Coni, rush finale per la presidenza: Carraro riflette, Pancalli rilancia

Corsa contro il tempo per la presidenza del Coni: tra incertezze legali, manovre politiche e candidature in bilico. Carraro riflette, Pancalli si propone come figura di sintesi: ecco i candidati.

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Mancano poche ore alla scadenza ufficiale delle candidature per la presidenza del Coni — fissata per il 5 giugno alle ore 14 — e il quadro resta incandescente. Al centro della scena, tra incertezze giuridiche e tensioni politiche, c’è Franco Carraro, il grande ex che potrebbe rientrare in gioco.

Il suo nome, a un passo dal gong, divide e catalizza, mentre intorno si muovono gli altri protagonisti della corsa, da Luca Pancalli a Luciano Buonfiglio, passando per outsider come Thermes, Macchiarola, Checcoli e Iannelli.

Carraro: la variabile più ingombrante

Il nome che più agita la vigilia è quello di Franco Carraro. L’ex presidente del CONI (1978-1987), oggi 85enne, si dice ancora in fase di riflessione, ma il suo silenzio sembra più strategico che incerto.

A bloccare – o almeno a frenare – una sua eventuale candidatura è un parere ministeriale firmato da Andrea Abodi, ministro per lo Sport, secondo cui non sarebbe candidabile. Facendo riferimento alla riforma introdotta nel 2004, chi ha già svolto tre mandati non può ricandidarsi. Un’interpretazione che, tuttavia, molti giuristi ritengono inapplicabile al caso Carraro, poiché la sua esperienza si è conclusa ben prima della riforma.

Tuttavia, il parere del ministro Abodi getta ombre pesanti sulla possibilità. «Il presidente del Coni non può svolgere più di tre mandati, – ha dichiarato a Il Corriere dello Sport, lasciando poco spazio a una lettura permissiva. – Ogni cosa ha il suo tempo» E sul piano politico, le sue parole sono apparse ancor più nette.

Un’affermazione che Carraro ha vissuto come una forzatura politica, confermata anche dalla richiesta anticipata di parere avanzata proprio da Giovanni Malagò, attuale presidente uscente del CONI, in vista della candidatura di Buonfiglio.

«Continuo a riflettere», ha dichiarato Carraro all’ANSA, lasciando aperto ogni scenario. Ma dietro al dubbio giuridico si cela un confronto politico molto più ampio. La sua candidatura rappresenterebbe un’alternativa potente tanto all’area istituzionale che sostiene Luca Pancalli, quanto a quella federale che guarda a Luciano Buonfiglio, presidente della Federcanoa.

In particolare, Carraro raccoglierebbe i voti di chi cerca un presidente di sistema, esperto e capace di dialogare trasversalmente, ma che non sia né un’eredità di Malagò né un’espressione diretta del governo.

Pancalli: «Non sono il candidato della politica, ma parlo con tutti»

Tra i candidati dichiarati, Luca Pancalli è il nome che meglio incarna un’idea di rinnovamento nel solco dell’esperienza. Ex atleta paralimpico, già presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), ha chiarito fin da subito che la fusione tra CONI e CIP non rientra nel suo programma: «Se qualcuno dice questo per sminuirmi, – ha dichiarato a Il Corriere dello Sport – vuol dire che non ha altri argomenti».

A chi lo accusa di essere il candidato della politica, Pancalli risponde con pragmatismo. «La politica non è un insulto, – dice. – L’indipendenza del CONI va tutelata, ma dialogare con le istituzioni è fondamentale. Il mio è un approccio fatto di ascolto e condivisione, non di imposizioni. Non siamo cardiochirurghi: serve realismo, responsabilità e visione».

La sua visione punta alla “normalizzazione” dello sport italiano, con una gestione trasparente e partecipativa, dove il Consiglio Nazionale torni a essere un vero parlamentino sportivo. Pancalli propone un metodo: apertura al dialogo, condivisione, valorizzazione del territorio e attenzione ai cambiamenti del sistema sportivo dal 2018 in avanti.

«Lo sport non ha bisogno di fratture. Dobbiamo costruire con tutti, nessuna componente deve sentirsi esclusa, – afferma Pancalli, sottolineando la necessità di superare contrapposizioni ormai anacronistiche tra politica e sport.Il Paese è cambiato intorno a noi. Abbiamo nuovi interlocutori, nuove sfide. L’unanimità mi spaventa: serve un parlamentino dello sport dove si discute, anche con fermezza, per poi trovare una sintesi». 

Gli altri in lizza

Oltre a Carraro e Pancalli, rimane forte la candidatura di Luciano Buonfiglio, sostenuto da una parte importante del sistema federale e considerato l’erede designato da Malagò. Buonfiglio, però, rischia di vedersi eroso il consenso qualora Carraro confermasse la propria discesa in campo.

Più defilati, ma ufficialmente candidati, anche Ettore Thermes, Giuseppe Macchiarola, Mauro Checcoli e Carlo Iannelli, nomi che al momento non sembrano in grado di competere con i tre principali pretendenti.

Gli equilibri e i numeri

Il voto, previsto per il prossimo 26 giugno, coinvolgerà 81 aventi diritto. Sarà richiesta la maggioranza assoluta nei primi tre turni di votazione. Dal quarto in poi, vincerà chi otterrà più voti.

La presenza – o assenza – di Carraro potrebbe rimescolare completamente le alleanze. Un suo ingresso in corsa potrebbe togliere consensi sia a Buonfiglio sia a Pancalli, oppure favorire uno dei due dividendo l’opposizione.

Se c’è una certezza in questa vigilia, è che il CONI è tutt’altro che marginale nel panorama istituzionale italiano. Il braccio di ferro tra politica, autonomie federali e grandi ex dirigenti dimostra quanto la posta in gioco sia alta.

La sfida per la presidenza si annuncia carica di significato, ma anche di tensioni. L’unico verdetto che conta, però, arriverà dalle urne. E stavolta, nessuno potrà dire che non ci sia una fila per raccogliere l’eredità di Giovanni Malagò.