Bianchedi scioglie le riserve: «Sono pronta a guidare il Coni»

L’ex vicepresidente del movimento olimpico italiano si dichiara pronta a raccogliere l’eredità del presidente attuale Giovanni Malagò: sarebbe la prima donna a guidare l’ente.

Bianchedi Coni
elezioni in vista
Diana Bianchedi (Credit image: CONI)

Si accende la partita per il dopo-Malagò. Oltre ai tre candidati che hanno ufficialmente annunciato la loro discesa in campo, spunta un quarto nome di peso tra coloro che ambiscono alla presidenza del Coni.

Alla corsa si aggiunge l’ex vicepresidente Diana Bianchedi, che conferma in prima persona di sentirsi pronta per compiere questo passo e assumere le redini dello sport italiano in vista dell’appuntamento di Milano Cortina 2026.

Bianchedi Coni: il coronamento di un percorso di eccellenza

Alla base della decisione maturata un lungo percorso formativo che l’ha portata ad acquisire le competenze e lo standing necessario per guidare l’istituzione cardine del movimento olimpico azzurro.

«Mi preparo da tanto: sono stata una delle prime studentesse-atleta quando ancora non esisteva la parola “dual career” e la più giovane vicepresidente del Coni ben 24 anni fa – ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport , sono tornata in Consiglio in rappresentanza degli atleti, da medico mi sono sempre occupata della loro salute e della lotta al doping, da otto anni mi occupo dell’organizzazione dei Giochi che per ogni atleta è un po’ la sublimazione di un percorso. Per cui dico sì, sono pronta perché ho tanta esperienza alle spalle»

Pur sentendosi pronta, la conferma definitiva della sua presenza non è ancora scontata, considerando anche l’attenzione verso le dinamiche istituzionali, con il presidente in pectore Malagò che proprio oggi comunicherà alla giunta del Coni le sue volontà.

«Poi ci vuole il giusto contesto, sono molto attenta ai momenti e alle istituzioni, ci sono anche degli incontri già previsti di Malagò con gli altri presidenti e il suo Consiglio Nazionale, quindi oggi posso dire che io mi sono preparata, da tanto tempo»

Bianchedi Coni: cambiamento epocale

Il cambiamento sarebbe epocale in quanto l’ex schermidora sarebbe la prima donna a guidare il Coni, anche se lei tiene molto a rimarcare la necessità di una valutazione che prescinda da questo e che si basi esclusivamente sul curriculum.

«Mi dispiacerebbe sapere di essere stata scelta perché donna, preferirei essere la prima campionessa olimpica donna presidente del Coni: io non ho meriti per essere una femmina, mentre per quegli ori ho faticato tanto, così come per laurearmi in Medicina mentre facevo i Giochi o aver fatto due figli mentre ero vicepresidente del Coni senza saltare mai una Giunta. Queste sono le cose di cui vado fiera». 

La sua ascesa andrebbe a replicare quanto avvenuto all’interno del Comitato Olimpico Internazionale, che con Kirsty Coventry che rimpiazza il vertice uscente Thomas Bach ha eletto la prima presidente donna.

«Alla base di tutto ci deve essere le giusta preparazione: Coventry è una donna, ma è soprattutto una campionessa olimpica e ministro dello Sport in un Paese complesso come lo Zimbabwe, conosce alla perfezione questo mondo e ha ricoperto ruoli importanti nel Cio. Eleggerla soltanto perché donna sarebbe stato un boomerang. Oggi per fortuna vengono valutate le competenze, l’essere donna non è più un freno come in passato. Anche in Italia». 

Bianchedi Coni: la parità di genere nello sport

Sempre in tema di parità di genere, tra le prime decisioni del suo mandato l’ex nuotatrice ha incrementato la presenza femminile ai Giochi di Los Angeles 2028, che sarà superiore a quella dei colleghi uomini dopo che già a Parigi era stata raggiunta l’uguaglianza.

«Un lungo percorso, che ha portato prima all’Olimpiade “gender balance” di Parigi e adesso al sorpasso. Sono state cambiate le regole, il numero di discipline femminili è aumentato. Le Olimpiadi invernali in questo senso sono un filo indietro, ma con il 47% di atlete i Giochi di Milano Cortina saranno quelli che più si sono avvicinati alla parità». 

Nonostante i traguardi raggiunti siano significativi, restando da fare ancora forti passi per incrementare le donne nel mondo dello sport a tutti i livelli, con gli atleti che pur essendo il cuore del sistema ne rappresentano comunque solo una componente.

«È vero, qui parliamo di cose concrete. Il Cio ha fatto tanti progetti, più o meno grandi, per arrivare a questo cambiamento, ma c’è ancora da fare: i tecnici donne, ad esempio, a Parigi erano circa il 15%, bisogna lavorarci, serve tempo». 

L’esperienza di Milano Cortina: il tema della legacy

La sua elezione porterebbe al Coni una figura in grado di esprimere continuità rispetto ai Giochi di Miano Cortina 2026, grazie all’esperienza maturata come chief strategy planning and legacy officer in Fondazione. L’eredità dei Giochi è un aspetto fondamentale di cui la campionessa olimpica rimarca l’importanza.

«Io considero legacy tutto ciò che è scattato con la scintilla olimpica. Del resto se non sfruttiamo un’occasione così per ispirare una platea tanto ampia e lanciare certi messaggi perché dovremmo fare i Giochi? Io sono davvero convinta di poter cambiare la vita delle persone attraverso lo sport».

In questo senso, la Fondazione sta agendo su due direttrici parallele per assicurarsi un impatto a lungo termine della manifestazione a cinque cerchi. Un tema cruciale è quello dello stimolo alla pratica sportiva.

«Siamo focalizzati su due macroaspetti. Il primo è il more movement , concentrandoci sì sulle scuole e le città, ma anche sulla fascia 35-55 anni che è quella che fa meno attività: facciamo cose apparentemente piccole ma concrete, come creare spazi che favoriscano lo sport sui luoghi di lavoro. Il tutto puntando sull’inclusività e l’accessibilità, che io preferisco chiamare accoglienza»

Infine, un altro aspetto fondamentale dell’evento è il lascito sul territorio coinvolto in termini non solo infrastrutturali, ma anche a livello di benefici economico-sociali. Senza dimenticare gli atleti, una categoria per cui Bianchedi mostra una spiccata sensibilità.

«Il secondo riguarda lo sviluppo economico-sociale, con il progetto “Impact 2026” fatto con il premio Nobel Muhammad Yunus, l’inventore del microcredito, per favorire le aziende con una connotazione sociale. Poi la legacy per gli atleti, a partire dalla “dual career”, e ovviamente quella che riguarda gli impianti, come l’Arena di Verona accessibile, così come la metropolitana di Milano»