Nike non trova la chiave di volta. Il gruppo statunitense di abbigliamento sportivo, ha chiuso i primi sei mesi dell’anno fiscale, terminati al 30 novembre, con un calo del 9% delle vendite e un crollo del 27% dell’utile netto.
Questi sono i primi risultati della compagnia sotto la guida di Elliott Hill, nominato ad lo scorso settembre, quando dopo la destituzione di John Donahoe è stato richiamato dalla pensione per risollevare l’azienda.
Donahoe nei quattro anni al vertice di Nike aveva introdotto una strategia considerata responsabile della perdita di capacità di innovazione e connessione con il mercato, fino ad essere allontanato dal quartiere generale dell’Oregon dopo una serie di performance negative.
Dopo pochi mesi dal ritorno di Hill, è ancora presto per imputare a quest’ultimo i numeri negativi, anche se per ora non si intravedono segnali positivi di ripresa, e l’esigenza di un cambio di marcia che diventa sempre più impellente.
Nike risultati 2024 – I numeri semestrali
L’azienda ha concluso il primo semestre, che ai fini del bilancio è partito a maggio per terminare a novembre, con vendite di poco inferiori ai 24 miliardi di dollari, rispetto ai circa 27 miliardi raggiunti nello stesso periodo dell’anno precedente.
Il margine operativo lordo nei primi sei mesi è sceso del 9%, arrivando ad attestarsi a quota 10,7 miliardi di dollari, mentre l’utile netto è precipitato del 27%, toccando i 2,2 miliardi.
«Dopo sessanta giorni dal mio ritorno con i miei colleghi, la nostra chiara priorità è rimettere lo sport al centro di tutto ciò che facciamo – ha dichiarato Elliott Hill -. Stiamo intraprendendo azioni immediate per riposizionare il nostro business, in modo da poter tornare a creare valore a lungo termine per gli azionisti, il nostro team è pronto e sono sicuro che Nike tornerà a essere Nike».
Nike richiama Elliott Hill: il veterano sostituisce il ceo Donahoe
Nike risultati 2024 – I dati del secondo trimestre
Limitando l’analisi al secondo trimestre, il quadro non appare migliore: nel periodo partito il primo settembre, le vendite dell’azienda sono diminuite dell’8%, toccando i 12,4 miliardi di dollari, mentre il margine lordo è calato del 10%, fino a 5,4 miliardi di dollari, e l’utile netto del 26%, a 1,2 miliardi di dollari.
Le vendite sono diminuite in tutti i canali, con un calo del 13% nelle vendite dirette, che fanno riferimento a negozi propri e online, presidio strategico dell’impresa per il contatto con il cliente, e del 3% per quanto riguarda le vendite all’ingrosso.
Guardando alla distribuzione geografica, in Nord America, il mercato domestico, le vendite hanno registrato un calo dell’8%, mentre in Europa, Medio Oriente e Africa il calo è stato del 7%, così come in Cina. Contrazione più contenuta in Asia Pacifico e America Latina dove il calo è stato 3%.
Nike in down e l'upgrade di Jordan: il valore dei brand sportivi nel 2024
La distribuzione geografica e per prodotto
L’azienda rimane profittevole in tutte le regioni, sebbene abbia registrato significative diminuzioni del risultato prima delle imposte (EBIT). In Nord America, l’EBIT è calato del 10%, in Cina la diminuzione è stata più significativa, del 27%, mentre in Asia Pacifico si è fermata al 12%.
Nella categoria delle calzature, la più iconica e rilevante in termini di volume, le vendite hanno registrato una diminuzione dell’11%, tiene invece l’abbigliamento con una flessione limitata all’1%.
In controtendenza con i risultati conseguiti da Nike, l’unica notizia positiva arriva dalla categoria degli accessori ed attrezzature, che è cresciuta di un buon 14% senza tuttavia incidere in maniera significativa nella performance aziendale.
Image credit: Depositphotos