Il marchio più antico dell’abbigliamento sportivo compie cent’anni. Era infatti il 1924 quando i fratelli Harold e Wallace Humphrey diedero vita alla Humphrey Brothers Clothing, rinominata rapidamente, con un’intuizione quasi contemporanea, Umbro (crasi tra il cognome e “bro”, contrazione attualissima di fratelli).
Dai sobborghi di Manchester a vestire tra i talenti sportivi più dotati del mondo è un lungo cammino che i due fondatori iniziano, da buoni inglesi, partendo dal calcio e dalla loro città (sponda Citizien), ma arriva in fretta, già nel 1933 la volontà di diversificare, creando le prime jersey per l’altro sport britannico per eccellenza, il rugby.
Che i due fratelli fossero in grado di anticipare i tempi lo dimostra anche l’invenzione dalla “umbrochure”, un vero e proprio catalogo ante litteram, per mostrare alle società il catalogo completo dei loro prodotti.
Umbro compie cent’anni: non solo calcio
Non solo abbigliamento sportivo ma anche sponsorizzazioni, come per le Olimpiadi del 1952 dove i fratelli Humphrey si prendono in carico l’intera squadra di atletica o come, due anni dopo, Roger Bannister corre per la prima volta un miglio in quattro minuti.
L’amore per il calcio mai sopito regala diverse soddisfazioni a Umbro che veste la nazionale dei Tre Leoni nel successo casalingo del 1966 e il Brasile della terza Coppa Rimet nei Mondiali messicani del 1970.
Negli anni ottanta la consacrazione anche nelle nazionali di rugby, vestendo Inghilterra, Scozia e Galles.
I talenti che, tra club e nazionali, vestono Umbro nell’ultimo decennio del millennio scorso si sprecano: dagli inglesi David Beckam Paul Gascoigne e Michael Owen, sino a stelle planetarie come Maradona e Ronaldo (il Fenomeno).
Non solo, il gol su punizione del terzino brasiliano Roberto Carlos ai danni della Francia, che sfida le leggi della fisica e lascia ammutolito Barthez è calciato con scarpini Umbro.
La concorrenza degli altri grandi marchi sportivi come Nike, Adidas e in particolare Puma con la sua strategia di sponsorizzare tutte le nazionali di calcio emergenti africane e mediorientali ha messo un po’ in ombra il glorioso marchio inglese ma per il secolo di storia è previsto un piano di rilancio che parla anche italiano.
Umbro compie cent’anni: il rilancio a traino italiano
Come riporta Italia Oggi, dal 2018 la NewAge, azienda della provincia barese, a essere licenziataria di Umbro in Italia e i vertici aziendali sembrano avere le idee chiare, con una strategia che si muove su tre direttrici: calcio – ovviamente – ma anche life style ed e-games.
L’obiettivo di NewAge è di ritornare nel calcio che conta, riprendendo la tradizione degli anni ’80, quando il marchio a doppio diamante era presente sulle divise di squadre top di Serie A come Napoli, Inter e Lazio. Attualmente, la società di Bari ha un fatturato di 20 milioni di euro, ma la sfida principale è quella di espandersi a livello internazionale e aumentare le esportazioni, concentrando gli sforzi sulla valorizzazione della licenza Umbro.
L’obiettivo è ridurre la dipendenza dal mercato italiano, attualmente responsabile dell’85% del fatturato, di cui il 65% proviene dai distributori diretti e il 35% dal retail puro.
Nel piano strategico di NewAge, l’abbigliamento sportivo rappresenta una diversificazione importante. Originariamente fondata più di 25 anni fa come azienda specializzata in lingerie e intimo, e attualmente licenziataria della linea Biagiotti di lingerie, corsetteria, intimo e pigiameria, l’azienda di Corato sta ora concentrando i suoi sforzi sull’abbigliamento sportivo, le calzature sportive e il beachwear.