La Formula 1 non è più soltanto il vertice tecnologico dell’automotive: è diventata un’esperienza globale di intrattenimento, capace di conquistare nuove generazioni e mercati grazie all’integrazione con media digitali e piattaforme social.
A delineare questa trasformazione è Stefano Domenicali, presidente e CEO del Formula One Group, in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore.
«La Formula Uno è oggi una frontiera tecnologica e, allo stesso tempo, un prodotto di intrattenimento globale, – spiega Domenicali. – Il sistema industriale italiano, con la Motor Valley e la sua rete di componentistica, ha una ricchezza e una strutturazione che considero persino superiore a quelle tedesche e francesi».
Il nodo Imola e le prospettive per Monza
Domenicali, nato a Imola, non nasconde l’amarezza per l’assenza del circuito romagnolo dal calendario 2026.
«Nulla è irreversibile, – precisa. – Ormai l’interesse a livello mondiale per ospitare un GP di Formula 1 ed il numero contingentato di eventi che si possono organizzare comportano scelte che devono tener conto di tantissimi elementi. Alla Formula Uno servono programmazione e pianificazione».
Sul fronte Monza, il manager invita a rispettare gli impegni presi per l’ammodernamento dell’impianto.
«È fondamentale – sottolinea – che il nuovo presidente dell’Aci Geronimo La Russa dia corso con grande precisione e con rispetto dei tempi ai lavori previsti per Monza. Ci sono impegni presi dai precedenti vertici dell’Aci che vanno rispettati. È fondamentale che questi impegni sui lavori di ammodernamento di Monza siano ottemperati».
Leadership italiana e filiera industriale
Secondo Domenicali, la managerialità italiana ha una cifra distintiva: la capacità di trovare soluzioni originali e di assumersi responsabilità in contesti complessi.
«I processi, le standardizzazioni e le execution sono fondamentali, – commenta. – Ma anche la versatilità, che significa assunzione di responsabilità continua e originalità di pensiero, è altrettanto importante. Noi italiani siamo bravi in questo».
Sul piano industriale, l’Italia resta un hub di riferimento per la Formula 1, con l’Emilia-Romagna a ospitare numerose scuderie e laboratori nella Motor Valley, e una rete di componentistica di livello internazionale. Essendo l’eccellenza non immutabile, Domenicali propone di rafforzare la competitività del comparto adottando incentivi fiscali simili ai tax credit britannici, da applicare sia agli investimenti che alla formazione.
«In Emilia-Romagna – osserva – esiste una rete di università molto stimata e accreditata che opera al servizio dell’auto, con un occhio di riguardo per la formazione di tecnici e manager di livello internazionale. La mano pubblica compirebbe la giusta scelta se sostenesse sia le imprese sia gli atenei».
Il Cavallino Rampante galoppa oltre le attese: ricavi a 1,8 miliardi
La crisi dell’auto europea: errore sul diesel
Per il CEO di F1, le difficoltà dell’automotive in Europa derivano soprattutto da scelte regolamentari.
«L’imposizione da parte di Bruxelles del 2035 come anno in cui smettere di produrre automobili diesel ha comportato una ferita profonda al sistema industriale continentale, – sottolinea Domenicali. – È stata imposta dall’alto, e ha tradito il principio di neutralità tecnologica. Sarebbe stato più corretto fissare obiettivi ambientali ambiziosi, lasciando libertà su come raggiungerli».
Domenicali ricorda che la F1 è già impegnata nella transizione. Dal 2014 corre con motori ibridi, dal 2026 introdurrà carburanti sostenibili e punta a diventare carbon neutral entro il 2030, nonostante la complessità logistica di un Circus itinerante.
Un nuovo rapporto tra giovani e automobile
Il cambiamento culturale, soprattutto tra i nati negli anni Duemila, è un altro fattore chiave: l’auto non è più un simbolo di passaggio all’età adulta. La Formula 1 ha reagito trasformando il proprio modello di business.
«Oggi l’elemento tecnologico e la dinamica dell’agonismo si fondono con il marketing e con la comunicazione, con i social media e con l’intrattenimento più spinto, – spiega a Il Sole 24 Ore. – Per questa ragione continuiamo ad espanderci in tutto il mondo e riusciamo a penetrare con grande forza anche fra il pubblico dei più giovani».
Una strategia che, secondo Domenicali, rende la F1 un fenomeno capace di adattarsi ai tempi senza perdere il proprio fascino competitivo.
«Proprio per la sua vitalità e per la sua capacità di mutare, – conclude – questo fascino riesce sempre ad accendere la passione e l’immaginazione. Ovunque nel mondo. E nel cuore e nella mente di chiunque segua la Formula Uno, indipendentemente dall’età».