La Virtus Bologna cambia pelle. Dopo una stagione di montagne russe, chiusa con il trionfo in campionato e una campagna europea al di sotto delle aspettative, il club bianconero sta costruendo una nuova identità. Giovane, ambiziosa, internazionale.
Il segnale più chiaro arriva dall’ultimo innesto: Alen Smailagić, classe 2000, serbo, 208 cm di fisico moderno e versatile, è il nuovo centro delle Vu Nere.
Smailagić: un colpo rapido per rafforzare il frontcourt
Operazione-lampo quella che ha portato il lungo ex Partizan e Zalgiris a Bologna. Atterrato ieri, ha già sostenuto la prima parte delle visite mediche all’Isokinetic e firmerà un contratto biennale con opzione per una terza stagione. Prende il posto di Ante Žižić, partito dopo una stagione altalenante.
Smailagić ha nel suo bagaglio tecnico l’esperienza NBA con i Golden State Warriors e una solida stagione in Lituania, dove ha affinato il tiro da tre (63 tentativi lo scorso anno) e confermato le sue doti nel gioco in pick and roll, sia da bloccante che da tagliante. Può ricoprire sia il ruolo di “4” che di “5”, offrendo a coach Dusko Ivanovic un’opzione tattica di valore e una copertura importante nel caso in cui Alston Jr. o il lungo di riserva fatichino ad adattarsi subito all’Eurolega.
Se c’è un aspetto da migliorare è la protezione del ferro, dove Smailagić può crescere in termini di intimidazione. Ma il talento e il potenziale fisico sono evidenti, così come la sua compatibilità con il sistema di gioco votato al pick and roll, valorizzato da passatori come Vildoza e Taylor.
Il progetto di Zanetti: più giovani, più identità
Il presidente Massimo Zanetti è stato chiaro: rinnovare la Virtus senza perdere competitività. Una missione ambiziosa, specie dopo gli addii di Clyburn, Grazulis, e soprattutto della coppia Shengelia–Cordinier, protagonisti dello scudetto. In loro assenza, e in attesa di scoprire cosa farà Marco Belinelli, la Virtus scommette su freschezza ed energia.
In quest’ottica si inserisce il forte interesse per Gabriele Procida, ala di 23 anni attualmente all’Alba Berlino. La Virtus è l’unico club italiano ad aver avviato trattative concrete, ma l’entourage del giocatore non ha ancora sciolto le riserve su un eventuale ritorno in patria. La trattativa è in fase fluida, ma gli indizi portano ancora a Bologna.
Dietro le quinte, il general manager Paolo Ronci lavora in silenzio ma senza tregua. Con Ivanovic, sta valutando profili che possano completare una squadra costruita su principi di versatilità, grinta difensiva e flessibilità nei ruoli. Bologna, Basket City per eccellenza, chiede un progetto credibile e competitivo. E la Virtus sembra voler rispondere con i fatti.
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Virtus mercato 2025: cosa manca?
Nel nuovo assetto, ci sono già volti ben noti: Daniel Hackett continuerà a fare da guida esperta, Alessandro Pajola è pronto a prendersi più responsabilità, Taylor non sarà solo un cambio. Da seguire con attenzione la crescita di Akele e Diouf.
Ma la novità più importante si chiama Luca Vildoza, 29 anni, play argentino già vincente con Ivanovic ai tempi del Baskonia. Ha firmato un contratto da 4 milioni in tre anni (2+1), confermato direttamente dal presidente Zanetti in occasione della presentazione della nuova Arena.
Arrivato anche Derrick Alston Jr., guardia talentuosa, si attende Mohamed Niang, scelto al draft NBA dai Cavaliers ma promesso sposo della Virtus. Eppure, il mercato non è finito: serve ancora una guardia con punti nelle mani, un’ala di fisicità e un lungo capace di ruotare anche da numero 4.
Un roster all’altezza dell’Eurolega?
Ivanovic è il perno del nuovo progetto. Ha conquistato lo spogliatoio e la fiducia della dirigenza. Vuole una squadra camaleontica, pronta a cambiare pelle durante le partite, dove non esistano quintetti rigidi ma si premi l’adattabilità e la disponibilità al sacrificio. Il vero obiettivo? Restare agganciati al treno del play-in in Eurolega. Un traguardo che passa da scelte di mercato oculate e una crescita interna costante.
La nuova Virtus sarà bella, giovane e lucente. Ma soprattutto, sarà chiamata a dimostrare che vincere non è stato un caso. E che anche in Europa, Bologna può ancora alzare la voce.