Milano Cortina, Malagò avverte: «Chi si occupa di sport si sente ostacolato dalla politica»

Il presidente del CONI si esprime sulle prospettive delle Olimpiadi Invernali e del suo incarico in scadenza, considerato una legge ad personam da molti. «Non farò mai una richiesta pubblica», ribatte Malagò.

Giovanni Malagò, Rome Athletics 2024
IL MONITO DEL PRESIDENTE CONI
Giovanni Malagò, Rome Athletics 2024 (Image credit: Insidefoto)

È un Giovanni Malagò che non le manda a dire, quello intervistato dal giornale online Tpi.it. Il presidente CONI, non diversamente dalle sue uscite pubbliche precedenti, va dritto al punto, interpellato su Milano Cortina 2026 e sul suo incarico in scadenza prima delle stesse Olimpiadi Invernali.

«Partiamo da un presupposto, che non è una giustificazione ma un dato storico: non c’è mai stato un grande evento (sportivo o meno) che non sia stato accompagnato da ritardi. Qui abbiamo un combinato disposto, tra Covid, guerra in Ucraina, aumenti del costo della materia prima, inflazione, per cui non ci siamo fatti mancare niente», esordisce Malagò.

Il presidente del CONI nega di avere la sensazione per cui la politica metta volontariamente i bastoni tra le ruote allo sport italiano, aggiungendo però che «la stragrandissima maggioranza delle persone che si occupano di sport ce l’ha. E io li rappresento. C’è una riflessione, che è stata certificata negli ultimi dieci anni: tutte le forze politiche che hanno adottato atteggiamenti contro lo sport (ammesso che ci siano) hanno poi avuto risultati non buoni. Io tutti i giorni cerco di tranquillizzare chi rappresento e racconto tutto ciò ai miei interlocutori della politica. Il dato di fatto è la confusione a monte da parte di tutti. Il Coni rappresenta lo Stato, non siamo mondi contrapposti con la politica. Questo è il punto centrale. L’elemento anomalo e che noi siamo un ente pubblico che, a differenza degli altri, siamo anche regolamentati da un sistema indipendente terzo internazionale»

«Ricordo che ci sono due istituzioni che lavorano contemporaneamente e che sono la stessa faccia della medaglia: chi si occupa dell’organizzazione sportiva e chi si occupa di costruire qualcosa che non è detto che sarà indispensabile per le Olimpiadi, ma che mette in condizione i cittadini di vivere meglio dopo le Olimpiadi. Purtroppo noi italiani non siamo i primi della classe sul rispetto dei tempi, ma questo non è il mestiere di chi si occupa dell’organizzazione dello sport». ribadisce il presidente del CONI.

Tema di dibattito e di centrale importanza è il mandato di Malagò, in scadenza il 30 maggio 2025 e dunque prima delle Olimpiadi Invernali. «Com’è possibile che il governo non abbia voluto porre rimedio alla scadenza del mandato prima delle Olimpiadi invernali? Non posso rispondere a nome del governo, andrebbe chiesto a loro. La stragrande maggioranza delle persone del mondo dello sport sostengono sia una legge ad personam. Non farò mai una richiesta pubblica in questo senso. Primo per dignità e poi perché penso che qualcuno si renda conto cosa significhi l’organizzazione di un’Olimpiade, specialmente invernale, in così breve scadenza».

«Non ho rimpianti, ma mi pento spessissimo di aver fatto qualcosa che avrei potuto fare meglio. Altrimenti sarei un cretino. Detto questo, quando abbiamo vinto una partita apparentemente impossibile – dopo la ritirata di Roma e contro Stoccolma – , non immaginavo che la scalata da fare fosse così complicata. Quali sono le reali complicazioni? I motivi sono principalmente due: il primo è che ora c’è stabilità di governo ma io ho avuto come interlocutori 4 governi in 4 anni. Se ci si impiega 7 mesi per nominare il collegio sindacale della società che si deve occupare delle opere, quando hai 6 anni e 5 mesi per realizzarle…questo è il buongiorno della storia e quelle erano nomine politiche. Ho detto tutto», sentenzia Malagò.