Giro d’Italia: per il ritorno a Milano occorrono 400 mila euro

Il Comune di Milano ha tempo fino a metà dicembre per candidarsi come tappa dell’edizione 2026 de Il Giro, assente dal capoluogo lombardo ormai dal 2021.

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l'impegno finanziario
Giro d'Italia, Gran Finale a Milano. Image credit: Gribaudi/Image Sport/Insidefoto

Un’assenza lunga quattro lunghe edizioni che potrebbe essere colmata a breve. Il Giro d’Italia potrebbe infatti includere nuovamente Milano tra le tappe del 2026, riportando così il capoluogo lombardo nella mappa della Corsa Rosa.

Può sembrare un paradosso per la città che ha dato i natali a Il Giro e che per 78 volte su 108 edizioni disputate ha visto la manifestazione concludersi proprio tra Piazza Duomo e Arena Civica, ma Milano è stata tra le protagoniste della Rosa nel 2021 per l’ultima volta.

Da qualche settimana però, il primo cittadino Beppe Sala, avrebbe avviato le interlocuzioni con Urbano Cairo, presidente RCS per far passare il Giro da Milano nel 2026.

Non una strada in discesa perché le città pretendenti ad ospitare il passaggio del Giro sono tante e il ruolo del capoluogo lombardo, complice anche la crescita di interesse da parte di Roma e delle sue istituzioni, non è più così centrale come in passato.

La Capitale ha infatti ufficializzato da poco che anche per il 2026 la tappa finale si terrà all’ombra del Colosseo, «come avviene per il Tour de France a Parigi», ha ribadito negli scorsi giorni Alessandro Onorato, assessore Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma.

Roma è stata dunque “scaltra” a raccogliere il testimone, che Milano ha lasciato cadere forse con troppa leggerezza, come città culto del ciclismo in Italia.

Giro d’Italia ritorno a Milano: le risorse necessarie

Per il Capoluogo lombardo è quindi tempo di giocare in rincorsa e, la prima questione da affrontare è di natura economica. Il Comune, secondo quanto riporta Il Giorno, deve reperire risorse per almeno 400 mila euro, che è quanto richiesto dagli organizzatori di RCS Sport per ospitare una tappa.

A questa cifra vanno aggiunte delle spese di gestione strettamente a carico del Comune, ossia lavoro extra per polizia locale e personale dell’Amsa (l’azienda che gestisce i rifiuti a Milano) pre e post passaggio de Il Giro.

Per contro una tappa della Rosa garantisce un indotto economico non indifferente, che può superare di slancio i 100 milioni (da Roma ne stimano anche il doppio per quanto riguarda il Gran Finale) e quindi compensare ampiamente le spese per ospitare la tappa.

Milano, conclamata meta turistica non più solo business oriented ma anche leisure da tanti anni ormai, non ha bisogno di cercare forme di indotto come città più provinciali magari ma, oltre al tema economico, c’è quello di immagine.

Tutto quello sport che non passa più da Milano

Come detto Il Giro, che nell’immaginario collettivo di generazioni di italiani e non solo, vedeva l’arrivo trionfale sotto le guglie del Duomo, non solo non si conclude più a Milano, ma non tocca il capoluogo lombardo neanche per una tappa crono.

L’interrogativo deve quindi porselo la giunta che guida la città; oltre al progressivo “allontanamento” dal ciclismo, Milano è fuori dai radar del tennis (mentre gli IBI a Roma registrano tassi di crescita a doppia cifra anno dopo anno) e ospitare – in tandem con Cortina – le Olimpiadi invernali, evento “unico” per definizione, non può di certo bastare.

Tornando a La Rosa, il Comune di Milano ha tempo fino a metà dicembre per dare una risposta a RCS Sport in merito alla presenza come tappa nella prossima edizione del Giro.

E chissà che “ripartire” dalle origini, non possa segnare un nuovo ciclo del capoluogo lombardo come epicentro dei grandi eventi sportivi.