Antonio Rossi: «La canoa ha potenziale, serve un nuovo impianto»

Il nuovo presidente della Federazione Italiana Canoa Kayak traccia la rotta per lo sviluppo della disciplina: dai Mondiali chiusi in utile al progetto di un nuovo bacino, fino alla strategia marketing e accordi tv.

Circoli sportivi Bolkestein
Marketing e infrastrutture
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Antonio Rossi, tre ori olimpici e da pochi mesi alla guida della Federazione Italiana Canoa Kayak, parla senza giri di parole delle sfide che attendono il movimento della pagaia italiana.

Eletto presidente il 13 settembre 2025, in successione a Luciano Buonfiglio (attuale numero uno del Coni), Rossi porta con sé un bagaglio di esperienza che va ben oltre le medaglie: assessore allo sport della Regione Lombardia dal 2013 al 2018 e sottosegretario con delega allo sport e alle Olimpiadi 2026 fino al 2023.

L’eredità dei Mondiali all’Idroscalo

Il primo bilancio riguarda i recenti Mondiali disputati all’Idroscalo di Milano, chiusi con un costo di 2,5 milioni e utile di 200mila euro. Un successo di sostenibilità. 

«Devo dare il merito al mio predecessore, Luciano Buonfiglio, – spiega Rossi nel corso dell’intervista a Italia Oggi. «Poteva benissimo lasciare l’organizzazione essendo stato eletto presidente del Coni a giugno, invece l’ha sentita propria; il mondo della canoa è stato e sarà la sua famiglia».

La chiave del successo?

«All’Idroscalo avevamo già organizzato altri eventi, – aggiunge il presidente – quindi conoscevamo già tutte le criticità. Come Federazione, ci eravamo mossi con grande anticipo, riducendo al minimo tutte le spese. Sapevamo quali fossero i punti deboli e come tenere bassi i costi».

La priorità: nuove infrastrutture per lo slalom

Il nodo delle infrastrutture resta però una priorità assoluta. «Francia, Spagna e altre nazioni stanno facendo tantissimo. Noi abbiamo Ivrea, ma ci serve un bacino artificiale nuovo, in particolare al centro-sud», sottolinea Rossi. Il problema ha ricadute concrete sugli atleti: «Quando va bene, si vanno ad allenare in Francia, Spagna e Slovenia, ma d’inverno parliamo di Brasile e Australia, i costi sono molto alti».

La Federazione ha messo nel mirino Roma: «Abbiamo un progetto, partito da Luciano, per avere qui a Roma un campo, per il quale siamo in una fase interlocutoria. Sulla sostenibilità degli impianti di questo tipo dobbiamo considerare anche il partenariato pubblico-privato».

Nel frattempo, a Castel Gandolfo è stato riqualificato il centro federale grazie ai fondi Pnrr.

Marketing e notorietà al servizio della federazione

Sul fronte commerciale, Rossi non nasconde l’ambizione di sfruttare la propria notorietà per attrarre sponsor. «Se posso essere utile anche in questo modo, – dichiara il presidente – magari parlando con le aziende, ben venga. La canoa ha un grandissimo potenziale nel marketing, sia nella sua parte olimpica che in quella amatoriale».

Le discipline coinvolte vanno oltre la canoa tradizionale: «Abbiamo il Sup, l’Ocean Race e il Dragone che possono attirare tante persone e tante aziende. Stiamo stilando il piano marketing da esporre ai partner».

Tra le proposte, attività di team building per le aziende partner e una maggiore valorizzazione degli atleti di punta. Un passo concreto è già stato compiuto: «Abbiamo fatto un accordo con la Rai sui diritti televisivi di tutti i mondiali del quadriennio».

Milano-Cortina 2026: impianti con un futuro

Forte della sua esperienza istituzionale, il presidente guarda con ottimismo alle Olimpiadi di Milano-Cortina. «Il fatto di essere un’Olimpiade diffusa dovrebbe evitare che vengano commessi gli errori fatti a Torino», spiega.

La Val di Fiemme e la Valtellina, dopo i Giochi del 2026, ospiteranno le Olimpiadi giovanili nel 2028 e continueranno ad ospitare la coppa del mondo con impianti più all’altezza. Anche per le strutture urbane è previsto un destino post-olimpico.

«Il villaggio di Milano diventerà uno studentato, – conclude Rossi – mentre a Cortina verrà smantellato. Sempre a Milano, ci sarà il palazzetto nuovo che, anche se privato, verrà utilizzato per eventi utili alla città. Sono impianti che continueranno a vivere».