per l’elezione degli organismi sportivi valgano per tutti i soggetti dell’ordinamento sportivo, compreso il Coni nazionale e regionale». Un chiaro riferimento alla normativa che impone un limite ai mandati del presidente del Coni e che, se non modificata, impedirà a Malagò di ricandidarsi.
Il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, intercettato subito dopo la diffusione della lettera, ha commentato: «Non mi è ancora arrivato nulla. Peraltro una lettera sul terzo mandato non mi sembra una novità, io cerco novità». Il mondo sportivo unito su questo tema? «Il mondo sportivo è molto più di 43 presidenti».
Un modo per ridimensionare l’iniziativa, sottolineando che la lettera non sintetizza il pensiero dell’intero universo sportivo nazionale. E che ha effettivamente portato alla luce l’effettiva rappresentatività del documento.
Appello Malagò: il giallo sul numero dei firmatari
In effetti, inizialmente la lettera riportava infatti la firma di 43 presidenti su 50 federazioni, escludendo tre enti pubblici (Aci, Aeroclub d’Italia e Tiro a segno), oltre a due parlamentari presidenti di federazioni, Paolo Barelli (Federnuoto) e Maurizio Casasco (Medici Sportivi).
Assente nella lista dei presunti firmatari anche Angelo Binaghi, presidente della Federtennis e padel, da sempre oppositore di Malagò, insieme al presidente della federazione Taekwondo, Angelo Cito.
Nel pomeriggio, però, la situazione è cambiata. Secondo alcuni, la reazione di Abodi ha spinto diversi presidenti a fare un passo indietro. Tra questi, Giuseppe Manfredi (Federvolley), Sabatino Aracu (Federazione sport rotellistici), Claudio Ponzani (Sci nautico), Fabrizio Bittner (Pentathlon moderno) e Luigi Mazzone (Scherma).
Non essendo previste firme fisiche, alcuni hanno dichiarato di non aver espresso un consenso pieno. D’Antoni, di fronte alle defezioni, ha cercato di smorzare le polemiche: «Alcuni mi hanno detto ora che il loro consenso non era pieno o esplicitato: non voglio polemizzare, avrò capito male».
Appello Malagò: l’apprezzamento del presidente
Chi invece non ha avuto esitazioni è Gianni Petrucci, presidente della Federbasket ed ex numero uno del Coni, che ha confermato il proprio sostegno all’iniziativa: «Condivido il testo della lettera, ho il diritto di esprimere le mie idee sulle leggi».
Intanto, da Francoforte, dove si trovava per l’assemblea del Coe (Comitati olimpici europei), Giovanni Malagò ha seguito l’evolversi della vicenda, ribadendo di essere estraneo all’iniziativa.
Il presidente non ha comunque nascosto la propria soddisfazione per il sostegno ricevuto: «Non so se questa lettera cambierà le cose, ma a prescindere dalle pseudo-smentite che ci sono state sulla forma più che sulla sostanza, il fatto che tanti presidenti abbiano una certa opinione di me non può che rendermi felice».
Ha poi sottolineato che la questione non riguarda solo lui, ma anche sette presidenti di Comitati regionali, penalizzati dalla normativa: «Parliamo di volontari eletti democraticamente, che non siano equiparati ai presidenti federali è un’autentica ingiustizia».
Gli scenari futuri: proroga come opzione di compromesso
Nonostante il clamore, la possibilità che la legge venga modificata appare remota. Secondo molti, la lettera è arrivata fuori tempo massimo e il governo non sembra intenzionato a intervenire per permettere a Malagò di ricandidarsi.
L’unica ipotesi ancora in gioco potrebbe essere una proroga del mandato fino alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, ipotesi che potrebbe essere favorita da un possibile incontro tra la premier Giorgia Meloni, il presidente del Cio, Thomas Bach, e lo stesso Malagò. Ma il tempo stringe e, mentre il dibattito prosegue, i potenziali candidati alla successione iniziano a mobilitarsi.