L’NBA compie 80 anni: un business da 12 miliardi di dollari

Il maxi contratto con ESPN, NBC e Amazon segna una svolta storica proiettando il valore delle franchigie della lega statunitense oltre i 5 miliardi di dollari in media.

Valore franchigie NBA 2024 Nba USA Resto del Mondo
gli economics della lega
Image credit: Imago / Insidefoto

L’NBA riparte per l’80esima stagione. La lega statunitense riprende sostenuta dal nuovo accordo televisivo che ne ridefinisce il futuro consolidandone il modello economico grazie a incassi da record. 

La partnership con ESPN continua, NBC torna a trasmettere le partite dopo 23 anni e si aggiunge una novità importante: lo streaming su Amazon. È l’emblema della trasformazione mediatica e finanziaria dell’NBA.

La dimensione economica

Quarant’anni fa – ai tempi di Michael Jordan – le squadre NBA guadagnavano complessivamente dai diritti circa 33 milioni di dollari all’anno secondo i dati riportati da Sportico. Oggi, grazie ai nuovi accordi media, il valore complessivo è schizzato a 6,9 miliardi di dollari annui, più di 200 volte rispetto alla stagione 1985-86.

Durante il 2024-25, le franchigie NBA hanno generato 12,25 miliardi di dollari di ricavi complessivi, ovvero 408 milioni a squadra, includendo anche gli eventi non NBA nei palazzetti di proprietà o gestione. 

Il range va dagli 833 milioni dei Golden State Warriors ai 301 milioni dei Memphis Grizzlies. Il sistema di revenue sharing ha redistribuito circa 400 milioni di dollari dalle squadre con maggiori introiti a quelle con minori entrate, alimentato anche dal 50% delle tasse di lusso pagate dalle prime.

Il confronto con le altre leghe

Per avere un termine di paragone, le squadre della NFL hanno generato 22,2 miliardi di dollari, quelle della MLB circa 12,75 miliardi, i club della NHL 7,7 miliardi, mentre la MLS si è fermata a 2,2 miliardi..

Nel 2024 le entrate centrali, ossia quelle distribuite dalla lega, rappresentavano il 38% dei ricavi totali, una quota intermedia tra quella della NFL (62%) e della MLB (25%). Il nuovo accordo televisivo da 76 miliardi di dollari in 11 anni porterà l’NBA molto più vicina al modello economico del football americano. 

Ogni franchigia passerà da 103 a 143 milioni di dollari di introiti televisivi nella stagione in corso, con una crescita media del 7% annuo fino ad arrivare, nel 2034-35, a circa 281 milioni per squadra (su base 30 team).

Se l’accordo fosse già stato in vigore lo scorso anno, le entrate centrali sarebbero salite al 44% del totale. Queste comprendono anche i ricavi condivisi provenienti da sponsorizzazioni, attività internazionali, retail e altre operazioni commerciali gestite direttamente dalla lega.

La valutazione delle franchigie

Il valore medio di una squadra NBA è oggi di 5,51 miliardi di dollari, secondo le stime di Sportico. Si tratta di un aumento del 20% rispetto al 2024 e del 113% rispetto al 2022, quando la media era di 2,58 miliardi. 

Persino la squadra meno quotata, i Grizzlies, vale oggi 4 miliardi di dollari, ossia due volte e mezzo il suo valore del 2022. Gli investitori sono disposti a spendere cifre record per entrare nel mondo NBA, attratti dalle prospettive globali del marchio.

La lega infatti guarda all’espansione in nuovi mercati in Africa ed Europa, e può contare su un solido contratto televisivo che rappresenta una importante garanzia economica. La fiche d’ingresso stimata per una nuova franchigia si aggira ormai intorno ai 6 miliardi di dollari.

Ticketing e hospitality

Il secondo pilastro economico della lega è rappresentato dai biglietti e dai posti premium, che valgono circa 3,4 miliardi di dollari, pari al 28% del totale. I Golden State Warriors guidano la classifica con oltre 5 milioni di dollari di incasso per partita, seguiti da Los Angeles Lakers e New York Knicks, entrambe attorno ai 4 milioni. 

L’esperienza esclusiva è sempre più richiesta da tifosi e aziende. I Clippers, ad esempio, nel nuovo Intuit Dome da 2 miliardi di dollari, offrono cabane a bordo campo dal costo di 2 milioni di dollari l’anno, tutte già affittate. 

I Warriors incassano circa 2,5 milioni a partita solo dagli skybox, mentre i Cavaliers hanno inaugurato il club privato “HIPP”, accessibile solo su invito e con una quota annuale a cinque cifre che garantisce parcheggio con valet, ingresso dedicato, lounge di lusso e altri servizi esclusivi, ma non include i biglietti per le partite.

Le sponsorizzazioni

Le sponsorizzazioni costituiscono la terza voce di ricavo per le squadre NBA, pari a 1,7 miliardi di dollari, ovvero il 14% del totale. Circa il 10% di questa cifra deriva dai naming rights delle arene, con i Knicks come unica franchigia a non avere un marchio aziendale legato al proprio impianto. 

I Phoenix Suns hanno firmato un contratto da 115 milioni di dollari in 10 anni per rinominare la propria arena “Mortgage Matchup Center”, marchio consumer di United Wholesale Mortgage, l’azienda cofondata e presieduta dal proprietario dei Suns, Mat Ishbia.

I Clippers, nel primo anno di attività del nuovo Intuit Dome, hanno registrato la crescita più consistente, superando i 100 milioni di dollari di ricavi da sponsor, seconda cifra della lega dopo quella dei Warriors, ormai vicini ai 200 milioni.

La crisi dei media locali

Le entrate provenienti dai diritti TV locali, pari al 10% dei ricavi totali, sono diminuite nel 2024-25 a causa del fallimento di Diamond Sports, ora rinominata Main Street Sports, e della conseguente transizione verso reti in chiaro meno remunerative. 

I Knicks, per esempio, hanno accettato una riduzione del 28% nel contratto con MSG Networks, controllata anch’essa da James Dolan, lo stesso proprietario della squadra che ha ridimensionato l’impegno economico. 

I Lakers, invece, mantengono il contratto più ricco della lega: l’accordo con Charter Communications, attraverso il marchio Spectrum, frutta al club quasi 200 milioni di dollari a stagione.

Il peso di servizi ed eventi extra

Infine, circa 1,15 miliardi di dollari, pari al 9% del totale, derivano da ristorazione, parcheggi, merchandising e concerti. Nel 2024, secondo Billboard, undici arene NBA hanno superato i 100 milioni di dollari in biglietteria da concerti. 

La maggior parte di queste entrate va direttamente agli artisti, ma le squadre riescono comunque a generare profitti significativi attraverso la vendita di cibo, bevande, parcheggi, merchandising e posti premium.

L’NBA è oggi una macchina economica globale: dai diritti televisivi alle esperienze premium, dalle sponsorizzazioni agli eventi extra, ogni partita rappresenta una parte di un business miliardario in continua espansione.

Sport

Basket