Puma, primo trimestre stagnante in attesa delle contromosse ai dazi statunitensi

Il gruppo tedesco dello sportswear registra ricavi stagnanti, e si prepara a ristrutturare la supply chain per far fronte all’incertezza geopolitica legata alle politiche commerciali USA.

Puma primo trimestre 2025
ristrutturazione in vista
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Ricavi stagnanti nel primo trimestre 2025 per Puma. L’azienda di abbigliamento sportivo tedesca ha registrato una performance economica che vede i principali indicatori in calo rispetto all’anno precedente. 

Il fatturato si è attestato a 2,1 miliardi di euro, in flessione dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, ma la discesa più repentina è avvenuta sul fronte del risultato netto che è passando da 87,3 milioni di euro a 500mila euro. 

L’EBIT si è di fatto dimezzato fermandosi a 75,7 milioni di euro. Il calo è stato attribuito a un aumento dei costi operativi e a una performance debole del canale wholesale, in particolare negli Stati Uniti e in Cina.

Puma primo trimestre 2025: i mercati geografici e i segmenti di prodotto

A livello geografico, la regione EMEA, il primo mercato per l’azienda, ha sperimentato una crescita del 4,2% raggiungendo gli 892 milioni di euro, mentre il continente americano ha registrato un calo del 4,6% scendendo a 754 milioni e l’Asia-Pacifico ha subito la flessione maggiore in termini percentuali pari al 5,7%, con un fatturato di 431 milioni. 

Nei singoli segmenti, le calzature sono rimaste stabili (+0,4%) con un peso di 1,2 miliardi, in controtendenza rispetto ad abbigliamento e accessori che hanno segnato cali del 2,3% e 5,4%, toccando rispettivamente 594 e 431 milioni di euro. 

Sul fronte delle modalità di vendita buon risultato per il canale diretto al consumatore, trainato dalle vendite online, in crescita del 12%, a fronte di una diminuzione del 3,6% del wholesale, che pesa circa i tre quarti del giro d’affari.

Puma primo trimestre 2025: il piano di esuberi e le previsioni annuali

Nel tentativo di contenere l’erosione della marginalità, Puma ha avviato un piano di riduzione dei costi che prevede l’eliminazione di circa 500 posizioni corporate a livello globale entro la fine del secondo trimestre 2025. 

Il piano, che comporterà costi una tantum fino a 75 milioni di euro, include anche la chiusura di negozi non redditizi. L’azienda punta a ottenere un miglioramento dell’EBIT fino a 100 milioni di euro nell’arco dell’anno.

Nonostante il difficile avvio d’anno, la società ha confermato le previsioni per l’intero 2025, con una crescita dei ricavi a valuta costante prevista in un range compreso tra il 3 e il 5%, non lontano dalla performance del 2024.

Il ripensamento della supply chain in seguito all’escalation sui dazi

L’instabilità macroeconomica e i potenziali nuovi dazi statunitensi stanno spingendo Puma a rivedere profondamente la propria supply chain. La quota di prodotti destinati al mercato USA e provenienti dalla Cina è stata ridotta al 10% e continuerà a diminuire, con Vietnam, Cambogia e Indonesia che diventano sempre più centrali per l’approvvigionamento. «Restiamo agili e pronti ad affrontare una maggiore volatilità» ha dichiarato il CFO Markus Neubrand, aggiungendo che eventuali aumenti di prezzo negli USA saranno valutati solo dopo le mosse della concorrenza.

La società ha ribadito l’intenzione di continuare a investire nel lungo periodo, destinando circa 300 milioni di euro agli investimenti in infrastrutture digitali, logistiche e retail, stanziamento in crescita rispetto ai 263 milioni del 2024.