Un investimento da 700 mila euro l’anno, una struttura federale che si espande e un serbatoio di talenti che ha già scritto pagine storiche della Nazionale femminile di volley. Il Club Italia, nato nel 1998 da un’intuizione di Julio Velasco, si conferma oggi un modello vincente non solo sul campo, ma anche dal punto di vista gestionale e finanziario.
Un vivaio che produce campionesse
Dal debutto in Serie B nel 2002, il Club Italia è diventato la palestra d’eccellenza per le migliori giovani giocatrici italiane. Cinque delle titolari impegnate ai Mondiali in Thailandia provengono da questo percorso: Paola Egonu, Alessia Orro, Anna Danesi, Sarah Fahr e Linda Nervini.
Per molte di loro, il battesimo nell’A1 è arrivato proprio con la maglia del Club Italia. Egonu, in particolare, ha siglato qui i primi record personali, tra cui i 46 punti messi a referto nel 2016 contro Firenze, poi superati con i 47 della finale playoff 2021.
«Per la Federazione è una grande soddisfazione vedere premiati gli sforzi con atlete cresciute nel Club Italia oggi protagoniste al Mondiale – ha dichiarato il presidente federale Giuseppe Manfredi a La Gazzetta dello Sport. – Il progetto funziona perché c’è collaborazione tra Federazione e club».
I numeri dell’investimento
La squadra, oggi di base al Centro Pavesi di Milano, richiede circa 700.000 euro a stagione. Una cifra importante, ma che va letta in prospettiva: si tratta di un investimento paragonabile al montepremi della Nations League (850.000 euro per la vincitrice) e che alimenta un flusso costante di talenti verso la Nazionale maggiore.
Dopo aver militato in Serie B, il Club Italia tornerà dall’autunno in Serie A2, categoria che ha già frequentato in passato, con anche tre stagioni in A1. Alla guida tecnica ci sarà l’argentino Cichello, assistente di Velasco, con il ct che continuerà a mantenere un ruolo di supervisione costante.
Torna il Club Italia: al via la riforma dei campionati femminili dal 2026
Il centro federale si amplia
Il cuore del progetto resta il Centro Pavesi, che accoglie le atlete con un pacchetto completo: scuola seguita da tutor dedicati, staff medico e fisioterapico, allenatori di alto livello e una foresteria che attualmente offre 24 camere. Ma la struttura è in crescita: entro un anno e mezzo verrà completata una nuova palazzina, che porterà i posti letto a oltre 70.
«Abbiamo subito quasi due anni di ritardo nei lavori – ha ammesso Manfredi – ma lo sforzo è di quelli importanti».
Il Centro, già dotato di palazzetto da mille posti, palestre, campi da tennis e da calcio, bar e ristorante, diventerà così un hub sempre più strategico per il movimento.
Un modello di sostenibilità sportiva
Il Club Italia non è solo un progetto tecnico, ma un esempio di sostenibilità e programmazione a lungo termine. Grazie a un investimento costante e a una visione sistemica, la Federazione Italiana Pallavolo si garantisce un bacino di atlete pronte per il massimo livello, senza la necessità di forzare i tempi.
«Per ora non c’è l’esigenza di tornare in A1 – ha concluso Manfredi. – La valutazione spetterà al nostro commissario tecnico nei prossimi anni».
Nel frattempo, la Nazionale continua a raccogliere i frutti di un progetto nato 27 anni fa e che oggi, con la spinta del Mondiale, si conferma uno dei fiori all’occhiello dello sport italiano.