America’s Cup 2027, il governo prende tempo: slitta il Decreto Sport

Attesa la nomina del commissario e il via libera agli investimenti: Napoli potrebbe diventare una zona franca come Valencia nel 2010.

America's Cup
Slitta il decreto Cup
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L’organizzazione dell’America’s Cup 2027 parte con qualche incertezza di troppo. A meno di due anni dalla storica edizione che vedrà per la prima volta l’Italia ospitare la più prestigiosa regata velica al mondo, il governo chiede tempo. Il decreto Sport, che dovrebbe delineare la governance dell’evento e sbloccare i fondi pubblici necessari, non approderà in Consiglio dei ministri prima di metà giugno, slittando rispetto al cronoprogramma iniziale.

Il provvedimento – atteso anche per introdurre la cosiddetta norma “sblocca-stadi”, utile all’avvio dei cantieri per l’Europeo di calcio 2032 organizzato con la Turchia – è ancora in fase di limatura. Sul tavolo del Cdm c’è infatti un’agenda fitta: dalla legge sulla concorrenza alla riforma fiscale contenuta nel decreto Omnibus.

L’America’s Cup, con i suoi potenziali benefici economici e turistici per il Mezzogiorno, resta comunque una priorità del governo, che punta a chiudere il pacchetto normativo entro le prossime settimane.

Il nodo governance

La prima decisione attesa riguarda la nomina del commissario straordinario. Il nome più accreditato è quello del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, già commissario per la riqualificazione di Bagnoli. Proprio quest’area, una volta simbolo dell’industrializzazione e oggi oggetto di bonifica, ospiterà il rimessaggio delle imbarcazioni. Il commissario avrà il compito di coordinare i lavori in loco e di dialogare con la cabina di regia governativa a Roma.

Manfredi ha dichiarato che il Comune dispone di 131 milioni di euro, ma ha sottolineato la necessità di norme speciali per sbloccare gli investimenti e accelerare i lavori, chiedendo “meno vincoli” per garantire tempi certi.

Le risorse in campo

Il governo dovrà anche chiarire l’entità degli investimenti pubblici. L’asticella si alza: serviranno almeno 100 milioni di euro solo per l’organizzazione della regata. A questi si aggiungono i fondi già stanziati per la bonifica di Bagnoli – 1,2 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione previsti dal recente decreto Coesione – che saranno ricalibrati per dare priorità agli interventi sui pontili e sulle infrastrutture portuali.

Napoli come zona franca

Tra le ipotesi più suggestive, prende corpo l’idea di replicare il modello Valencia. In occasione dell’edizione 2010 della Coppa America, la città spagnola beneficiò dell’istituzione di una tax free zone, che contribuì a stimolare investimenti privati e rilanciare l’economia locale. Anche Napoli potrebbe diventare una zona franca temporanea, in grado di attrarre sponsor, cantieri navali e operatori internazionali legati al mondo della vela e del turismo di alto profilo.

La sfida, ora, è stringere i tempi. La 38ª edizione della Louis Vuitton Cup – l’evento preliminare che assegna il diritto a sfidare il detentore dell’America’s Cup – richiederà mesi di preparazione e una macchina organizzativa efficiente.

Napoli guarda al mare con ambizione, ma serve che il vento – almeno quello istituzionale – cominci finalmente a soffiare nella giusta direzione.

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