NBA, ritardato lo sbarco in Europa: la lega non vedrà la luce prima del 2027/28

Rispetto alle precedenti indiscrezioni, che vedevano la lega statunitense pronta ad approdare nel Vecchio Continente già nella stagione 2026/27, i tempi si dilatano di almeno un anno.

NBA Europa inizio
lavori in corso
Image credit: LBA

L’Europa non è vicina come si credeva. La creazione di una lega professionistica NBA nel Vecchio Continente resta un progetto concreto, anche se rispetto alla tabella di marcia slitta la realizzazione.

A marzo, la NBA e FIBA hanno annunciato una collaborazione per esplorare la nascita di una nuova competizione europea, con il debutto che sembrava essere prefissato per la stagione 2026/27.

NBA Europa inizio: l’annuncio di Silver

Nonostante i lavori siano in corso, i tempi non saranno brevi, ha confermato il commissioner Adam Silver durante un evento NBA Cares ad Oklahoma City, come riporta l’Associated Press.

«Parliamo di anni, non di mesi – ha precisato Silver -. Siamo almeno a un paio d’anni dal lancio. Sarebbe un’impresa enorme. E se da un lato vogliamo procedere con decisione, dall’altro è fondamentale confrontarci con tutti gli stakeholder coinvolti: le leghe esistenti, le squadre, i giocatori europei, le emittenti, i partner di marketing. C’è ancora molto lavoro da fare».

Arriva dunque un’apertura al dialogo con l’Eurolega, la massima competizione continentale per club. Nonostante l’ipotesi di collaborazione sia attualmente sul tavolo, Silver ha precisato che le discussioni sono in fase embrionale e la natura esatta del potenziale rapporto resta da definire.

NBA Europa inizio: la struttura e gli obiettivi della competizione

L’idea della lega statunitense è quella di creare una competizione composta da 16 squadre, che andrebbe a integrarsi nel panorama cestistico continentale, con le squadre partecipanti che continuerebbero a giocare nei rispettivi campionati nazionali. 

Il progetto prevede membri un sistema di accesso misto: si pensa a 12 membri permanenti – da individuare tra formazioni già esistenti e nuove realtà – affiancato dalla possibilità per quattro squadre di conquistare la partecipazione per meriti sportivi.

Già lo scorso gennaio, in occasione degli NBA Paris Games, Silver aveva spiegato gli obiettivi della lega europea: «L’intento è quello di portare il livello di professionalizzazione del gioco a uno standard superiore, creando al contempo un’opportunità commerciale più ampia». 

NBA Europa inizio: commercializzazione e modello di governance

Il focus oltre che sul piano tecnico sarebbe in particolare verso una maggiore monetizzazione dell’audience della pallacanestro in Europa, con i club che faticano a trovare un equilibrio economico.

Allo stesso tempo, si tratta di un’importante opportunità di business per i proprietari delle franchigie: «Puntiamo a generare maggiori introiti per i club europei e al contempo espandere il marchio NBA e, di conseguenza, generare valore per gli investitori americani».

Il modello di governance sarebbe infatti ispirato a quanto già sperimentato con la WNBA, con i proprietari delle franchigie nordamericane a detenere il 50% delle quote della lega, mentre l’altra metà sarebbe in capo ai club europei con licenza permanente.

Le tempistiche del progetto

In occasione della conferenza stampa che ha preceduto Gara 1 delle Finals NBA, Silver ha ribadito che questa espansione rappresenterebbe un’estensione naturale del brand: «Crediamo ci sia l’opportunità di servire meglio i tifosi europei. Non è una critica alla pallacanestro europea: molti degli MVP internazionali provengono proprio da lì e il livello è altissimo. Ma riteniamo ci sia ancora spazio per crescere e offrire un’esperienza migliore ai fan».

La realizzazione di questa lega comporta sfide notevoli e richiede il coinvolgimento di molteplici attori. «Vedo la creazione di una lega in Europa come una forma di espansione», ha aggiunto. 

Silver ha aggiunto che i proprietari delle franchigie NBA discuteranno i prossimi passi a luglio, ma ha ribadito che si tratta di un percorso che richiederà tempo, per via della complessità della macchina organizzativa da mettere in piedi e del profondo impatto che avrà sul panorama cestistico continentale.

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