Movimento in stato di grazia. Il tennis azzurro vive probabilmente il suo momento di massimo splendore nella storia, detenendo contemporaneamente Coppa Davis e Billie Jean King Cup, oltre a tre eventi di spicco organizzati sul territorio come Internazionali, ATP Finals e Coppa Davis ed esponenti di primo piano nel maschile e nel femminile.
Uno stato dell’arte inimmaginabile dieci anni fa, quando l’attuale presidente Angelo Binaghi ha mutato strutturalmente una federazione che necessitava di una profonda opera di ristrutturazione per tornare ad essere competitiva,
«Eravamo intorno al 10° posto tra le federazioni con circa 120 mila tesserati – ha commentato in un’intervista rilasciata a Tuttosport – Ora siamo il secondo sport con un milione di tesserati, siamo vicini al calcio per diffusione: siamo in un rapporto 5 a 6 con quello che viene considerato lo sport nazionale. Ebbene noi vogliamo raggiungerli, possiamo farlo. Anno su anno abbiamo 335 società nuove in più, supereremo il muro delle 4.500 società. In Italia una federazione media ha 330 società».
Binaghi crescita tennis: gli investimenti per i grandi eventi
Una parte fondamentale di questo successo sono gli investimenti, attuati coinvolgendo le istituzioni locali che hanno colto l’importanza del tennis per il territorio stanziando risorse cruciali per assicurarsi eventi di primo piano.
«Torino e il Piemonte investono 4,5 milioni per le Nitto ATP Finals, l’Emilia 3,5 per la Davis – ha commentato a Il Messaggero -. Per gli Internazionali, l’amministrazione Gualtieri ha accelerato tutto: per noi è un partner determinante che ci sta aiutando in un modo che non era mai successo».
Proprio la kermesse romana, che si sta svolgendo in questi giorni, è uno dei punti cardine della strategia della federazione, che attraverso un piano di ammodernamento e allargamento delle strutture ambisce a consolidarne il ruolo nel panorama internazionale.
«Il progetto di copertura del Centrale aiuterà anche altri sport a Roma: Diventa sempre più necessario. Spero e ci è stato detto che nei prossimi giorni il presidente di Sport e Salute, Mezzaroma, titolare della concessione dell’impianto, ci darà una buona notizia: di quelle determinanti e definitive. Procedendo con la tempistica utilizzata a Wimbledon, per non bloccare il torneo, credo che potremmo immaginare il campo coperto per il 2028, qualora ci fosse l’ok per partire».
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Nonostante gli interventi già effettuati, che hanno portato la grandezza del sito da 12 a 20 ettari, l’ambizione della federazione non si ferma qui e guarda già ai margini per una futura espansione.
«La copertura ci consentirà di uscire dal regime della deroga: oggi al Centrale mancano duemila posti per essere in regola. Piuttosto per accontentare la richiesta e prepararci al futuro dovremo pensare ad altre strutture provvisorie sulle piscine del Foro Italico del quale già ora abbiamo ristrutturato gli spogliatoi. Il Foro Italico è lungo e stretto, cerchiamo di allargarci dove possiamo. Guardiamo anche all’Olimpico: se vedete quello che fanno con l’impianto provvisorio a Miami avete un’idea».
L’obiettivo resta uno solo: quello di insinuarsi nel ristretto circolo dei Grandi Slam e parificare Roma ai quattro tornei più iconici del circuito. Il blitz fallito per lo spazio in calendario di Madrid non fa certo sopire la battaglia intrapresa da Binaghi.
«Inseguirò questo progetto fino a che avrò forza, fino all’ultimo giorno in cui sarò Presidente della FITP. Non ci sono regole scritte, c’è da superare un monopolio di 110 anni che lascia ai 4 tornei top la possibilità di assegnare il doppio dei punti ATP, che fa di ognuno di quei 4 un torneo 5 volte più ricco di un torneo come Roma che ha un impatto economico sul territorio di 700-800 milioni di euro. Il salto sarebbe, per l’Italia, fino ai 4-5 miliardi di euro».
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Gli investimenti per sostenere il vantaggio competitivo acquisito
Le risorse generate dal torneo vengono impiegate su molteplici capitoli di spesa, volti alla promozione e alla diffusione del tennis a tutti i livelli nel Paese, andando a sostenere ed alimentare il vantaggio competitivo che si è creato in questi anni.
«I soldi dei diritti tv che incassiamo li usiamo per comprarne altri e permettere a tutti gli italiani e non solo quelli ricchi di seguire in chiaro il tennis con Supertennis, il canale monotematico sportivo più visto in Italia. Dove transitano ogni giorno dell’anno 900 mila italiani almeno per un minuto. La seconda è insegnare lo sport ai ragazzi di tutti i ceti sociali, per cui spenderemo quasi 20 milioni di euro per portare la disciplina nella scuola dell’obbligo. L’anno scorso con un corso di 15 lezioni abbiamo insegnato tennis a 712 mila ragazzi, che altrimenti non l’avrebbero mai conosciuto».
Le altre aree di intervento riguardano in particolare le società, corpo intermedio fondamentale per veicolare il tennis a quante più persone possibili, che devono incrementare l’offerta di campi per soddisfare le esigenze dei nuovi tennisti.
«La terza linea è quella dell’abbattimento delle quote federali per cui ora una società sportiva non paga la quota. La quarta azione è sul versante degli impianti e delle strutture. Abbiamo troppa domanda di tennis e ci servono i campi per soddisfarla: di qui l’accordo con il credito sportivo per le società, hanno l’opportunità di avere i soldi senza spese a tasso zero e di fatto senza garanzia. Siamo uno sport sempre più popolare. Il tappo sono gli impianti: questo chiediamo al governo e alle amministrazioni che collaborano con noi».