Antonio Rossi è il nuovo presidente della Federazione Italiana Canoa Kayak. L’elezione, avvenuta lo scorso 13 settembre, ha visto il tre volte campione olimpico raccogliere un consenso plebiscitario: il 96,17% dei voti dell’Assemblea Nazionale, con solo il 3,83% di astensioni. Candidato unico alla successione di Luciano Buonfiglio – passato alla guida del Coni dopo vent’anni di presidenza federale – Rossi porta in dote un palmares leggendario e un’esperienza istituzionale di primo piano.
Nato nel 1968, Rossi ha scritto pagine indelebili dello sport italiano con 3 ori, 1 argento e 1 bronzo olimpici in cinque partecipazioni consecutive (da Barcellona ’92 a Pechino 2008, dove è stato anche portabandiera azzurro), 7 medaglie mondiali, 3 europee e 63 titoli nazionali. Il suo nome è impresso nella Walk of Fame del Foro Italico di Roma.
Continuità e innovazione
«Un onore poter dare l’entusiasmo e la mia esperienza a tutto l’ambiente canoistico italiano, – ha dichiarato Rossi in un’intervista al Corriere dello Sport. – Mi piacerebbe seguire la strada che ha tracciato il presidente, i progetti messi in cantiere saranno portati avanti per tutto il quadriennio. Il quadro tecnico non dovrebbe cambiare salvo qualche piccolo ritocco».
Sul modello organizzativo introdotto dopo l’era di Oreste Perri – con tecnici federali dedicati praticamente a un solo equipaggio – il neo presidente si dice pronto a proseguire: «È mia intenzione lavorarci insieme con società e tecnici di appartenenza».
Le sfide del movimento
Tra le priorità del mandato, Rossi indica il lavoro con Buonfiglio per raggiungere obiettivi in ambito ICF (Federazione Internazionale) e CIO: «Abbiamo bisogno di norme certe e durature per poter programmare meglio l’attività», spiega.
Un tema cruciale è quello della nuova legge sullo sport e del cambiamento culturale nelle società.
«Il ruolo del volontario è un po’ svanito, – evidenzia il presidente – fai fatica a trovare delle persone che vivono e si dedicano per pura passione alla società sportiva. Ora i giovani vedono e frequentano il circolo remiero al pari di una palestra, pagano e pretendono, non contribuiscono alla vita del club».
Positivo invece il bilancio dei rapporti con Sport e Salute.
«Se penso ai progetti di promozione e a carattere sociale che abbiamo posto in essere, – dichiara nel corso dell’intervista – abbiamo ottenuto il massimo della collaborazione da parte di Sport e Salute. E sono piaciuti molto alle società remiere».
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L’esperienza olimpica
Sul fronte dei grandi eventi, Rossi porta l’esperienza di Milano-Cortina 2026.
«È più facile vincere un oro che far parte dell’organizzazione di un evento come l’Olimpiade, – sottolinea. – È un’esperienza bella e formativa. Tieni conto che l’ho seguita sin dal momento della candidatura. Il presidente Giovanni Malagò ha fatto un miracolo, un lavoro eccezionale insieme con altre figure politiche e istituzionali».
Un ricordo particolare va ad Atene 2004, quando sul podio sventolò una bandiera non convenzionale.
«Era la bandiera che i miei genitori tenevano in casa, – racconta. – In realtà la storia parte a Barcellona: dopo che Ferrazzi aveva vinto l’oro nello slalom, per festeggiare avevamo comprato insieme un tricolore. Da quel momento in poi me la sono messa sempre in borsa. Era il mio portafortuna. Alla vigilia di Natale del 1999 è morto mio padre e lì sono cambiate molte cose, la mia bandiera l’ho messa così accanto a papà nella bara. A Sydney non ce l’avevo, mentre nel 2004 ad Atene ho pensato di portare quella che tenevano in casa i miei genitori».
Il gesto scatenò le proteste del CIO, che sospettò un messaggio politico: «In realtà c’era una “A” stilizzata di amore sopra una barca a vela. Mia madre era così emozionata, non parlò più fino al rientro in Italia».
Una leadership da costruire
Ex Sottosegretario allo Sport, figura simbolo dello sport azzurro, Rossi porta alla guida della FICK un mix di carisma, esperienza internazionale e visione strategica.
«Lo sport fa parte della mia vita, l’attività sportiva è sempre rimasta centrale. E il fatto di essere tornato a dirigere questa federazione è una scommessa vinta, – conclude. – Non mi pongo traguardi a lungo termine, ora penso ai prossimi tre-quattro anni».
La sua leadership è attesa alla prova di una fase complessa ma ricca di opportunità, tra rilancio delle basi e consolidamento dei successi internazionali, per inaugurare una nuova stagione di successi dentro e fuori dall’acqua.