America's Cup 2027: Athena Racing ci sarà, confermato il team britannico

Il team britannico di Ben Ainslie tra i protagonisti certi della 38ª edizione nel Golfo di Napoli. Nuova governance e attesa per le late entries del 31 gennaio.

Ineos America's Cup
Gli scenari
Image Credits: Ricardo Pinto / America's Cup

Il quadro dei partecipanti all’America’s Cup 2027 comincia a delinearsi, e tra le certezze figura Athena Racing, il sindacato britannico guidato da Ben Ainslie che ha assunto il ruolo di Challenger of Record. Come riporta Il Mattino, il team inglese è «completamente finanziato e pronto a scendere in acqua» per la 38ª edizione della competizione velica più antica del mondo, che per la prima volta si disputerà nelle acque del Golfo di Napoli.

La conferma britannica assume un peso particolare in un momento di incertezza generale. La decisione di American Magic di non partecipare ha infatti lasciato aperto un interrogativo storico: per la prima volta in 175 anni di storia, la Coppa America rischia di svolgersi senza alcun team statunitense al via.

La nuova governance

L’edizione napoletana segna una svolta anche dal punto di vista organizzativo ed economico. Team New Zealand ha varato la America’s Cup Partnership, che sostituisce la precedente America’s Cup Events Ltd, introducendo una governance più aperta con un rappresentante per ogni team partecipante.

L’ingresso nella partnership prevede una quota di iscrizione di 7 milioni di euro, di cui 2 milioni come anticipo alla AC Partnership, successivamente rimborsati. Una struttura pensata per garantire maggiore stabilità finanziaria e programmazione, dopo anni di critiche sul centralismo neozelandese.

Il nodo delle “late entries”

Con la scadenza ordinaria delle iscrizioni ormai superata, l’attenzione si sposta al 31 gennaio 2026, data limite per le cosiddette “late entries“. Un margine di tre mesi che, dietro pagamento di una sovrattassa, potrebbe ancora modificare gli equilibri della competizione.

Al momento sono tre le imbarcazioni certe: Team New Zealand (defender), Athena Racing e Luna Rossa Prada Pirelli, che gareggerà per il Circolo del Remo e della Vela Italia di Napoli. I francesi di K-Challenge (Orient Express) restano in corsa, mentre Alinghi starebbe ancora valutando la propria partecipazione.

Il numero potrebbe crescere di due unità. Si parla di un secondo team italiano e di un’altra sorpresa che potrebbe uscire «dal cappello al cilindro di Grant Dalton». Se American Magic dovesse confermare il forfait, si aprirebbe il mercato dei velisti statunitensi: un magnate potrebbe ingaggiare talenti come Tom Slingsby, riesumare un vecchio progetto di barca (ce ne sono sul mercato, insieme ai materiali) e tentare il colpo.

Come sottolinea Il Mattino, «sarebbe la Coppa di sempre, quella che vive di intuizioni e audacia». In passato, la manifestazione ha vissuto momenti di caos ben più gravi: Valencia 2010 con il contenzioso finito nei tribunali di New York e solo due barche al via, o le tensioni tra Alinghi e Oracle nel 2007 e 2013.

Le criticità del protocollo

Il team principal Doug DeVos spiega il ritiro di American Magic con la mancanza di «un quadro necessario per condurre una campagna altamente competitiva e finanziariamente sostenibile», evidenziando le tensioni legate al nuovo protocollo.

I vincoli imposti sono stringenti. Le regole della 38ª edizione impongono un limite di spesa di 87,25 milioni di dollari, una cifra considerevole che tuttavia deve fare i conti con vincoli tecnici stringenti. I team sono obbligati a utilizzare gli scafi del 2024 senza modifiche esterne e gli alberi da regata già impiegati in qualche fase della Cup precedente, compresi i test in mare.

Questa combinazione tra investimenti elevati e limitazioni tecniche avrebbe raffreddato l’entusiasmo americano. Anche Alinghi, con Ernesto Bertarelli, resta alla finestra: per il sindacato svizzero il problema non è economico ma tecnico, con la preoccupazione di dover gareggiare con materiale già considerato obsoleto in una competizione proiettata sul futuro.

Il ministro per lo Sport Andrea Abodi mantiene comunque un atteggiamento ottimista: «Sono fiducioso che sarà un’edizione fantastica e che ci sarà una sfida americana. È una fase interlocutoria, non solo sportiva ma anche industriale».

La partita, come sempre nell’America’s Cup, si gioca su più tavoli: quello visibile delle regate e quello invisibile di documenti, accordi e strategie finanziarie. E come ripete da anni Grant Dalton: «Ci sono due America’s Cup da vincere. Quella che si disputa sopra l’acqua, e quella che si disputa sotto».