Righi, ad Lega Volley: «Il modello italiano tra imprenditoria locale ed espansione fuori confine»

Il dirigente è in procinto di lasciare il ruolo di amministratore delegato della Lega maschile e traccia un bilancio del suo operato, analizzando le peculiarità del sistema italiano.

Intervista Righi Lega Volley
IL MOMENTO DEL VOLLEY MASCHILE
Yuri Romano e Alessandro Michieletto in azione con l'Italvolley (Photo by Antonietta Baldassarre / Insidefoto)

Massimo Righi è pronto a passare il testimone. L’ad e general manager della Lega volley maschile lascerà in eredità al suo successore un movimento con basi solide, forte attrattiva per gli sponsor e con la direzione ormai solcata verso l’internazionalizzazione.

Ma l’impegno nel volley non finisce qui: «arrivo al 30 giugno e poi smetto come amministratore delegato, ma completerò il mio mandato da presidente che durerà altri due anni, poi vedremo – ha dichiarato Righi a Il Resto del Carlino -. Dopo tanti anni faccio più fatica a mediare le diverse esigenze, è arrivato il momento di trovare forze nuove. Mi sembra onesto soprattutto nei confronti della Lega».

La transizione sarà ordinata e nel solco della continuità, e soprattutto è stata pianificata con largo anticipo per garantirne l’efficacia: «ho individuato chi prenderà il mio posto come ad per portare avanti il lavoro operativo, il nostro consulente legale Fabio Fistetto, che era già nel nostro gruppo di lavoro, è il mio braccio destro con Yvonne Schlesinger».

Intervista Righi Lega Volley – Il bilancio dell’operato

Il metodo di lavoro collegiale, basato sulla collaborazione e il confronto continuo, in questo senso rappresenta una peculiarità del metodo di lavoro adottato che valorizza il sistema: «da noi c’è molta condivisione, all’inizio è stato complicato, ma col tempo questo modo di lavorare per quanto faticoso ha portato i suoi frutti. Ci abbiamo messo anni a trovare una sorta di armonia, è passata anche attraverso litigate, ma costruttive. I grandi club sono stati bravi a non mettere le loro esigenze davanti a quelle del sistema, in questi 25 anni. La mia parte è stata quella di essere un ottimo ascoltatore».

La scadenza imminente del mandato è anche l’occasione per fare il bilancio dell’operato del manager, che si sofferma sulle innovazioni apportate: «per quindici anni abbiamo presentato una novità ogni stagione, il nostro video-check per esempio ha svelenito molto le tensioni e ci ha mostrato che l’occhio umano spesso si inganna. Mi dispiace solo per l’esperimento delle “talpe”, un sistema di sensori sotto il campo che stavamo studiando prima del nostro “Var”. Il più grande rammarico è quello di non aver portato a compimento un progetto che era clamoroso sul piano della tecnologia, ma gli investimenti necessari erano superiori alla nostra possibilità e all’epoca non c’erano fondi che potessero investire».

Intervista Righi Lega Volley – Gli assetti proprietari e l’internazionalizzazione

In un panorama che vede una globalizzazione del mondo dello sport, il volley sembra meno interessato da questo fenomeno.

Guardando ai proprietari della Lega Italiana, si nota una quasi completa trazione dell’imprenditoria locale: «solo una, Verona, che è di una società svizzera di proprietà di un imprenditore bulgaro. Penso che il motivo sia da trovare nel fatto che il volley non è uno sport anglosassone, come sono i fondi che investono nella MotoGP, nella Formula 1 e nel calcio, oppure comprano intere leghe come il cricket. Nella pallavolo il fondo che ha deciso di investire è partito dalla federazione mondiale, non dai club».

Questo contesto non costituisce comunque un deterrente al guardare con interesse alle opportunità rappresentate dall’internazionalizzazione, in primis rispetto al disputare partite fuori dai confini nazionali: «assolutamente, potrebbe essere la prossima Supercoppa Italia. Ci siamo sentiti e incontrerò ancora i responsabili di Dubai che verranno a Bologna per la Coppa Italia a fine mese. L’anno scorso non ci siamo incastrati con i tempi, quest’anno dovremmo farcela. Poi in modo soft si sono fatti vivi anche altri paesi, ma noi abbiamo una parola, non ci mettiamo a fare aste. Penso che uno dei segreti per cui alcuni sponsor restano con noi per dieci o quindici anni sia anche questa correttezza».

L’oro della nazionale femminile e le Final Four di Coppa Italia

Secondo Righi, l’Oro di Parigi conquistato dalla nazionale femminile non ha messo in ombra il movimento maschile, che anzi ha beneficiato rispetto all’ascesa alla luce dei riflettori del volley: «temevo più una cannibalizzazione degli spazi mediatici e invece non è avvenuta. La verità è che il pubblico vive il volley come una cosa sola, maschile e femminile. Loro sono cresciuti molto, ma noi non siamo calati. La visibilità complessiva è aumentata, per certi versi la vittoria delle ragazze ai Giochi ha fatto bene a entrambi. Alla fine più dei risultati premia il lavoro, il fatto di avere molte società strutturate e solide: noi crescevamo anche quando la nazionale non vinceva».

Si avvicinano le Final Four di Coppa Italia di Bologna, un altro evento sportivo di prestigio per il capoluogo emiliano che pur non avendo club di vertice, sarà casa del grande Volley: «anche la nazionale è venuta spesso, Bologna è una scelta vincente per questioni geografiche, dal primo V-Day è stato un susseguirsi di successi organizzativi, anche grazie al rapporto molto buono con l’Unipol Arena e Claudio Sabatini».

In chiosa, spazio alla copertura mediatica dell’evento e all’esempio del Volley come disciplina in cui dominano i valori dello Sport che superano qualsiasi campanilismo:  «la finale andrà su Rai Due. E potremo mostrare ancora una volta la nostra fan zone dove i tifosi avversari si mescolano senza problemi. È una cosa che ci riempie il cuore, vale la pena lavorare tanto anche solo per quello».

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