«Oggi sentiamo più pressione di ieri e meno di domani, è l’effetto che fa essere ormai a meno di 100 giorni dal via». Andrea Varnier, amministratore delegato di Fondazione Milano-Cortina 2026, affronta con pragmatismo il conto alla rovescia verso le Olimpiadi invernali, forte dell’esperienza già maturata a Torino 2006.
In un’intervista a Il Foglio, traccia un bilancio della preparazione:
«Posso dire che siamo più o meno dove mi auguravo di essere, anche se non posso nascondere che i lavori per l’Arena di Santa Giulia sono un po’ in ritardo e abbiamo dovuto rimandare da dicembre a gennaio il test event».
L’amministratore delegato però individua anche gli aspetti positivi, ovvero le infrastrutture attorno all’impianto e non dover più cambiare totalmente il ghiaccio prima dei Giochi.
Il successo oltre le medaglie
Mentre il presidente della Fondazione, Giovanni Malagò, punta a 19 medaglie (due in più di Pechino 2022), per gli organizzatori il successo si misura su parametri diversi.
«La soddisfazione degli atleti, non solo italiani, che devono trovare le condizioni ideali per gareggiare – spiega Varnier; – l’atmosfera giusta, l’atmosfera olimpica che in Olimpiadi diffuse come le nostre è forse più complicata da raggiungere. Poi naturalmente dobbiamo generare visibilità, business, turismo».
Sul fronte commerciale, gli sponsor aumentano al ritmo di due a settimana, con Uber tra gli ultimi ad aderire. Risultato straordinario anche per i volontari: oltre 130mila candidature, ovvero molti di più del previsto.
L’effetto Sinner, primo volontario, ha inciso nelle fasi iniziali delle candidature. Chi ha fatto domanda negli ultimi mesi probabilmente neppure si ricordava che lui era stato il testimonial.
Anche la vendita dei biglietti procede bene, la domanda è alta, mentre il bilancio economico resta in pareggio: «Abbiamo l’obbligo di chiudere in pareggio e stiamo monitorando la situazione perché certi ritardi complicano le cose».
Sostenibilità e territorio
La criticata pista del bob di Cortina è già operativa e si candida a modello di sostenibilità. Come spiega Varnier, il raffreddamento avviene con glicole anziché ammoniaca. Inoltre il calore recuperato servirà a riscaldare un quartiere di Cortina.
Diversamente da Torino 2006, questi Giochi non lasceranno “cattedrali nel deserto”: «Abbiamo riqualificato impianti già esistenti e a Milano lasceremo in eredità un’arena che non c’era e il villaggio olimpico per gli studenti».
Milano Cortina 2026, effetto Giochi: +160% di arrivi dall’estero
Uno studio di Visa condotto con Ipsos fotografa un sentiment eccezionale: quasi l’80% dei residenti nei territori interessati ha dichiarato interesse per i Giochi e oltre il 90% si attende ricadute positive.
«Sono dati straordinari, – commenta Varnier, che aggiunge: – A Cortina, Livigno, Anterselva e nelle altre sedi già si respira l’aria olimpica, a Milano dovremo aspettare, ma è normale».
Il lascito più importante
Milano-Cortina punta a diventare modello per i Giochi futuri, a partire dalla cerimonia inaugurale che vedrà sfilare insieme le squadre a Milano e a Cortina. «Un modello che credo rivedremo in altri Giochi invernali, ma magari anche estivi. Volevamo coinvolgere tutti gli atleti e così ce la faremo», spiega l’amministratore delegato.
Non solo un riferimento per i Giochi. Varnier traccia un quadro più ampio su cosa resterà.
«Mi auguro che rimanga prima di tutto un bel ricordo – ha dichiarato – e che tutti come accadde a Torino possano dire ‘sono stati dei bei Giochi’. Poi rimarrà molto sul piano delle infrastrutture. E io mi auguro che il lavoro fatto in questi anni nelle scuole, nelle università, tra i ragazzi, possa trasmettere lo spirito olimpico e il messaggio che lo sport è una delle leve per migliorare la società umana».
Una sfida che l’Italia è pronta a vincere. «Noi andremo avanti a stringere bulloni fino alla cerimonia inaugurale e anche nei giorni successivi, – conclude. – L’importante è che in scena non si veda».