A otto mesi dall’inizio dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano-Cortina 2026, il percorso organizzativo procede, ma non senza ostacoli.
Tra questi, l’incremento del budget operativo della Fondazione Milano Cortina e gli extracosti legati in particolar modo alle opere milanesi affidate a soggetti privati, ancora in cerca di copertura.
Il tema è stato al centro di una tavola rotonda organizzata da Radio 24, che ha riunito i principali attori istituzionali del progetto.
Il bilancio della Fondazione, originariamente fissato in circa 1,2 miliardi di euro, ha raggiunto quota 1,7 miliardi. «Quando abbiamo ottenuto i Giochi, il contesto globale era completamente diverso. Poi è arrivata la pandemia, l’inflazione, due guerre. È un problema generale», ha spiegato Andrea Varnier, amministratore delegato della Fondazione.
Ticketing, marketing e budget: gli obiettivi della Fondazione
Nonostante l’incremento dei costi, la macchina olimpica ha già raggiunto alcuni traguardi fondamentali. Tra questi, la soglia dei 750mila biglietti venduti, con una strategia orientata a massimizzare la partecipazione e la sostenibilità economica. «Abbiamo lavorato per garantire la presenza del pubblico, riempiendo gli impianti e al contempo centrando gli obiettivi di bilancio», ha aggiunto Varnier.
Sulla questione dei costi è intervenuto negli scorsi giorni anche il ministro per lo Sport Andrea Abodi, in audizione alla Commissione Cultura della Camera. «Che il budget della Fondazione, risalente al 2021, sia aumentato di meno del 15% rispetto al contesto mutato, mi pare fisiologico. La Fondazione ha prestato grande attenzione al contenimento, rispettando gli standard sottoscritti con il CIO», ha affermato il ministro.
Milano Cortina otto mesi ai Giochi: il capitolo infrastrutture
Sul fronte delle opere pubbliche, la regia è affidata a Simico, la società pubblica guidata da Fabio Massimo Saldini, che ricopre anche il ruolo di commissario straordinario. Il pacchetto gestito da Simico comprende oltre 90 interventi per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi destinati a opere infrastrutturali che recitano il ruolo principale nel capitolo costi legati ai Giochi.
«Si tratta di interventi spesso attesi da tempo, che trovano ora un’accelerazione grazie alla cornice olimpica – ha evidenziato Saldini ai microfoni di Radio 24 –. Questo è il vero lascito per i territori».
Tra i progetti più discussi figura la pista da bob di Cortina, che sarà realizzata dall’impresa Pizzarotti. «Sarà la migliore al mondo», ha assicurato lo stesso Saldini, affiancato dal presidente dell’azienda Paolo Pizzarotti.
Opere in corso: tra cantieri aperti e scadenze da rispettare
Al di là dei casi più dibattuti come Cortina e Milano, gran parte degli interventi infrastrutturali legati a Milano-Cortina 2026 procede secondo cronoprogramma.
Tra i progetti più avanzati figurano la riqualificazione del trampolino di Predazzo, i lavori al palaghiaccio di Baselga di Piné, l’Arena di Anterselva per il biathlon e la cittadella dello sci di fondo di Tesero.
Più complesso, invece, l’iter dell’Ice Rink di Cortina, che ha richiesto una revisione del progetto esecutivo con aggiornamento dei costi.
Anche a Livigno – sede delle gare di freestyle e snowboard – si registrano progressi sulle strutture temporanee e sulla logistica.
L’obiettivo resta sempre quello ribadito da Fondazione e Simico, ossia completare l’85-90% dei cantieri entro la fine del 2025, per consentire test e collaudi in vista dell’avvio ufficiale dei Giochi.
Il nodo Milano: Villaggio Olimpico e Palaitalia senza coperture
Resta tuttavia aperto il capitolo extracosti legati alle strutture milanesi, in particolare il Villaggio Olimpico – destinato a diventare uno studentato post-evento – e l’Arena Santa Giulia, futura location per grandi eventi, sia sportivi che di altra natura.
I costi aggiuntivi ammonterebbero a circa 100 milioni di euro, ma non è ancora chiaro chi dovrà farsene carico.
«Non è la Fondazione a poter dare una risposta su questo fronte, ma il governo», ha ribadito Varnier. Il problema riguarda infatti la possibilità di utilizzare fondi pubblici per finanziare soggetti privati, in una fase post-olimpica che prevede un uso a scopo commerciale delle strutture. Una questione giuridica complessa, condizionata dalle regole europee sugli aiuti di Stato, che resta ancora senza soluzione.