Il 7 settembre 1975 segna una data storica per la Ferrari: Clay Regazzoni conquista il Gran Premio d’Italia a Monza e Niki Lauda il titolo mondiale, riportando il Cavallino Rampante al vertice dopo anni di digiuno. Quel giorno, ai box, c’era anche un giovane di 28 anni chiamato da Enzo Ferrari come suo assistente: Luca Cordero di Montezemolo. Laureato in Giurisprudenza con un master alla Columbia University, sarebbe diventato uno dei manager più influenti dell’industria automobilistica e sportiva italiana.
Come ricorda La Gazzetta dello Sport, la sua carriera in Ferrari ha portato 19 titoli mondiali (8 piloti e 11 costruttori) e 118 vittorie in Formula 1, trasformando la scuderia da un’azienda in crisi a un marchio globale. Oggi, la sua storia viene raccontata nel docufilm Luca: Seeing Red, presentato in anteprima mondiale a Milano al festival “Visioni dal Mondo”.
Dalla scommessa del Drake al ciclo vincente con Schumacher
Montezemolo varca i cancelli di Maranello nel 1973, raccogliendo nel giro di due anni i primi trionfi con Lauda. Dopo un passaggio in Fiat e altre esperienze manageriali, nel 1991 torna a Ferrari come presidente, chiamato e difeso da Gianni Agnelli. All’epoca, la scuderia attraversava una crisi profonda, con vendite in calo e titoli mondiali ormai un ricordo lontano.
Con la sua leadership, e grazie alle scelte strategiche sugli uomini chiave – da Jean Todt a Ross Brawn fino a Michael Schumacher – Montezemolo costruisce un ciclo sportivo irripetibile: il titolo costruttori nel 1999, il ritorno al Mondiale piloti nel 2000 e le celebri doppiette dal 2001 al 2004.
Quegli anni riportarono Ferrari a essere non solo una forza dominante in Formula 1, ma anche un simbolo di eccellenza e prestigio a livello internazionale.
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Il docufilm e le riflessioni sul presente della Ferrari
Il docufilm Luca: Seeing Red, diretto da Manish Pandey e Christopher M. Armstrong e narrato dall’ex conduttore di Top Gear Chris Harris, ricostruisce non solo la carriera in Ferrari, ma anche l’intero percorso imprenditoriale di Montezemolo, dalle esperienze in Confindustria ai Mondiali di Italia ’90, da Italo fino all’editoria. Tuttavia, il filo conduttore resta sempre il rosso Ferrari, con immagini d’archivio che restituiscono la sua vicinanza ai piloti e alla squadra nei momenti di gloria e di dolore.
Il documentario offre un ritratto intimo e a tratti inedito. Per quanto riguarda il periodo da presidente Ferrari, oltre alle vittorie emergono i momenti difficili: dalla spy story del 2007 alla sconfitta ad Abu Dhabi nel 2010, passando per l’incidente di Felipe Massa a Budapest, con Montezemolo sempre in prima fila a sostenere la squadra.
L’ex presidente ha commentato così l’uscita del film e l’attuale situazione della Scuderia:
«Ho visto le immagini bellissime dei tifosi a Monza, ma anche una squadra che non ha ancora vinto una gara quest’anno, – ha dichiarato ai microfoni di Sky Sport. – La Ferrari deve tornare a lottare per il Mondiale. Oggi manca un leader, manca un’anima forte e determinata. Una delle cose che ho imparato da Enzo Ferrari è che quando si vince bisogna lavorare ancora di più, e oggi che non si vince questo vale a maggior ragione».
Ha poi sottolineato l’assenza di una leadership chiara e la necessità di stabilità, criticando i troppi cambi al vertice tecnico.
Oggi Montezemolo resta legato al mondo dell’automotive, avendo recentemente accettato un incarico nel consiglio di amministrazione di McLaren Automotive. Nonostante ciò, all’entrata nel CDA ha ricordato: «Il mio cuore resterà sempre rosso».