Malagò: «Cambiare il presidente del Coni prima delle Olimpiadi non mi sembra una buona idea»

Il mandato del numero uno del Coni scadrà il 31 maggio 2025: «Sarebbe un fatto di buon senso che il presidente del Comitato Olimpico non debba essere nuovo rispetto a una manifestazione che lo stesso segue».

Gianni Malagò_CONI
La stoccata del numero 1
Credit image: CONI (Giancarlo Gobbi GMT)

«Quante sfide ancora da vivere come presidente del Coni? Tutti si stupiscono come sia sereno, me ne parlano solo gli altri e non ne ho mai parlato con nessuno. È un fatto di buon senso che il presidente del Comitato Olimpico non debba essere nuovo rispetto a una manifestazione che lo stesso segue e ci ha messo la faccia, promuovendola e ottenendo la vittoria. È abbastanza un non senso. Poi in questo Paese però non credo ci sia abbastanza da stupirsi. Cambiare a pochi mesi dalle Olimpiadi non mi sembra una buona idea». Lo ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò, intervenuto durante l’evento “La Festa dello Sport” organizzato da Il Foglio a San Siro sul tema dell’eventuale nuovo mandato alla guida del Comitato Olimpico Italiano.

«Vivo con molta serenità. Mi sto occupando, da quando non c’è più mio padre, di più delle aziende di famiglia. Poi mi auguro che la fondazione Cortina non pensi di avere un nuovo presidente – ha precisato il numero uno dello sport italiano -. Nuovo mandato al Coni? La speranza ho sempre dimostrato di averla ma lavoro sempre sul buon senso che non sulla speranza».

«I portabandiera? Come tutte le situazioni generazionali ci sono in alcuni sport atleti in campo maschile che come peso specifico sono di una categoria pesante e magari le donne in questa tornata lo sono un po’ meno. Esattamente l’opposto sta avvenendo per lo sci, in ottica Milano-Cortina. Le indicazioni era di premiare uno sport che ha fatto il massimo, l’atletica ha vinto a Tokyo 5 medaglie d’oro e non faceva il portabandiera da Mennea a Seul 1988. Penso sia stata una scelta di buon senso».

Malagò: il punto su Milano – Cortina 2026

Il Presidente è poi intervenuto sulla roadmap per Milano-Cortina 2026, ponendo l’accento sull’andamento dei lavori per le opere stradali. «Parlo tutti il giorno con il commissario, mi racconta lo stato delle cose. Mi sembra che l’accelerazione sia fortissima, ma non è il mio mestiere. Credo che sinceramente raccontare che tutte le opere del Dpcm siano pronte per le Olimpiadi non è serio. Penso che qualcuna sarà pronta e qualcuna si finirà dopo, ma non lo vedo come scandalo o problema. Alcune opere sono sinergiche e non fondamentali».

I Giochi invernali 2026 rappresentano per ammissione stessa di Malagò, “la sfida personale più complicata” che mette tuttavia in un luce una contraddizione sistemica del Paese: grande capacità organizzativa in termini di eventi che non va di pari passo con quella attrattiva, ossia di portare questi in Italia. «Nel nostro Paese c’è una altissima capacità di saper organizzare grandi eventi, oltre che di ottenere importanti risultati sportivi: tuttavia non siamo mai stati così in basso con l’impiantistica sportiva. E’ assurdo ma è un dato di fatto. L’idea è sempre quella che le manifestazioni servano in qualche modo quale volano per accelerare gli investimenti».

Malagò: verso Parigi 2024

Spostando l’attenzione su Parigi 2024 il presidente precisa che la griglia dei partecipanti è ancora da completare: potenzialmente le candidature a medaglia arrivano a quota 100 ma le statistiche non sarebbero tali se in parte non fossero smentite e, non sempre l’atleta o la squadra che ha più potenzialità sulla carta vede tradotto questa come risultato. «Per arrivare a fare la miglior Olimpiade di sempre non so se devi passare da un calvario o da una via crucis, ma è la verità. É una assurdità tutte le complicazioni che esistono, ancora una volta mi dispiace quando si confondono i due piani delle responsabilità: la fondazione è un ente privato, oggi noi per i Giochi non abbiamo contributi pubblici. C’è poi una società pubblica, al 100% finanziata dal Governo, che deve occuparsi della realizzazione delle opere per organizzare i Giochi. Adesso le cose vanno molto meglio, ma bisogna sicuramente accelerare lavorando h24».

Infine, una chiosa in vista dello scadere del mandato previsto per il 2025. «Il mio futuro dopo il 31 maggio 2025? Vivo con molta serenità, mi continuerò ad occupare le aziende di famiglia. Poi mi auguro che la Fondazione Cortina non pensi di avere un nuovo presidente».