Malagò insiste: «Sugli impianti serve un “piano Marshall” fatto con competenza»

Il numero uno del Coni ha ribadito quanto occorra un approccio “rivoluzionario” per ammodernare gli impianti sportivi italiani.

Giovanni Malagò (Image credit Milano Cortina 2026)
Il warning del Coni
Credit image: Milano Cortina 2026

Repetita iuvant. E non sia mai che l’antico adagio latino possa veramente servire.
Per certi versi lo penserà il presidente del Coni, Giovanni Malagò, quando, parlando della situazione degli impianti sportivi nel Paese, ribadisce la necessità di un “piano Marshall”.
«Viviamo due facce della medaglia: da una parte siamo ai vertici in termini di risultati sportivi, dall’latra non siamo mai stati in un momento così drammatico per quanto riguarda l’impiantistica sportiva in tutta Italia: è una situazione pietosa, riconosciuta da tutti, anche dalla politica e dal ministro Abodi, che lo ha recentemente ribadito».
La dichiarazione di Malagò, riportata da Ansa, è avvenuta in un contesto tutt’altro che casuale, ossia nella Giornata Nazionale dell’Impiantistica Sportiva, organizzata dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) e patrocinato proprio dal Coni.

Malagò impianti sportivi: l’opportunità mancata del Pnrr

Il numero uno del Comitato Olimpico è tornato poi sul paragone, tanto chiaro quanto efficiente, a lui caro: «Noi come Coni non ci occupiamo di fare impianti: devono essere fatti da persone competenti, non da soggetti capitati per caso che prendono poi decisioni nefaste. L’esempio che mi viene in mente riguarda la mancata occasione sul destinare parte dei fondi del Pnrr al tema impiantistica. Una decisione scellerata, un’opportunità sprecata che ricapiterà tra 50 generazioni. Per questo dico che serve un piano Marshall fatto da persone competenti».

D’altronde il suo warning Malagò lo aveva già lanciato in diverse occasioni. A inizio anno, alla presentazione dell’Osservatorio Valore Sport curato da The European House – Ambrosetti aveva spiegato come la rivoluzione dovesse partire dalla scuola, considerando che il 60% delle strutture scolastiche non dispongono di una palestra.

Una percentuale che diventa ancor più imbarazzante se si aggiunge che la spesa pubblica per lo sport non supera i 6 miliardi di euro (spingendo l’Italia tra i Paesi UE al quindicesimo posto).

E ancor di più se si considera che del Pnrr, la percentuale degli investimenti per le infrastrutture sportive, si è arrestata allo 0,45%, poco più di 300 milioni di euro, dando ragione alle dichiarazioni di Malagò di cui sopra.

Malagò impianti sportivi: impossibile pensare a grandi eventi futuri

Impensabile con un approccio del genere pensare sia di ospitare grandi eventi sportivi in Italia nel medio e nel lungo termine, sia di ampliare il palmares azzurro nelle manifestazioni future.

Per Malagò il vero plus del movimento Italia è il “know-how” degli allenatori e, in generale, della tradizione sportiva in Italia ma è anche vero che questo non può bastare in eterno.
A 4 mesi di distanza dalle Olimpiadi di Parigi 2024 le proiezioni dicono che la delegazione azzurra potrà fare anche meglio di Tokyo in termini di medaglie, considerando che l’Italia sarà l’unico Paese presente in 371 discipline diverse.
Ma che questo, senza interventi strutturali e sistemici, possa ripetersi nelle edizioni future diventa assai improbabile.

Un passo in questa direzione è stato avviato recentemente con la decisione del ministro Abodi di avviare un censimento delle strutture sportive italiane, (da chiudersi entro il 30 giugno) suggellato dal protocollo d’intesa siglato tra Sport e Salute e le Conferenza delle Regioni.
L’obiettivo, di quello che nelle dichiarazioni e intenzioni del ministro è un atto politico, è mappare il territorio e alimentare una banca dati per poi guidare le politiche pubbliche.
Il fine ultimo è quello di preparare un piano regolatore nazionale che serva da bussola per gli interventi di ammodernamento e restyling.