Montezemolo: «In Ferrari manca una regia, ecco perché non vinciamo»

In occasione dell’uscita del docufilm “Luca: Seeing Red”, l’ex presidente Ferrari commenta la disastrosa stagione della Rossa ribadisce la necessita di una vera leadership.

Luca Cordero di Montezemolo
L'ex presidente
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«Manca una forte leadership, mancano le competenze tecniche, c’è una organizzazione anomala». L’affermazione arriva da Luca Cordero di Montezemolo, il soggetto che riceve una critica così tranchant è la Ferrari, intesa come Scuderia con la esse maiuscola, la Rossa che è la storia stessa della Formula 1 ma che nella massima serie motoristica non riesce a incidere da parecchio tempo.

«Io non ho ancora capito chi è il direttore tecnico di Ferrari, chi è il responsabile che progetta la macchina».
L’avvocato Montezemolo, raggiunto da Italia Oggi per un’intervista in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche del docufilm a lui dedicato “Sognando Rosso”, realizzato da Chris Harris, giornalista sportivo inglese ed ex conduttore del programma tv Top Gear, di quella Rossa è stato l’espressione più alta, seconda solo al fondatore, al Drake, l’ingegner Ferrari.

«Dall’esterno, vedo una situazione che ha dei punti di contatto con il 1975 e il 1991 – afferma Montezemolo -. Nel 1975, quando arrivai in Ferrari, c’erano i motoristi da una parte e i telaisti dall’altra, si davano le colpe gli uni con gli altri, si parlavano poco. Stessa cosa nel 1991, con una Ferrari forte nel motore e nel cambio, ma debole nell’elettronica, nei materiali, nell’aerodinamica. Da neo-presidente Ferrari, nel 1991, chiesi: chi è che fa la macchina? Ma nessuno mi rispose».

La Rossa in crisi: come nel 1991

Oggi come ieri. La stagione peggiore della Ferrari degli ultimi anni non è un fulmine a ciel sereno ma la conseguenza di un insieme di fattori e rappresenta una situazione che l’ex numero uno della Rossa ha dunque vissuto sulla sua pelle in più di una volta.

«Dall’esterno, vedo una situazione che ha dei punti di contatto con il 1975 e il 1991. All’epoca però c’era un presidente forte, e poi avevamo Jean Todt, Ross Brawn, Rory Byrne, Stefano Domenicali», ricorda Montezemolo snocciolando nomi che hanno fatto la storia della F1 ma non solo.

Anche i protagonisti di oggi hanno fatto scuola a Maranello: «Avevo individuato Andrea Stella come futuro responsabile tecnico. C’erano anche Mattia Binotto e poi Andrea Zappia sulle Ferrari da strada. Un grande team, tutte persone più brave di me e con un ruolo preciso».

Una squadra di talenti ma con una guida salda e capace di valorizzarli.

Un leader come Montezemolo che nella sua epopea al Cavallino Rampante ha portato 19 titoli mondiali, 8 piloti e 11 costruttori e 118 vittorie in F1 (considerando che si correva molto meno, in termini di GP, rispetto a oggi).
«Spero che la Ferrari torni a vincere ma non posso non essere preoccupato per il nuovo regolamento e le macchine del 2026».

“Luca: Seeing Red”: il docufilm nelle sale dal 1° dicembre

Il docu film, “Luca: Seeing Red”, diretto da Manish Pandey e Christopher M. Armstrong è condotto, come anticiapto in apertura, dall’ex conduttore di Top Gear Chris Harris e ricostruisce non solo la carriera in Ferrari, ma anche l’intero percorso imprenditoriale di Montezemolo.
Dalle esperienze ai vertici di Confindustria ai Mondiali di Italia ’90, da Italo fino all’editoria.
Il focus tuttavia resta sempre il rosso Ferrari, con immagini d’archivio che restituiscono la sua vicinanza ai piloti e alla squadra nei momenti di gloria e di dolore.

Dal primo giorno a Maranello, nel 1973 – scelto come assistente del Drake – con gli immediati trionfi con Niki Lauda nel 1975 e bel 1977.

Dal ritorno nel 1991, scelto come presidente per risollevare il Cavallino in profonda crisi, al ciclo vincente di Schumacher e Jean Todt, con il ritorno al titolo piloti nel 1999 e poi il dominio incontrastato dal 2000 al 2004.

Ora Montezemolo è nel consiglio di amministrazione di McLaren Automotive, «una parte di McLaren che nulla ha a che fare con la scuderia di Formula 1. È di proprietà del fondo sovrano del Bahrein, e io sono molto amico del primo ministro del Bahrein», precisa l’ex presidente -, rimango Rosso Ferrari».