Tra le tante parole chiave che legano sport e sostenibilità ce n’è una che non può essere ignorata: accessibilità.
Il tema investe aspetti diversi, che vanno dalla gestione architettonica degli impianti sportivi all’erogazione di servizi di supporto. Dal piccolo centro sportivo di provincia al grande stadio che ospita finali di competizioni internazionali, la venue deve essere concepita e costruita per essere raggiunta e utilizzata da tutti, cercando di prevedere e neutralizzare ogni possibile ostacolo alla piena fruizione dell’impianto.
Il calcio non sfugge a questo esempio. Una delle modalità in cui il football europeo ha messo in pratica il concetto di accessibilità è stata l’introduzione della figura del DAO – Disability Access Officer – con l’obiettivo di creare una figura in grado di coordinare tutte le attività necessarie a rendere eventi e infrastrutture di facile accesso e fruizione per soggetti disabili.
L’idea, nata in ambito UEFA sul finire degli anni ’10, è stata poi trasmessa alle varie federazioni nazionali che, oltre a farla propria, hanno assunto il compito di veicolarla a livello di Club. È il classico effetto a cascata che la federazione europea vuole raggiungere con ogni intervento legato alla sostenibilità. Dal primo input a livello comunitario, il progetto viene poi trasmesso alle singole federazioni nazionali, le quali a loro volta coinvolgono i Club.
Non a caso, anche in Italia la presenza di un DAO nell’organigramma dei Club di Serie A è oggi un requisito irrinunciabile ai fini dell’ottenimento della Licenza UEFA.
ADC: un servizio di audio-descrizione per persone non vedenti
Tra le attività che FIGC ha recepito da UEFA e introdotto in Italia, stimolando poi i Club a seguirne l’esempio, c’è il servizio di audio-descrizione ADC (Audio Descriptive Commentary) per non- e ipovedenti. Con questo strumento, lo stadio e la partita stessa diventano un luogo e un evento accessibili a tutte quelle persone con deficit visivi, per le quali assistere a una sfida sportiva dal vivo comporta intuibili difficoltà.
Vivere l’esperienza di una partita immersi in uno stadio che segue ogni istante della gara può addirittura prescindere dall’aspetto visivo, grazie a una cronaca dedicata e un radiocronista specializzato.
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In questo senso, il ruolo della Federazione Italiana Giuoco Calcio è duplice. Da una parte, FIGC è il soggetto responsabile dell’implementazione del servizio durante le partite della squadra Nazionale.
Il progetto ha fatto il suo esordio in occasione della partita Italia-Inghilterra svoltasi a San Siro nell’ambito della Nations League del 2022. A partire da marzo di quest’anno il servizio è disponibile per ogni partita della Nazionale maschile, mentre dal 2026 il progetto dovrebbe estendersi anche alle partite della Nazionale femminile.
L’altra funzione di FIGC è quella di ente formatore dei Club nazionali: a tal riguardo sono periodici gli incontri tra la federazione e i DAO delle squadre di Club, alla ricerca di iniziative che possano coinvolgere il maggior numero di squadre – e stadi – in Italia.
Un servizio alla portata di tutte le piazze
Gli esempi non mancano, e diversi Club stanno seguendo il progetto lanciato dalla federazione, con un servizio dedicato in tutte le partite casalinghe del campionato. Una contaminazione positiva che si sta diffondendo a prescindere dal bacino di utenza delle squadre.
Si potrebbe pensare che un progetto del genere sia legato a doppio filo a grandi piazze e budget stellari. In realtà, lo sviluppo del servizio di audio-descrizione riflette alla perfezione i concetti di replicabilità e scalabilità che sono alla base di ogni progetto UEFA.
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Il concetto di sostenibilità infatti non può prescindere da un presupposto semplice e al tempo stesso fondamentale: ogni intervento proposto deve poter essere ripetuto in contesti diversi, mantenendo la propria efficacia. Un’idea che, per quanto brillante, rimanga un esempio a sé stante e non possa svilupparsi ad altre latitudini è un esercizio fine a se stesso, contrario a ogni principio di efficienza ed efficacia nel lungo periodo.
La logica è del tutto antitetica rispetto al mondo della competizione sportiva, così come al mondo aziendale. Si è abituati a pensare che, per ogni vincitore, ci debbano essere per forza uno o più sconfitti.
In questo caso il paradigma si ribalta: l’idea che va bene in Germania può essere riprodotta anche in Spagna. Un progetto pilota che nasce in Italia potrà funzionare anche in Francia. L’innovazione nata a livello europeo può essere replicata da ogni Paese membro.
La centralità del ruolo delle federazioni nazionali sta proprio nel farsi garanti di questa forma di sostenibilità affinché il calcio, e gli stadi che lo ospitano, possano davvero dirsi accessibili.