Aci, è diatriba legale: il caso Sticchi Damiani si risolverà in tribunale

Il presidente è stato fatto decadere dal governo attraverso un provvedimento che ne ha dichiarato invalida la quarta elezione: sarà il TAR del Lazio a esprimersi sulla vicenda.

Sticchi Damiani
disputa in corso
Angelo Sticchi Damiani (Credit image: ACI)

Non si placa lo scontro sull’Aci. Il governo ha commissariato l’Automobile Club d’Italia, annullando la quarta rielezione di Angelo Sticchi Damiani, che era stato confermato con il 90% dei consensi, attraverso un provvedimento incluso nel decreto “Emergenze-Pnrr” di febbraio. 

Al suo posto, come commissario straordinario, è stato nominato l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette. Ora, la parola spetta al Tar del Lazio, che il prossimo 19 marzo dovrà esprimersi sulla legittimità del commissariamento.

Sticchi Damiani – Gli aspetti legali della vicenda

La vicenda non è soltanto una questione burocratica e amministrativa, ma presenta anche implicazioni politiche di rilievo, poiché si inserisce in un contesto più ampio di tensioni e discussioni sul futuro assetto del Coni e, in particolare, sul ruolo di Giovanni Malagò.

Per bloccare Sticchi Damiani, come riporta Il Corriere della Sera, l’Esecutivo ha fatto riferimento alla legge 14 del 1978. In particolare, l’articolo 6 della norma stabilisce chiaramente che «la conferma non può essere effettuata per più di due volte». Un limite che, secondo il governo, Sticchi Damiani avrebbe superato con la sua quarta rielezione. 

Il diretto interessato, però, contesta l’applicabilità della norma all’Aci, sostenendo che la sua elezione non rientrerebbe nei casi previsti dalla legge. Esiste poi un altro precedente normativo: la legge 70 del 1975, che imponeva un vincolo più stringente, stabilendo che «i membri dei consigli di amministrazione degli enti pubblici […] possono essere confermati una sola volta». 

Un criterio che, tuttavia, è stato riconsiderato nel 1982 con l’introduzione della legge 621, la quale ha chiarito che tale disposizione non si applica nel caso di elezioni dirette. In altre parole, se a rieleggere un presidente è la base elettorale dell’ente, il limite ai mandati non si applicherebbe.

Il Tar del Lazio chiamato a dirimere la questione

Dunque, Sticchi Damiani può legittimamente tornare al suo posto? Secondo il diretto interessato, sì, poiché la sua elezione è stata il frutto di un voto espresso dalla base dell’Aci. Di parere opposto, invece, il ministro per lo Sport Andrea Abodi e l’intero governo, che sostengono che il caso dell’Aci sia diverso. 

Il punto è che l’Automobile Club d’Italia non dispone di un vero e proprio consiglio di amministrazione, ma di un consiglio generale. Inoltre, anche qualora si trattasse di una vera elezione, questa non sarebbe comunque sufficiente a eludere il principio secondo cui la presidenza dell’ente resta, in ultima analisi, una nomina politica. Sarà dunque il Tar a dover sciogliere questa intricata vicenda giuridica e amministrativa.

Restano aperti diversi interrogativi.Dal 1982 al 2000 l’ex presidente Rosario Alessi ha infatti potuto svolgere ben cinque mandati consecutivi senza alcuna contestazione.Allo stesso tempoi lo statuto dell’Aci prevede tutt’oggi che il presidente «può essere confermato» senza limiti, mentre l’ultima riforma ha imposto il tetto di tre mandati.

L’ente non ha tuttavia mai recepito questa disposizione, richiamandosi alla cosiddetta Melandri-bis. Dubbi e contraddizioni che rendono il caso Aci un nodo politico e giuridico tutt’altro che semplice da sciogliere.