Fidal, la rivoluzione Mei: tagli mirati, più investimenti e record di medaglie

Il presidente della Fidal, Stefano Mei, racconta la strategia che ha trasformato l’atletica italiana: spending review, investimenti mirati e un medagliere da record, con 14 podi agli Europei Under 20 di Tampere.

atletica-leggera-under-20
Strategia atletica
Image Credits: GRANA/ FIDAL FIDAL

L’atletica italiana vive un momento d’oro. Gli Europei Under 20 di Tampere hanno regalato alla Nazionale 14 medaglie, confermando il trend di crescita iniziato nel 2021 sotto la presidenza di Stefano Mei. Ma dietro al trionfo sportivo si nasconde un lavoro gestionale e finanziario che ha cambiato il volto della Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL).

Tagli mirati e investimenti strategici

Appena insediato, il 31 gennaio 2021, Mei ha avviato una profonda revisione della spesa federale.

«Ho fatto subito una spending review di circa 2 milioni – ha spiegato a Tuttosporteliminando consulenze e costi che non ritenevo funzionali per dirottare queste risorse sull’attività tecnica e sugli atleti di vertice».

Entrando nel dettaglio, queste risorse finanziano raduni, assistenza medica e fisioterapica, trasferte e logistica, con l’obiettivo di garantire agli atleti zero problemi organizzativi durante la preparazione e le competizioni. 

«Quando mi sono insediato il budget relativo ammontava a 4,5 milioni, – ha evidenziato a La Gazzetta dello Sport. – Subito dopo i Giochi di Tokyo lo abbiamo incrementato di 2, ora siamo a un totale di 8,5, quasi il doppio. Solo per gli imminenti Mondiali di Tokyo, con gli spostamenti di circa 200 persone, spenderemo mezzo milione». 

Il punto di svolta: Tokyo 2021

Per Mei, la rinascita dell’atletica italiana ha una data simbolo: le Olimpiadi di Tokyo 2021. «Vincemmo cinque ori: Stano e Palmisano nella marcia, la 4×100, Jacobs e Tamberi», ha ricordato a Il Giorno.

Quel risultato, senza precedenti nella storia dell’atletica italiana, ha generato una “spinta all’emulazione” che ha rafforzato il movimento, attirato nuovi talenti e reso più efficace il lavoro delle società di base. Anche in passato i talenti c’erano, ma serviva un sistema virtuoso per gestirli e sostenerli.

«La nostra condanna è vincere perché solo con le vittorie si riesce a fare proselitismo, – ha dichiarato a TuttoSport. – Negli altri Paesi del mondo la scuola è attenta a impiantare una cultura sportiva mentre da noi per problemi più che altro strutturali siamo indietro. Se invece di criticare i giovani per il fatto che stanno sui divani a giocare sui telefonini proponessimo loro spazi e luoghi adeguati che invogliano a fare sport forse avremmo altri numeri. Noi dobbiamo partire dalla fine, dai grandi risultati per avvicinare i giovani». 

Il ruolo delle società di base

Le quasi 2.900 società affiliate alla Fidal rappresentano la linfa vitale del movimento.

«Il grosso del lavoro, va ricordato, soprattutto a livello giovanile, lo fanno le società di base che sul territorio allenano e fanno crescere i giovani, – ha detto Mei. – Per non parlare del loro sforzo nel reclutamento. La Federazione deve essere brava a intercettare i migliori e gestirli al meglio. I nostri meriti non devono andare oltre».

Attualmente, la FIDAL supporta direttamente circa 150 società e intende ampliare il numero, rafforzando la rete di talent scouting e formazione.

«Le società di base, le Asd fanno un gran lavoro,– ha dichiarato. – Ne abbiamo 2890 e tutte fanno uno sforzo straordinario anche per la Federazione che deve gestire quasi 300 mila tesserati. Peraltro in aumento graduale e soprattutto tra i più giovani negli ultimi 4 anni».

Criticità strutturali e impiantistica

Se sul piano tecnico i progressi sono evidenti, restano irrisolte alcune criticità strutturali. La carenza di impianti sportivi scolastici è uno dei punti più deboli del sistema italiano.

«Dobbiamo sempre confrontarci con la atavica questione del rapporto con la scuola, – ha denunciato a Il Giorno.Da sempre in questo nostro meraviglioso e strano paese soffriamo di una carenza di impiantistica, troppe scuole una palestra non ce l’hanno. E’ una responsabilità che grava su tutti».

L’impiantistica è un problema anche nelle grandi città, come Milano.

«I nostri campi – ha detto a La Gazzetta dello Sportsono presidi di salute e sicurezza. Servono alla comunità, come si è visto durante il periodo del Covid, quando solo lì si poteva fare attività all’aperto. Ma costano, costano molto, anche nella loro gestione. L’augurio è che la politica lo capisca presto».

Bilancio di mandato e obiettivi futuri

A quasi quattro anni dalla sua elezione, Mei rivendica un primato storico: essere il presidente Fidal più vincente di sempre, con risultati mai raggiunti da nessuno dei suoi dieci predecessori.

«Direi che sono stati i 4 anni più prolifici in percentuale della storia dell’atletica italiana, – ha dichiarato. – Mai vinto così tanto. E fa ancora più impressione se si pensa agli 8 anni precedenti. Si vinceva abbastanza nelle gare giovanili ma poi mancavamo nella grandi manifestazioni a testimonianza che la Federazione difettava nella seconda parte di accompagnamento dei talenti. Noi abbiamo investito tantissimo perché Tokyo diventasse l’inizio di un nuovo ciclo e ci siamo riusciti».

L’obiettivo per il futuro è confermare la competitività internazionale e ampliare il numero di società sostenute direttamente dalla Federazione, senza perdere di vista il nodo impiantistica e il rapporto con la scuola, ancora lontano dagli standard dei Paesi più avanzati nello sport di base.