Un’altra rivoluzione scuote la scuderia BWT Alpine F1 Team. Dopo l’ennesimo avvio di stagione deludente, il team di proprietà Renault cambia ancora guida: Flavio Briatore assume ufficialmente anche il ruolo di team principal, oltre a quello di consigliere esecutivo.
Una mossa drastica, avvenuta a seguito delle dimissioni, con effetto immediato, di Oliver Oakes, l’ex pilota e manager inglese chiamato appena un anno fa per risollevare la squadra.
Da Oakes a Briatore: la rivoluzione arriva dal vertice
La notizia è stata diffusa nella serata di martedì attraverso un breve comunicato della scuderia: «Alpine annuncia che Oliver Oakes ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di team principal. Le sue dimissioni sono state accettate con effetto immediato. Le responsabilità verranno assunte da Flavio Briatore, già Executive Advisor Alpine. Non verranno rilasciati altri commenti».
Ma dietro la formula diplomatica, si cela un terremoto interno. La scelta di Briatore di sostituire Jack Doohan con il giovane Franco Colapinto, fino ad oggi terzo pilota, avrebbe incrinato definitivamente i rapporti con Oakes, da tempo in disaccordo con le direttive imposte dal manager italiano.
La promozione di Colapinto sarà effettiva dal Gran Premio dell’Emilia-Romagna, e servirà a valutare l’argentino in vista del 2026.
Dichiara lo stesso Briatore: «Con una macchina migliorata e un campo di gara molto serrato, abbiamo bisogno di una valutazione chiara per massimizzare le nostre ambizioni nel 2026».

Briatore torna in F1, scelto da de Meo come consulente per il team Alpine
Un team in crisi: zero punti e instabilità
Il cambio al vertice arriva nel momento più critico per Alpine da quando ha assunto questa denominazione. Nelle prime gare del 2025, la scuderia ha raccolto solo 7 punti, tutti totalizzati da Pierre Gasly. Jack Doohan, invece, ha ottenuto come miglior piazzamento un 13° posto a Shanghai. Non bastano anche le due partenze al 14° posto in griglia (Australia e Miami) per fargli mantenere il posto. Bisogna considerare infatti che il team di Enstone è, insieme alla Haas, il team con più danni a livello monetario (con aggiornamento al Bahrein. N.d.R.).
In classifica costruttori, Alpine è penultima, lontanissima dal centro gruppo che aveva quasi agganciato nella seconda metà del 2024 grazie anche al podio ottenuto al GP del Brasile. Un’involuzione tecnica e sportiva che ha reso inevitabili decisioni drastiche.
A complicare il quadro, si aggiunge la cronica instabilità manageriale: dal 2021 a oggi si sono succeduti cinque team principal – l’ultimo, Oakes, era subentrato a Bruno Famin appena dieci mesi fa. Con Briatore, la squadra passa simbolicamente dal team principal più giovane (Oakes, 36 anni) a quello più anziano (Briatore, 75).
Briatore: il ritorno del “decisionista”
Il ritorno di Flavio Briatore al comando non è solo una notizia sportiva, ma un evento dal forte peso simbolico e finanziario. Il manager di Cuneo torna ufficialmente a capo di una squadra di Formula 1 dopo 15 anni di assenza, chiudendo il cerchio iniziato con lo scandalo del “Crashgate” del 2008 a Singapore.
Radiato allora dalla FIA e poi riabilitato dal tribunale di Parigi, Briatore era tornato nel paddock come consulente commerciale per la F1 dal 2022, e come consulente nominato direttamente da Luca De Meo, CEO del Gruppo Renault, nel 2024.
Il suo ritorno operativo a Enstone avviene in un momento delicatissimo, con l’intera struttura tecnica e sportiva da rifondare e con il regolamento 2026 alle porte.

Briatore: «Con Alpine puntiamo a vincere già nel 2026/27»
Alpine, tra ambizione e caos
Da Benetton a Renault, Briatore è stato protagonista di alcune delle pagine più gloriose – ma anche più controverse – della Formula 1 moderna. Sotto la sua guida, Michael Schumacher vinse due titoli mondiali, e Fernando Alonso altrettanti. Ora, però, l’ambiente è diverso.
Alpine appare una squadra divisa, attraversata da frizioni interne e cambi di direzione continui. La chiusura del programma motori F1 di Viry-Châtillon, il ricambio di dirigenti, la partenza di figure chiave come Laurent Rossi, sono segnali di un progetto in cerca d’identità.
Una cosa è certa: per il team di Enstone potrebbe essere l’ultima occasione per ritrovare la rotta. O l’ennesima rivoluzione senza costrutto.