Il weekend di gara alle porte con il GP di Ungheria, segna l’ormai consueto break stagionale per la Formula 1. Con un calendario sportivo di 24 appuntamenti e quasi dieci mesi di campionato, anche la massima serie motoristica ha optato da diverse stagioni per una lunga pausa estiva: le monoposto correranno a Budapest domenica 3 agosto per poi tornare in pista in Olanda, a fine mese.
Quello dell’Hungaroring sarà quindi l’ultimo appuntamento prima di una pausa “forzata” nella quale tuttavia, la F1 non si fermerà completamente.
Proprio lo storico tracciato ungherese, che nel 2025 festeggia i quarant’anni di F1, ospiterà a seguito della gara, una tre giorni di test Pirelli per collaudare gli pneumatici in dotazione a partire dalla prossima stagione, il tanto atteso 2026 che segnerà l’inizio del nuovo ciclo tecnico.
In pista, Red Bull, Ferrari e McLaren per la ricerca del primo feeling tra monoposto e pneumatici in un tracciato come l’Hungaroring impegnativo per i freni, con le sue curve strette e a bassa velocità, che richiedono anche un’ottima gestione del carico aerodinamico.
E, anche per i team che non parteciperanno direttamente a questa fase di test, l’appuntamento con Budapest rappresenterà comunque una chiave di volta nella stagione: se all’Hungaroring non arriveranno i risultati prefissati dalle singole scuderie, saranno congelati gli investimenti per la stagione in corso a favore del 2026; una decisione che coinvolgerà anche squadre di testa, come la Ferrari.
F1 2025 al break estivo il punto Ferrari e Red Bull
A Maranello si sta vivendo una stagione al di sotto delle aspettative e non è di certo un segreto. Lo sa, ma chiaramente fatica ad ammetterlo, il team principal Fred Vasseur, lo sa e lo ammette pensando già al 2026 il settevolte campione del mondo Lewis Hamilton.
Discorso a parte per Charles Leclerc che, pur non lesinando lamentele e delusioni, in gara dà comunque qualcosa oltre il limite massimo della vettura e riesce a ottenere risultati sorprendenti per questa SF 25, come dimostra il terzo posto in Belgio, che porta a quota cinque i piazzamenti a podio in stagione.
Un paradosso di ostinazione quello messo in atto dal monegasco che ha regalato attualmente alla Ferrari il secondo posto in classifica costruttori.
Non c’è serenità neanche in casa Red Bull. Il weekend di gara del Belgio è stato il primo, in vent’anni di storia della scuderia, senza la guida del team principal Chris Horner, fresco d’esonero.
Il fuoriclasse di casa, Max Verstappen, non di certo parco nelle lamentele quando l’auto non risponde – e lo fa sempre più spesso – ne ha avute per tutti, internamente ed esternamente, criticando apertamente la direzione gara per troppi tentennamenti nell’avvio del GP del Belgio sotto la pioggia scrosciante.
SuperMax, tramite il suo “clan”, il fidato entourage capitanato dal padre Jos, che potrebbe decidere di cambiare aria – dopo il 2026 – rispetto a quella di Milton Keynes che conosce benissimo, per muoversi verso altre latitudini (leggersi Brackley, headquarter Mercedes).
Giochi di mercato o meno – che probabilmente a Max divertono più di quanto lasci trasparire – al di là dei 100 milioni di euro necessari per soffiare il fenomeno olandese alla Red Bull e sopravanzare l’offerta faraonica – mai confermata ma neanche smentita – di Aston Martin quel che conta per un cannibale come Verstappen è la vettura per vincere.
Cosa che attualmente l’olandese non ha, al netto della sua capacità di guida e di scelte strategiche più o meno vincenti che hanno comunque garantito due successi in stagione.
Max Verstappen resta in Red Bull nel 2026: niente Mercedes, obiettivo stabilità
F1 break estivo – Le riflessioni di Toto Wolff e Mercedes
Anche in casa Mercedes sono sicuramente in corso molte riflessioni. Toto Wolff, che dopo l’uscita di scena di Horner, è diventato il “decano” dei team principal, ha visto ripagata in parte la scelta della coppia di piloti per la prima stagione del post Hamilton.
George Russell, sempre solido in gara, alle volte sorprendente sul giro secco, è probabilmente un pilota che con la Mercedes di una manciata di stagioni fa avrebbe lottato per il titolo.
A fianco del più rodato pilota britannico c’è il rookie Andrea Kimi Antonelli, che ha fatto segnare il ritorno di un pilota italiano in F1, ha registrato un avvio di stagione di altissima qualità, culminato con il podio in Canada, ma che nelle ultime gare ha faticato a ritrovare il feeling con la sua monoposto.
La Mercedes non è più la squadra da battere da almeno quattro stagioni ma forse, sia Wolff che i piloti si aspettavano qualcosa in più dallo sviluppo ingegneristico 2025 e, non è da escludere che anche per la casa tedesca come per la Ferrari, si congelino gli investimenti stagionali per puntare tutto sul 2026.
Brown – Stella: la coppia che ha fatto risorgere la McLaren
Chi non ha bisogno di attendere il prossimo anno per sfregarsi le mani è sicuramente Zak Brown e ancor di più Andrea Stella, rispettivamente ceo e team principal di McLaren nonché artefici del ritorno in vetta della scuderia di Woking.
In McLaren quest’anno, la grossa preoccupazione è rappresentata dagli equilibri di squadra, ossia del rapporto tra i due piloti che potrebbe incrinare – ma non di certo compromettere – una stagione di assoluto dominio.
La coppia Lando Norris – Oscar Piastri ha vinto 10 gare su 13 disputate, con tre doppiette negli ultimi tre Gran Premi, e un mondiale costruttori pressoché già blindato con 516 punti, quasi 300 in più della Ferrari, prima inseguitrice a 248.
Al netto di sorprese eclatanti anche il titolo piloti sarà un affare di famiglia McLaren, con un Piastri più glaciale e concentrato sull’obiettivo che sta avendo la meglio su un Norris, spesso più veloce ma non sempre capace di tenere a bada le sue emozioni che gli costano numerosi errori in qualifica o in gara.
F1 2025 al break estivo: il pensiero di Domenicali e la fanbase sempre più globale
Se la sfida interna a un solo team non è di certo cosa nuova in F1 e con la McLaren protagonista fa pensare ai fasti del dualismo Senna-Prost, il rischio di un campionato privo di colpi di scena è sempre il principale nemico da scongiurare per gli organizzatori.
Un tema che in Formula One Group tengono sempre ben presente.
La guida e il volto della controllata di Liberty Media, l’italiano Stefano Domenicali, si dimostra sempre più un manager attento e non assolutamente intenzionato a sedersi sugli allori.
Il Circus è forse al massimo del livello di popolarità mai raggiunto nella sua storia, come certificano gli oltre 827 milioni di appassionati nel mondo (erano 750 milioni una stagione fa secondo Nielsen Sport).
Ma, si sa, il pubblico mainstream è volubile e, pur ritenendo improbabile il passaggio da uno sport globale a uno di nicchia per una macchina così articolata come la Formula 1, non ci si può permettere di abbassare la guardia.
Domenicali porta avanti interlocuzioni con diversi soggetti e in tutte le geografie possibili.
Gli USA grazie al lavoro di Liberty Media, ai tre GP stagionali e a Drive to Survive, sono diventati un bacino solido e con ancora margine di crescita.
L’Oriente, con Paesi come India e Thailandia, rappresenta un ampio mercato capace di dare altre grandi soddisfazioni ma, affinché tutto funzioni non può venire meno l’ingrediente principale, ovvero lo spettacolo in pista.
Nelle ultime stagioni, quella più avvincente è stata sicuramente quella 2021 che ha segnato il passaggio di consegne tra Mercedes e Red Bull come auto da battere e ha visto accendersi la lotta tra Hamilton e Verstappen, in una stagione di sfide che ne hanno rappresentato anche il passaggio di testimone tra i due campioni.
La passata stagione, partita con un Max Verstappen ancora in un ciclo di assolo vincente, ha visto poi crearsi da metà anno in poi, un grande equilibrio, culminato con il ritorno in vetta della McLaren generatosi dopo un lungo testa a testa con la Ferrari. Un insieme di ingredienti che hanno tenuto alta l’attenzione ma che in questa stagione non si stanno ripetendo.
Per questo è estremamente importante che le scuderie vivano appieno la stagione 2025 pur ragionando – e spostando risorse – sulla stagione 2026, quando si tornerà tutti ai blocchi di partenza con nuovo regolamento e nuovo ciclo tecnico.
Uno sguardo al 2026: chi insidierà la McLaren?
Il 2026 vedrà come detto azzerarsi il pallottoliere. Ponendo che la McLaren, forte di avere già la macchina vincente quest’anno, inizia lavorare da adesso in avanti alla monoposto per il prossimo anno, potrebbe confermarsi la vettura di riferimento.
Le altre scuderie considerate tra al top, non si arrenderanno di certo: Mercedes e Red Bull vorranno riconquistare la leadership e, perché no, aprire un nuovo ciclo vincente.
La Ferrari, dal canto suo, è stata per troppo tempo inseguitrice, prima della Red Bull guidata da Vettel, poi della Mercedes di Hamilton e dunque ancora della Red Bull ma di Verstappen.
Per Maranello e il popolo della Rossa deve – categoricamente – aprirsi un nuovo ciclo vincente che manca ormai da vent’anni (escluso il guizzo di Raikkonnen nel 2007).
Ma i pesi massimi nella F1 della prossima stagione non si limiteranno ai soliti noti.
Aston Martin, grazie agli investimenti ingenti di Lawrence Stroll e all’ingresso in squadra del genio dell’ingegneria Adrian Newey, vorrà lottare seriamente per i titoli.
Sauber, che già quest’anno ha iniziato a tornare in zona punti e a conquistare un podio con Nico Hulkenberg, dal 2026 sarà Audi, con tutto il bagaglio di risorse – tecniche ed economiche – che comporta un marchio del genere.
E ancora, Alpine con la guida strategica di Flavio Briatore e il possibile ingresso di Chris Horner, una Williams bramosa di tornare ai fasti di un tempo e una Racing Point con i suoi giovani talenti pronti a sparigliare le carte.
Infine, Haas che avrà la prima rivalità casalinga con il colosso Cadillac/General Motors, undicesimo team in griglia.
Il risultato è chiaramente imprevedibile ma, un campionato dove nulla è scritto e tutto è veramente possibile è quanto di meglio possono augurarsi gli organizzatori.