Macaluso è l’atleta più "green" d’Italia: il bilancio sostenibile di una carriera

Un bilancio di sostenibilità per ogni sua gara: ecco come Emmanuele Macaluso è diventato l’esempio dello sportivo che sposa la causa sostenibile.

Emmanuele_Macaluso
L'intervista
Emmanuele Macaluso

Il binomio sport-sostenibilità sta assumendo in questi anni un’importanza sempre maggiore, e il ruolo dello sportivo è un innegabile strumento di diffusione di messaggi.

Generazioni di giovani appassionati sono cresciuti cercando di emulare le gesta del proprio campione preferito: con smartphone e social a disposizione, la visibilità di cui gode lo sportivo professionista non è mai stata così grande.

È l’occasione, per chi ne è capace, di far passare messaggi diversi dal solito. Non serve essere campionissimi famosi in tutto il mondo per farlo. È invece necessario avere qualcosa da dire, e riuscire a metterlo in pratica con coerenza.

Emmanuele Macaluso – nickname “EM314” – è uno di questi atleti.

Nasce come giavellottista negli anni ’90, allenato dal primatista del mondo della specialità Carlo Lievore. Terminata l’esperienza nel 2009, anche a causa di un infortunio, ha abbracciato il vecchio amore per la bicicletta dedicandosi presto alla Mountain Bike nelle discipline XC (Cross Country) e, in tempi più recenti, al Golf.

Domanda: Sei stato definito più volte l’ “Atleta più green d’Italia”: come e quando nasce la definizione?

Risposta: In previsione della mia prima gara Cross Country di MTB,  inizialmente prevista nel 2020 ma poi slittata al 2021 causa pandemia, avevo preparato l’evento pubblicando per la prima volta un bilancio di sostenibilità legato all’evento. Aspetti logistici, organizzativi, gestionali: tutto quel che poteva essere oggetto di revisione in senso sostenibile è stato in qualche modo “proceduralizzato”.

L’anno seguente ho proseguito il lavoro, e la definizione di “Atleta più green di Italia” ha cominciato a prendere piede: Sandro Fioravanti ai tempi disse che il mio era il primo esempio di bilancio di sostenibilità fatto da un atleta di uno sport individuale.

D. Prima di addentrarci nel contenuto di questo bilancio di sostenibilità c’è una tappa intermedia, che forse sta alla base di questo tuo interesse a tematiche di Corporate Social Responsibility: nel 2011 pubblichi il Manifesto del Marketing Etico. Di cosa si tratta?

R. È stata la prima pubblicazione di settore, in cui i temi di ESG sono stati messi in relazione al marketing, l’altra mia “passione lavorativa”. Sono 11 principi che in nessun modo vogliono limitare la creatività e le strategie di promozione di prodotti e servizi, ma che al tempo stesso pongono parametri che si fondano su principi etici riconosciuti da tutti: non far passare per primari bisogni che non lo sono, mantenere una comunicazione onesta che non si serva di dichiarazioni mendaci.

È un testo che, a più di dieci anni di distanza, è ancora citato e ripreso in diversi studi universitari, dall’Università della Val D’Aosta alla LUMSA di Roma.

D. Passando al bilancio di sostenibilità, quali aspetti sono contenuti e quali pratiche vengono adottate?

R. Il focus è sulla sostenibilità ambientale legata ad ogni mia competizione: con il mio team cerchiamo di capire in che modo minimizzare la nostra carbon footprint con pratiche quali la rinuncia ad ogni supporto cartaceo per i documenti, ma anche studiando itinerari e modalità di trasporto efficienti, per arrivare poi alla gestione dei rifiuti generati prima, durante e dopo l’evento sportivo.

D. Sia il Manifesto che il bilancio sono pubblicazioni ispirate a concetti di efficienza e di buon senso, ma che al tempo stesso non si improvvisano: l’idea è che possano essere anche da esempio per gli altri?

R. Certamente. Il bilancio è una sorta diprotocollo green”, l’ideale risposta ai tanti che si chiedono “io che posso fare?”. Ognuno di noi ha la possibilità di incidere su questo tema, anche senza essere budget faraonici e progetti avveniristici. Il mio è un esempio di come una competizione sportiva possa essere gestita con un occhio alle emissioni nell’ambiente: come la mia routine può essere migliorata? Quali pratiche posso implementare?

 D. Oltre al pubblico che ti segue, qualche tuo collega ha chiesto informazioni?

R. Sì, e le domande arrivano anche da chi pratica sport totalmente diversi dai miei. Come sappiamo, però, studiare la propria attività e capire in che modo possa essere fatta in maniera più sostenibile richiede tempo e magari qualche soldo: costi che poi alla fine sono investimenti, che però non tutti possono – o vogliono – permettersi.

Ognuno fa quel che si sente di fare. Per qualcuno “sostenibilità” oggi può essere solo un termine alla moda: per quel che mi riguarda, è una parola che pronuncio da anni e un concetto che continuerò a praticare anche quando la moda sarà passata.

D. La prossima scadenza è nel 2027, sul green di golf.

R. Gioco a golf da anni, e col tempo il fisico inizia a chiedere il conto: le gare di Cross Country non sono il massimo per chi ha la mia età e le mie giunture iniziano a farmelo notare. Oltretutto nel 2027 avrò 50 anni, ho pensato che fosse un bel modo di celebrare l‘occasione partecipando ai Campionati Europei Masters che si terranno quell’anno sul Lago di Como. Per l’occasione preparerò un nuovo bilancio di sostenibilità legato a quell’evento: una nuova disciplina con cui confrontarmi, sia sotto l’aspetto agonistico che su quello organizzativo.

Un appuntamento da preparare con la giusta cura e attenzione, facendo leva sulle esperienze già vissute e sfruttando il tempo ancora a disposizione.