Dopo cinque anni alla guida di Renault, Luca de Meo ha annunciato a sorpresa le sue dimissioni, effettive dal 15 luglio 2025. Il 58enne milanese lascerà il gruppo automobilistico francese per diventare direttore generale del colosso del lusso Kering.
Segna così un cambio di settore radicale: dall’automotive alla moda, dalle piste di Formula 1 alle passerelle di Gucci e Balenciaga.
Il ruolo di de Meo nella trasformazione di Alpine
Il suo addio rappresenta un passaggio di testimone significativo, che avrà inevitabili ripercussioni anche sul futuro di Alpine F1. È stato infatti proprio de Meo, subito dopo il suo insediamento nel luglio 2020, a volere il rebranding del team Renault F1 in Alpine, puntando a trasformare il marchio sportivo in un asset strategico per l’identità e la visibilità del gruppo.
La sua impronta sulla squadra è stata evidente, sia nella riorganizzazione dirigenziale — con numerosi cambi ai vertici, tra cui team principal e CEO — sia nelle scelte industriali, come l’uscita dal programma motori in vista del 2026 e l’affidamento delle power unit a Mercedes.
Inoltre, è stato de Meo a richiamare nel 2023 Flavio Briatore come consulente, affidandosi a figure di forte personalità e con esperienza nel paddock per rilanciare le ambizioni di Alpine, che dopo il quarto posto nel mondiale costruttori 2022 è scivolata sesta nelle stagioni successive. Dopo la recente uscita del direttore sportivo Oliver Oakes, si vocifera ora di un possibile ritorno in squadra di Steve Nielsen, ex FIA e già collaboratore di Briatore ai tempi della Benetton.
Un addio che apre interrogativi strategici
La dipartita di de Meo arriva in un momento cruciale, mentre Alpine è chiamata a rispondere alle difficoltà tecniche e prestazionali che ne hanno limitato le ambizioni in pista. Senza il suo principale sostenitore ai vertici di Renault, resta da capire quale sarà il futuro supporto politico, economico e strategico della casa madre al progetto F1.
Il timore, tra gli addetti ai lavori, è che l’uscita del manager italiano possa rallentare — o ridimensionare — l’impegno nel Circus, soprattutto se il successore dovesse avere priorità differenti.
A rassicurare, almeno in parte, è il presidente del consiglio di amministrazione Jean-Dominique Senard, che ha elogiato il lavoro svolto da de Meo e ha garantito continuità nella strategia Renaulution, il piano di rilancio voluto dal CEO dimissionario.
Tuttavia, la ricerca di un successore non sarà semplice. Il Cda ha avviato la selezione basandosi su un piano di successione già definito, ma i nomi in lizza sono molteplici e con profili molto diversi tra loro, dai candidati interni Denis Le Vot (Dacia), Fabrice Cambolive (Renault) e François Provost, a figure esterne come Maxime Picat (Stellantis) e Jérémie Papin (Nissan).
Formula 1: quanto costano gli errori? Red Bull e Alpine guidano la classifica dei danni
Alpine e Renault nel contesto di un’industria in crisi
Il tutto avviene in un contesto complesso per l’industria automobilistica europea. Il settore è sotto pressione per la transizione all’elettrico, con vendite in calo e margini ridotti. Proprio per questo, de Meo ha rappresentato una figura centrale nel riportare Renault su basi solide.
Sotto la sua guida, il gruppo ha registrato nel 2024 ricavi per 56,2 miliardi di euro (+7,4%) e un utile netto di 2,8 miliardi (+21%), con un margine operativo record del 7,6%. Risultati raggiunti grazie a un mix di riduzione dei costi, razionalizzazione dei volumi e successo di modelli come la Dacia Sandero, auto più venduta in Europa.
Ora spetterà al nuovo CEO proseguire su questa rotta e, soprattutto, decidere quanto e come Renault continuerà a investire in Formula 1. Alpine, marchio con grandi ambizioni ma risultati ancora incostanti, resta una pedina chiave nel posizionamento premium-sportivo del gruppo. Ma senza la protezione e la visione di de Meo, la sua centralità potrebbe vacillare.